San Michele Arcangelo: una devozione da ritrovare

San Michele Arcangelo: una devozione da ritrovare

NEL GIORNO IN CUI SI FA MEMORIA DEI SS. ARCANGELI PROPONIAMO IL RECUPERO DELL’ANTICA E NOBILE DEVOZIONE A S. MICHELE ARCANGELO PERCHÉ QUESTI TEMPI BUI VENGANO ABBREVIATI IL PIÙ POSSIBILE

Di Gianmaria Spagnoletti

 

Oggi, 29 settembre, è memoria dei SS. Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.

Benché gli Arcangeli siano sette per la tradizione ebraica, il cattolicesimo ne riconosce tre: “Gabriele” significa ”potenza di Dio” e nel Vangelo il suo ruolo è l’annuncio della nascita di Giovanni Battista e di Gesù; “Raffaele” tutela la salute (il suo nome significa “Medicina di Dio”) ma anche l’amore sponsale, e infatti è l’Arcangelo che accompagna il giovane Tobia nel suo viaggio verso il matrimonio con Sara. Ma quello a cui vorrei dare una maggiore preminenza in questo articolo è l’Arcangelo Michele (“Mikhael”: “chi come Dio?”) colui che viene raffigurato con la spada sguainata, mentre schiaccia il demonio sotto i piedi. Infatti, Michele ha la prerogativa di essere il comandante delle milizie celesti che, ricacciando Lucifero nel profondo degli Inferi, tiene lontano il Male. 

Già l’Imperatore Costantino gli dedicò un santuario a Costantinopoli, ma fu molto amato anche dai Longobardi, che erano prevalentemente guerrieri e ne incentivarono moltissimo il culto, tanto che le chiese a lui dedicate abbondano tuttora nei territori che erano sotto il dominio di questo popolo. 

Il Medioevo vide molte apparizioni dell’Arcangelo Michele, prima fra tutte quella in cui fu visto da papa Gregorio Magno sulla sommità della Mole Adriana nell’atto di rinfoderare la spada al termine di una pestilenza (da qui prese il nome di Castel Sant’Angelo). Ma non solo: molti dei più grandi santuari europei sono dedicati a San Michele, e la tradizione vuole che alcuni di essi siano stati fondati in seguito all’indicazione dello stesso Arcangelo apparso sul luogo a qualche Santo, Vescovo o semplice fedele. Ma il fatto veramente straordinario che li lega è che congiungendo i punti dove si trova ciascuno di essi si ottiene una linea retta che va dal nord Europa fino all’attuale Israele.

La linea inizia dal monastero di Skellig Michael in Irlanda, passa poi da St. Michael’s Mount in Cornovaglia (Inghilterra), Mont Saint Michel in Francia e dalla Sacra di San Michele in Valle Susa, proseguendo poi per la Puglia, dove si trova Monte S. Angelo. Poi raggiunge il Monastero di S. Michele Arcangelo di Panormitis sull’isola di Symi in Grecia e arriva fino alla tappa finale, il Monastero di San Michele sul Monte Carmelo (detto anche “Stella Maris”) a Haifa. In totale, la linea è lunga più di 6000 chilometri.

Senza approfondire in questa sede le interpretazioni sui significati della “Linea di san Michele”, frutto di ragioni e di conoscenze che noi “moderni” abbiamo ormai perduto, è evidente che la devozione non era limitata all’Italia, anzi, era estremamente sentita in tutto il mondo conosciuto ai tempi dei costruttori di cattedrali: segno di una fede “battagliera”, non solo a parole e non solo in campo spirituale, visto lo scontro con gli islamici arabi e turchi perdurato anche molto dopo la fine del Medioevo. 

(Papa Leone XIII, al secolo Vincenzo Gioacchino Pecci)

Oltretutto, vi è un altro aspetto molto più attuale e attinente ai tempi moderni: quello della preghiera a S. Michele Arcangelo composta da Leone XIII. Il contesto della nascita di questa preghiera è piuttosto noto: si racconta che, al termine della Messa, il Pontefice abbia avuto una visione di diavoli che assalivano la cupola di S. Pietro, mentre due voci – una cupa e cavernosa, l’altra più celestiale e aggraziata, “contrattavano” un periodo di cento anni dove il Male avrebbe avuto mano più libera sulla Terra. Sconvolto da questa esperienza soprannaturale, Leone XIII dettò la preghiera all’Arcangelo guerriero, ordinando che fosse distribuita ovunque e recitata al termine di ogni S. Messa non cantata:

“Sancte Míchæl Archángele, defénde nos in prælio, contra nequítiam et insídias diáboli esto præsídium. Imperet illi Deus, súpplices deprecámur: tuque, Prínceps militiæ cœléstis, Sátanam aliósque spíritus malígnos, qui ad perditiónem animárum pervagántur in mundo, divina virtúte, in inférnum detrúde. Amen.”

(“San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti su di lui il suo dominio, preghiamo supplichevoli: e tu, o Principe della milizia celeste, col divino potere ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per perdere le anime. Amen.”)

Oltretutto, lo stesso Papa scrisse di suo pugno uno speciale esorcismo incluso nel Rituale Romano, di cui raccomandava spesso la recita.

L’uso andò avanti fino al 1964, quando la preghiera a San Michele e le altre “preci leonine” da recitare dopo la messa furono tolte con l’istruzione Inter Oecumenici. L’impressione è che non solo si sia fatto un torto a una devozione molto bella, antica e di valore, ma anche che il mondo abbia subito un netto peggioramento da quando fu abolita. La “modesta proposta” di questo articolo è di tornare a incoraggiare il culto pubblico di S. Michele reintroducendo la preghiera di Leone XIII alla fine della Messa. Benché tali iniziative siano normalmente competenza della Congregazione per il Culto Divino, è consentito ai sacerdoti di recitarla di propria iniziativa, come fanno già, ad esempio, i Padri della Famiglia religiosa del Verbo Incarnato, a cui la Diocesi di Torino ha affidato due parrocchie del capoluogo piemontese. O, per citare un personaggio più noto, S.E. il Card. Angelo Comastri recita spesso l’invocazione a S. Michele nel suo rosario televisivo, alternandola con la preghiera “Sotto la tua protezione”, facendo seguito a quanto detto da papa Francesco che nel 2018 esortò i fedeli a recitare queste due orazioni per la protezione della Chiesa unendole al Rosario nel mese mariano di ottobre.

Di certo sarebbe un’ottima cosa riportare in vigore in modo “ufficiale” quell’antica preghiera, messa da parte ingiustamente forse perché ritenuta “d’altri tempi”, che però oggi sembra così adatta a chiedere l’aiuto divino in questo periodo così buio e instabile. D’altra parte, la fede ci insegna che quando falliscono gli strumenti umani è necessario ricorrere a quelli soprannaturali. Giustissimo, allora, imparare dagli uomini medievali e da Leone XIII a restituire all’Arcangelo Michele il posto di tutto rispetto che merita. 

Fonti:
https://leviedelmistero.wordpress.com/2020/09/26/la-misteriosa-linea-sacra-di-san-michele/

https://gloria.tv/post/gRsJAdiMyLSo43DUVLA8A4WM9 

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