La morte del ddl Zan ed il pianto delle vedove
COLPISCONO L’IPOCRISIA E GLI ATTEGGIAMENTI TEATRALI, LE DICHIARAZIONI APOCALITTICHE, I TONI DI DOLOROSO STUPORE
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Di Diego Torre
E’ appena ingloriosamente affondato il ddl Zan e tutta la politica e i media allineati al politicamente corretto elevano alte grida di dolore.
Udiamo i loro lai strazianti; vediamo le loro vesti lacerate ed i loro capelli scarmigliati. Ce n’è per tutti i gusti: mancata approvazione di una legge di civiltà, difesa dei diritti, fermato il futuro… fino a imberbi giovinetti abbandonati senza tutele di legge alle violenze degli orchi omofobi.
Eppure tutti sanno che non esiste in Italia alcuna emergenza omofobica e che il nostro paese è il più gay-friendley d’Europa.
Lo dimostrano i numeri delle segnalazioni (non denuncie!) forniti dall’OSCAD (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori), operante al dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno e quelli dell’UNAR (Ufficio nazionale contro la discriminazione della Presidenza del Consiglio).
Eppure tutti sanno che i reati di cui sarebbero vittime gli omotransex sono puniti con le norme del codice penale e le leggi penali a tutela della persona con la possibile aggravante dei motivi abietti e futili.
Infatti la persona umana, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, merita sempre ogni rispetto. Essi quindi non vengono discriminati!
Una tutela rafforzata nei loro confronti sarebbe invece gravemente discriminatoria verso le persone eterosessuali, o comunque verso coloro il cui orientamento sessuale non emerga. Sarebbero essi degni di una speciale tutela, negata invece agli obesi o ai calvi?
E sanno pure (almeno quelli che hanno avuto la bontà di leggere il ddl) che la posta in gioco era ben altra:
– fare lezioni di omotranslesbofobia nelle scuole di ogni tipo senza possibile opposizione dei genitori, privati così della libertà di educazione, con tanto di Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia il 17 maggio per scuole ed amministrazioni pubbliche;
– colpire con misure giudiziarie, carcere compreso fino a 6 anni, chi avesse opinioni opposte;
– definire in due righe la teoria gender nel quadro legislativo, affidandola allo stato soggettivo psicologico e interno (non oggettivamente percepibile da parte dei terzi), e suscettibile di mutamento a secondo delle varie declinazioni del gender; che sono più o meno infinite. Ma di che parliamo? Parliamo dell’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.”(art.1);
– far passare nella legge fondata su un’astrattezza ed una indeterminatezza preziose per un giudice voglioso di mandare in carcere i pericolosi omofobi, come i cristiani di tutte le confessioni, che osassero dissentire dalla filosofia LGBT.
Vorremmo allora dire alle vedove del ddl che al loro stupito dolore non ci crede nessuno o quasi. Il risultato era scontato se non addirittura voluto proprio dalla sinistra per motivi che qui non analizziamo, ma … di tutto quel complesso fronte, nessuno ha un pallottoliere?
Colpiscono l’ipocrisia e gli atteggiamenti teatrali, le dichiarazioni apocalittiche, i toni di doloroso stupore. Colpisce che in un paese colmo di emergenze gravi (ma che importanza volete che abbiano per i signori del palazzo?) come la crisi economica, la limitazione delle libertà, la denatalità, l’immigrazione clandestina, si perda tempo e si faccia rumore non per difendere gli omotransex dalle discriminazioni, ma per imporre una visione ideologica della natura umana, come ha appena ricordato la Congregazione per la Dottrina della Fede della Santa Sede.