Cosa accade quando l’omofobia diventa legge: il “caso Finlandia”
L’ESPERIENZA DEI PAESI EUROPEI CHE HANNO LEGISLAZIONI SIMILI A QUELLA CHE SI VORREBBE INTRODURRE IN ITALIA CON IL DDL ZAN NON SONO AFFATTO RASSICURANTI, COME CONFERMANO DUE RECENTI CLAMOROSI CASI DI CRONACA GIUDIZIARIA ACCADUTI IN FINLANDIA. E, SI BADI, I PROBLEMI NON SONO SOLO PER I CATTOLICI!
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Di Giuseppe Brienza
Come qualcuno ricorderà, prima dell’estate, l’arcivescovo Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati mons. Paul Gallagher, ha clamorosamente consegnato all’ambasciata italiana presso la Santa Sede un documento di critica al DDL Zan, in previsione della sua discussione in Commissione giustizia del Senato (circostanza che si è poi realizzata nel mese di luglio).
La Nota diplomatica, datata 17 giugno 2021, ha un valore ufficiale rilevante sia per il suo contenuto sia perché porta la firma del “ministro degli esteri” dello Stato della Chiesa, il quale esprime preoccupazioni circa la regolare prosecuzione dei rapporti concordatari della Santa Sede con la Repubblica Italiana a seguito dell’eventuale approvazione delle sedicenti Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità.
Il disegno di legge Zan (così chiamato per il nome del relatore alla Camera, on. Alessandro Zan, noto esponente del mondo Lgbt fatto eleggere in Parlamento dal Partito democratico) è stato approvato dalla Camera il 4 novembre 2020 e, attualmente è, ancora in attesa dell’esame definitivo da parte del Senato. Nel documento scritto da Mons. Gallagher e consegnato tramite l’Ambasciata al Governo italiano sono sollevate le preoccupazioni della Santa Sede in merito alle sicure violazioni del Concordato con l’Italia che, se entrasse in vigore, recherebbe il disegno di legge Zan. Quello del capo della diplomazia vaticana, bollato come un’ingerenza della Chiesa negli affari dello Stato italiana è in realtà un atto del tutto legittimo sebbene totalmente inedito. Non era mai successo che la Chiesa Cattolica avesse ad evidenziare un possibile pregiudizio ai rapporti con uno Stato democratico tramite un documento ufficiale adottato dal vertice della Santa Sede.
Sappiamo che il rischio maggiore della proposta di legge Zan è rappresentato dall’introduzione di eccessive restrizioni alla libertà di manifestazione del pensiero e, quindi, alla missione anche educativa della Chiesa.
L’esperienza di questi giorni ci conferma che i pericoli sollevati dalla Nota di Mons. Gallagher sono tutt’altro che remoti e, oltretutto, rischiano di conculcare la libertà sia dei non cattolici sia di quei “laici” che hanno opinioni in contrasto con il Politicamente corretto.
Due episodi recentemente accaduti in Finlandia possono essere esemplificativi al riguardo. In questo Paese scandinavo, infatti, vige da tempo una normativa simile a quella contenuta nella proposta di legge Zan. Il Codice penale finlandese, nella sezione Ethnic agitation (traducibile con Incitamento all’odio di un gruppo etnico), punisce fino a due anni di reclusione chi diffonde un’opinione che minaccia, diffama o insulta un certo gruppo (testualmente) «per ragioni di razza, colore della pelle, status alla nascita, origine nazionale o etnica, religione o credenza, orientamento sessuale o disabilità». Facendo leva su tale generica disposizione è stata incriminata negli scorsi mesi una parlamentare, Päivi Räsänen, dal 2011 al 2015 ministro dell’Interno e presidente dei Democratici Cristiani Finlandesi, un partito tutt’altro che estremista! Medico e moglie di un pastore protestante, la d.ssa Räsänen è stata inquisita per aver pubblicato le note citazioni dell’Apostolo San Paolo contro i sodomiti (Lettera ai Romani 1,26-32; 1 Corinzi 6,9-10 e 1 Timoteo 1,9). Questa cittadina e madre di cinque figli potrebbe essere quindi condannata a breve a due anni di prigione! La prima udienza gli è stata fissata dal tribunale di Helsinki il 24 gennaio 2022, staremo a vedere. C’è da rilevare inoltre come anche il caso in questione dimostri che quella per la libertà di espressione è una battaglia da condurre ecumenicamente nel vero senso del termine!
Ma aggiungiamo che le manipolazioni ideologiche e mediatiche con sfogo giudiziario, una volta innescate non hanno poi fondo… Basti pensare ad un altro fatto recente di cronaca che, sempre in Finlandia, ha visto un “laico” cadere vittima della medesima disposizione penale sulla c.d. Ethnic agitation. Il tribunale distrettuale di Oulu ha infatti comminato lunedì scorso un’ammenda di 4.400 euro al parlamentare Sebastian Tynkkynen per aver incitato all’odio di un gruppo etnico in alcuni testi pubblicati sui social nel 2017.
I procuratori hanno spiegato alla corte che gli scritti del giovane leader della destra finlandese diffamavano gli immigrati ed i richiedenti asilo, accuse che il deputato del partito dei Veri Finlandesi (Finnis Party o Perus S) ha negato.
Tynkkynen, che ha già collezionato due precedenti condanne per incitamento contro un gruppo etnico risalenti al 2017 e al 2019, si è difeso sostenendo che i testi pubblicati non erano altro che denunce e informazioni inviategli da cittadini preoccupati per l’immigrazione e che, oltretutto, i post incriminati erano parte della sua campagna elettorale.
Il leader dei Veri Finlandesi Riikka Purra ha difeso il giovane parlamentare confermando che quest’ultima condanna non influirà sulla posizione di Tynkkynen nel partito, nel quale è uno dei tre vicesegretari nazionali.
Tynkkynen ha già annunciato, tramite un video pubblicato su YouTube poco dopo il verdetto, che intende avanzare appello alla sentenza del tribunale di Oulu. Com’è evidente, però, il valore intimidatorio e liberticida di tali tipi di normative è ormai un dato di fatto.