La “prima” Repubblica: una esperienza da recuperare?

La “prima” Repubblica: una esperienza da recuperare?

RIFLETTERE E RICOSTRUIRE LA VERA STORIA DELLA “PRIMA REPUBBLICA” ITALIANA (1948-1992) AIUTEREBBE A RIPRENDERE POLITICHE CHE GUARDANO AL FUTURO. PUR NELLE MUTATE CONDIZIONI DI OGGI, NON POCHI DEI POLITICI DEL PASSATO HANNO DATO VITA AD UNA ESPERIENZA DI PAESE SOSTANZIALMENTE POSITIVA. LA CONOSCENZA DELLA LORO STORIA SAREBBE NECESSARIA PER NON RIPETERE CERTI ERRORI…

Di Vincenzo Silvestrelli

In Italia si parla spesso di “Prima Repubblica”. In realtà di repubblica ne abbiamo avuta solo una perché la Costituzione formale non è mai cambiata in modo sostanziale, sebbene la costituzione “materiale” sia attualmente molto diversa da quella originaria per il venir meno dei partiti popolari che hanno dato vita alla Costituente del 1947 a seguito del “colpo di Stato” politico-giudiziario del 1992-93, denominato “Mani pulite”. Fu un grave errore far distruggere quella eredità e quei partiti perché quello che è arrivato dopo è stato una distruzione progressiva degli assetti sociali nel nostro Paese i cui effetti continuiamo a pagare.

Per costituzione materiale si intende il concreto funzionamento degli organi costituzionali e dei loro rapporti. È innegabile, ad esempio, che oggi il ruolo della Presidenza della Repubblica è molto diverso da quello pensato da “padri costituenti”. Negli ultimi tre decenni i capi dello Stato sono spesso pesantemente intervenuti nella formazione dei Governi senza che ci fosse il contrappeso della elezione diretta dell’organo, come sarebbe auspicabile in una repubblica presidenziale.

Storicamente la “prima Repubblica” fu un esempio di politica fondata sul tentativo, spesso riuscito, di servire il bene comune. La classe politica di quel periodo riuscì nel suo insieme, con la guida primaria della Democrazia cristiana, a portare un Paese sconfitto a risultati di indubbio rilievo.

I risultati economici e politici di allora spinsero gli “alleati” a promuovere guerre indirette per indebolire economicamente e politicamente l’Italia. L’omicidio di Enrico Mattei e di Aldo Moro furono commissionati dall’estero come ormai appare sempre più evidente e ci ha spiegato, fra gli altri, uno dei grandi protagonisti di quel periodo come Ettore Bernabei (1921-2016).

Possiamo però ripartire da quella esperienza per costruire una politica che sia al servizio del bene comune e orientata dai principi, il primo dei quali è la solidarietà verso i propri concittadini.

Costruire una scuola che formi persone libere, favorire le famiglie, aiutare la comprensione della bellezza, difendere la patria sono tutti elementi necessari per costruire una nazione attenta ai propri cittadini e capace di relazionarsi con dignità e forza anche con le altre comunità.

Politici come De Gasperi, Gedda, Fanfani, Vanoni, Andreotti, Scelba, Almirante, Berlinguer e Craxi solo per citarne alcuni, meritano di essere studiati per capire quali furono le loro motivazioni e per conoscere come riuscirono a governare un sistema complesso e diviso verso la realizzazione di fini comuni e complessivamente positivi. Dobbiamo ricordare ad esempio il ruolo che ebbero le partecipazioni statali nello sviluppo del paese.

Oggi la chiusura di Alitalia, la distruzione di aziende come Telecom, la pessima riorganizzazione del settore bancario, ormai in mano a stranieri e non più attento alla economia reale, dimostrano che quanto avvenuto dopo il 1992-93 non ha giovato all’Italia.

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