Nel tempo del lasciapassare digitale ogni giorno si alza l’asticella…

Nel tempo del lasciapassare digitale ogni giorno si alza l’asticella…

ESTRATTO DI UNA LETTERA APERTA A MONSIGNOR MARIO ENRICO DELPINI, 145º ARCIVESCOVO METROPOLITA DI MILANO

Di Andrea Cuccu

 

Eccellenza Reverendissima,

[…]

da insegnante di Religione Cattolica dimissionato (non dimissionario), da educatore che ha rifiutato il lasciapassare, avverto di non essere ancora in pace con me stesso e talora col prossimo. Da persona contraria al distanziamento e alla coercizione terapeutica, sento di fluttuare tra la discriminazione e l’esclusione sociale. Talvolta mi pento dell’irascibilità che porto in petto; talaltra, invece, mi compiaccio di avere ancora sangue nelle vene, di resistere all’ipnosi collettiva.

Nell’era del pensiero unico, nell’apoteosi del credo securitario, dei cambiamenti sociali “inevitabili e necessari”, nel tempo della criminalizzazione del dissenso, io mi dichiaro antagonista. “Negazionista” e “no vax” sono epiteti che non mi appartengono e che perciò lascio ad altri.

Difatti, contrariamente a ciò che insinua la narrazione dominante, non posseggo la vacua pretesa di confutare canoni virologici o studi sui principi attivi dei farmaci. Io temo la sopravvivenza dell’uomo e la cancellazione dell’umano, Eccellenza. Io temo il secolo in cui il falso bene comune diviene tentativo di cancellazione del mistero profondo della persona. E contro tale aberrazione mi batterò fin che campo.

La cosiddetta società aperta si è dissolta rapidamente. Quella che fu la società signorile di massa, a differenza di quanto auspicato da Giovanni Paolo II, ha paura. La gente sembra sempre più angosciata e prona alle segregazioni.

Il sacrificio della sfera privata e la rinuncia alla partecipazione democratica in nome del diritto/dovere alla “salute” rappresentano la sublimazione di alcuni disvalori che la maggioranza degli italiani ha recepito di buon grado. Terapia analgesica, comodità e quieto vivere: cosa desiderare di più? Stando alla mentalità diffusa, chi è contro la nuova normalità fa parte della schiera degli analfabeti, dei trogloditi, degli ebeti.

[…]

Mi domando: non ha ancora stancato l’argomento unico? Perché siamo più attenti alla sanificazione che alla santificazione? Perché il green pass per il seminario, per le celebrazioni? Siamo giunti all’homo homini virus? Forse sì. Abbiamo fatto in fretta.

La nenia del distanziamento e dell’inevitabilità della somministrazione di pozioni miracolose (in scadenza) da offrire ai sani è diventato il nostro mantra. Ci possiamo però distrarre con un po’ di ambientalismo, geopolitica e buoni sentimenti. Ma dov’è la meraviglia? Dove lo stupore? Dove la gioia del Cristo che vince la morte?

A dispetto delle pretese dei fautori della quarta rivoluzione industriale, il cattolico sa che la vita è rischio. La cultura è rischio; l’arte è rischio; l’educazione è rischio; l’amore è rischio! E io vorrei poter rischiare senza sentirmi un fuorilegge (senza reati). Nell’era delle pandemie, il simulacro della sicurezza impone al popolo il principio an-estetico per il quale il miraggio della cancellazione del dolore si rivela come la marginalizzazione della bellezza, la cancellazione della soggettività, la dimenticanza del divino.

Nell’epoca dei lockdown, la vita viene messa in pausa. Mi dica Lei: quale autorità può permettersi di congelare il mondo intero? Nel tempo del lasciapassare digitale, ogni giorno si alza l’asticella: ormai, si paga con il corpo una libertà sottomessa (non certo a Dio).

Mi creda: sono divorato dalla nostalgia. Sogno il mondo di prima. E ciò accade non perché la realtà pre-sindemica fosse idilliaca. Tutt’altro. Non sono così ingenuo. Sono semplicemente stanco della sterilità di questi giorni: non generiamo nulla, ma andiamo dicendo che tutto è disinfettato.

Le confesso che mi fa male constatare come l’ovvio sia in bilico anche nella nostra Chiesa e le contraddizioni intrinseche dell’orrenda propaganda di questi mesi non abbiano ancora portato i pastori a gridare dai tetti. Siamo malati asintomatici. Nell’anima. Dobbiamo riaffermare con forza ciò che per troppo tempo abbiamo dato per scontato.

Io, da peccatore, rischio di soccombere per stanchezza e miopia spirituale. Mi occorrono le virtù che ho colpevolmente trascurato e l’abbandono filiale al Dio della prossimità. Domando perciò a Lei, che guarda dall’alto la Diocesi, la carità di difenderci da regolamenti ostili, discriminatori e scientificamente insensati.

La ringrazio sin d’ora di ciò che farà per il bene di tutti noi. Nostro Signore Le conceda la vitalità dei santi che hanno cambiato la Storia!

 

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