San Pio X e i cattolici in politica
IL RUOLO DEL PAPA TREVIGIANO IN MERITO ALLA QUESTIONE DEI CATTOLICI IMPEGNATI NELLA VITA POLITICA ITALIANA
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Di Daniele Trabucco
Nella giornata di ieri, sabato 21 agosto, la Chiesa ha celebrato la memoria liturgica del grande Papa Pio X, Sommo Pontefice della Chiesa universale dal 1903 al 1914. In questo scritto si intende sviluppare brevemente il ruolo del Papa trevigiano in merito alla questione dei cattolici impegnati nella vita politica italiana. Pur mantenendo il principio di non partecipare attivamente nell’agone politico, principio ripreso e reso piú rigido dall’allora Sant’Uffizio, nel luglio del 1886 durante il pontificato di Papa Leone XIII, espresso nella nota formula del “non expedit prohibitionem importat”, ossia “la non convenienza implica il divieto”, Papa Sarto diede ordine alla Penitenzieria di toglierlo in certi casi lasciati al discernimento dei Vescovi con l’assenso della Santa Sede. Cosí, nel 1909, ventidue cattolici furono eletti in settandue collegi elettorali. Secondo quanto riportato dal cardinale Merry del Val (1865-1930), l’atteggiamento di Pio X era improntato alla benevolenza ed alla prudenza, permettendo ai cattolici di candidarsi al fine di evitare l’elezione di deputati (il Senato del Regno era, per Statuto Albertino, di nomina regia) anticlericali e massoni senza che questo implicasse una rappresentanza politica della Chiesa o la formazione di un partito cattolico. Da qui la nota formula: “cattolici deputati, ma non deputati cattolici”. Da Padre universale e profetico, Papa Sarto era perfettamente conscio della missione della Ecclesia Christi il cui fine non era quello di fare politica, ma di camminare sempre per la strada dritta, la sola che porta a Cristo: Via, Veritá e Vita.