Perché Maria è addolorata e piange?

Perché Maria è addolorata e piange?

MARIA NON SUBISCE GLI EVENTI, NON HA DUBBI DI FEDE

Di Diego Torre

 

Il titolo di Mater dolorosa è generalmente riferito alla Madonna ai piedi della croce nel momento della passione di Gesù (Gv 19, 25). Maria non subisce gli eventi, non ha dubbi di fede; non si chiede se sia stata ingannata da Dio, ma offre liberamente il proprio Figlio e se stessa in sacrificio al Padre Celeste. Dice il CCC in proposito: “La sua fede non ha mai vacillato, Maria non ha cessato di credere ‘nell’adempimento’ della parola di Dio. Ecco perché la Chiesa venera in Maria la più pura realizzazione della fede”. Gli fa eco S. Giovanni Paolo II –  “Tale benedizione raggiunge la pienezza del suo significato, quando Maria sta sotto la Croce di suo Figlio (Gv 19,25). Il Concilio afferma che ciò avvenne «non senza un disegno divino»: «Soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata», in questo modo Maria «serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla Croce» (Lumen Gentium 58)”. (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 18-19)

Ma la condizione di Maria va aldilà di quel momento storico. Negli stessi misteri gaudiosi  possiamo notare un velo di dolore, che li attraversa e li unisce, e che trova la sua espressione maggiore in Lc 2,33-35: “Il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui. E Simeone li benedisse, dicendo a Maria, madre di lui: «Ecco, egli è posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele, come segno di contraddizione e a te stessa una spada trafiggerà l’anima, affinché i pensieri di molti cuori siano svelati”.

La devozione alla Madonna Addolorata nasce dal sensus fidei fidelium nella contemplazione di Maria Vergine sul Calvario. Essa  prese maggiore consistenza a partire dal XI secolo e anticipò la successiva celebrazione liturgica. Testimonianza ne è il popolarissimo Stabat Mater, attribuito a Jacopone da Todi, il quale compose in lingua volgare anche le famose “Laudi”; da questa devozione ebbe origine la festa dei “Sette Dolori di Maria Santissima”. Nella Firenze opulenta del 1233, nasce l’Ordine dei “Servi di Maria”, fondato dai Ss. Sette Fondatori , sette laici (del Bonfiglio si può ammirare una grande statua nella basilica vaticana) che abbandonano famiglia, attività e professione. Papa Innocenzo XII il 9.8.1692 autorizzò la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine per la terza domenica di settembre. Il 18.8.1714 la Sacra Congregazione dei Riti approvò una celebrazione dei Sette Dolori di Maria per il venerdì precedente la domenica delle Palme. Pio VII, il 18.9.1814 estese la festa liturgica della terza domenica di settembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel calendario romano. San Pio X (1904-1914), fissò la data definitiva del 15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Croce del 14, con memoria non più dei “Sette Dolori”, ma della “Beata Vergine Maria Addolorata”.

L’evidenza di quel dolore continua nelle manifestazioni riconosciute dalla Chiesa. Pensiamo alle lacrime di La Salette (1846); al sangue sgorgato dalla statua della Madonna ad Akita (1973) ed a Civitavecchia (1995). La Madonna lacrimò a Siracusa nel 1953 e così commento il fatto Pio XII (17.10.1954): “Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice e non soffre nè dolore nè mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile, che anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figliolo. Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio di quelle lacrime? Oh, le lacrime di Maria! Erano sul Golgota lacrime di compatimento per il suo Gesù e di tristezza per i peccati del mondo. Piange Ella ancora per le rinnovate piaghe prodotte nel Corpo mistico di Gesù? O piange per tanti figli, nei quali l’errore e la colpa hanno spento la vita della grazia, e che gravemente offendono la maestà divina? O sono lacrime di attesa per il ritardato ritorno di altri suoi figli, un dì fedeli, ed ora trascinati da falsi miraggi fra le schiere dei nemici di Dio?”

A Fatima (1917) la tristezza è crescente, come emerge dalle memorie di suor Lucia. La crisi dell’umanità vive infatti un crescendo inquietante come il mutato atteggiamento della Madonna nel corso delle 6 apparizioni. Inizialmente il suo volto , scrive suor Lucia, non era “né triste né allegro, ma serio”, con un’aria di dolce rimprovero. Diventa triste a partire dalla terza apparizione, quella dei segreti.  E nell’ultima la Madonna dice: “Bisogna che [gli uomini] si emendino, che chiedano perdono dei loro peccati”. E, assumendo un aspetto ancora più triste: “Non offendano più Dio nostro Signore che è già molto offeso”. Lucia inoltre ricorda che «Davanti alla palma della mano destra della Vergine si trovava un cuore circondato di spine che vi sembravano conficcate. Comprendemmo che quello era il Cuore Immacolato di Maria, oltraggiato dai peccati dell’umanità, che chiedeva riparazione.»

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