I due aspetti che coesistono nel “Papa del sorriso”

I due aspetti che coesistono nel “Papa del sorriso”

PAPA LUCIANI: VERSO LA BEATIFICAZIONE

Di Daniele Trabucco

Il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei santi a promulgare il decreto riguardante il miracolo che, dietro intercessione di Papa Luciani (1912-1978), ha portato, il 23 luglio 2011, una bimba argentina a guarire da problemi neurologici molto seri.

Giovanni Paolo I sarà, dunque, proposto quale modello di fedeltà a Cristo e alla Sua sposa.

Nel “Papa del sorriso” coesistono due aspetti che hanno rappresentato una costante del suo ministero sacerdotale, episcopale, patriarcale e papale: da un lato l’amore per la tradizione, dall’altro un’attenzione pastorale alle sfide poste dalla modernità. È un binomio dialettico caratterizzante tutta la vita di don Albino. Non si puó, infatti, rispondere ai problemi legati al divenire del tempo se non si è ancorati fortemente alla Verità rivelata da Dio e di cui la Chiesa è custode. “Non siate di coloro che, abbagliati e accecati, più che illuminati, da qualche lampo, pensano che ora soltanto è nato il sole e vogliono tutto rovesciare e cambiare” scriveva da Patriarca di Venezia, il 20 settembre 1977, in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico in seminario. Giovanni Paolo I si è fatto meravigliare (aristotelicamente parlando) dalla realtà e questa meraviglia ha suscitato in lui lo stupore per l’uomo e per Dio.

Uno stupore che non si è tradotto in un mero filantropismo, ma che lo ha condotto ad essere un “totalitarista in religione” (Cfr. l’udienza sulla carità del 27 settembre 1978), ossia ad assumere un atteggiamento di completa fiducia nella creatura umana e, quindi, di abbandono a Dio senza riserve.

Ecco il “filosofare” di Albino Luciani: non concettuale, non dogmatico, non teorico, ma reale, concreto, sorridente, che ha messo al centro di ogni sua azione pastorale l’evento dello stupore di Cristo, evitando che lo stesso venisse “corretto con delle regole”, con precetti umani volti a soffocarlo, a collocarlo in una prospettiva esclusivamente intellettualistica.

In questo senso, il Papa dei 33 giorni è stato davvero un “instrumentum Ecclesiae”, un uomo che, come affermava Agostino nel De Civitate Dei, “non era così contemplativo da non pensare all’utilità del prossimo, né così attivo da non cercare la contemplazione di Dio”.
E forse, in questo, risiede il segreto del suo sorriso.

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