Ecco come il nuovo emirato islamico ha già vinto sull’Occidente benpensante
QUELLE PROFETICHE PAROLE DEL CARD. BIFFI
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Di Umberto Spiniello
Pochi l’avrebbero pronosticato, ma dopo 20 anni di silenzio e moderazione (apparente), i talebani hanno instaurato con la forza un emirato islamico in Afganistan. L’Occidente ben pensante è indubbiamente spiazzato da questo avvenimento e fatica a leggere le cause e gli effetti di questo epocale avvenimento.
All’indomani della presa di Kabul, il presidente USA Biden ha arrancato in una confusa conferenza stampa: ha innanzitutto incolpato Donald Trump per aver firmato con i talebani un accordo nel febbraio 2020, affermando di avere le mani legate. Peccato che quell’accordo prevedeva precise condizioni che i talebani non hanno mai rispettato. Al contrario è stato proprio Biden ad annunciare il ritiro senza condizioni e ad avallare la violazione degli accordi internazionali pur di porre fine alla complicata ricostruzione di un paese martoriato dall’estremismo islamico.
Grottesca anche l’affermazione del presidente, secondo cui «dobbiamo dirci la dura verità: se fossimo rimasti altri cinque anni, non sarebbe cambiato niente». Probabile che le donne di Kabul siano sobbalzate dalla sedia a queste parole,dato che i talebani stavano già cominciato a bussare alle loro porte per imporre il burqa e per renderle di nuovo schiave come 20 anni fa.
Per questo era fondamentale che in Afghanistan, si avviasse un processo di transizione con l’aiuto di forze internazionali (anche militari) che puntassero a ristabilire la sicurezza, la pace e un sistema di governo democratico. Ora gli analisti prevedono che in breve Al Qaeda tornerà a rifiorire nel paese, dal quale non se n’è mai davvero andata.
Non solo, è molto probabile che la rapida vittoria talebana, insieme alle immagini della rocambolesca fuga americana, verrà utilizzata come potente propaganda per suscitare nuove “vocazioni” jihadiste in tutto il mondo. Le cellule di jihadisti sparsi per il mondo, Imam che guidano moschee fuori controllo avranno la strada spianata per radicalizzare e convertire al fine di reclutare nuovi combattenti, magari residenti in Occidente.
Non dimentichiamo che l’escalation di attentati di matrice islamista che colpì l’occidente dopo l’11 settembre, furono mesi in opera in molti casi da jihadisti residenti nelle capitali europee. I talebani hanno atteso pazientemente il loro momento, fingendo cooperazione e moderazione per poi fare “scacco” ed instaurare nuovamente un regime islamico. Occorre ricordare a chi in occidente ha un idea sfalsata della sharia, che l’emirato islamico in Afganisthan non è solo un problema per le donne, ma anche (e sopratutto) per i cristiani che in queste ore temono per la loro vita. La riconquista in Afganisthan riaccende in molti gruppi radicalizzati le concrete speranze per l’affermazione islamica in Occidente.
Giova ricordare le profetiche parole del card. Biffi al Seminario della Fondazione Migrantes, 30 settembre 2000 (ben prima del famoso attacco):
«è evidente che il caso dei musulmani vada trattato a parte li islamici – nella stragrande maggioranza vengono da noi in occidente risoluti a restare estranei alla nostra “umanità”, individuale e associata, in ciò che ha di più essenziale, di più prezioso, di più “laicamente” irrinunciabile: più o meno dichiaratamente, essi vengono a noi ben decisi a rimanere sostanzialmente “diversi”, in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro.
Hanno un diritto di famiglia incompatibile col nostro, una concezione della donna lontanissima dalla nostra (fino a praticare la poligamia). Soprattutto hanno una visione rigorosamente integralista della vita pubblica, sicché la perfetta immedesimazione tra religione e politica fa parte della loro fede indubitabile e irrinunciabile, anche se aspettano prudentemente a farla valere di diventare preponderanti. Non sono dunque gli uomini di Chiesa, ma gli stati occidentali moderni a dover far bene i loro conti a questo riguardo.»
tutti si preoccupano per le donne. ma pochi sanno i pericoli che corrono i bambini. e non per colpa dell’islam ma di “usanze” di altra origine