Donne che hanno parlato con Dio
SAVERIO GAETA: “NELLA STORIA DEL CRISTIANESIMO, LE MISTICHE HANNO SEMPRE RAPPRESENTATO UNA ‘PIETRA D’INCIAMPO'”
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Di Angelica La Rosa
In un’epoca, come è la nostra, che si dichiara sempre più attenta al tema femminile nella storia sociale e anche ecclesiale, le figure di donne “che hanno parlato con Dio” si propongono come un mondo da riscoprire con assoluta urgenza, perché non resti in secondo piano quello che è invece centrale nella vicenda umana: l’irruzione, spesso sconcertante, del soprannaturale nelle vicende del quotidiano.
Consapevole che «le illuminazioni e le profezie delle veggenti suscitano talvolta veri e propri rifiuti, più spesso risultano scomode e non ottengono ascolto», come egli stesso dichiara nell’introduzione, Saverio Gaeta passa in rassegna in “Dieci volti del mistero. Donne che parlarono con Dio” (Edizioni San Paolo 2021, pp. 320, euro 18) dieci figure femminili, rappresentative dell’intero secondo millennio cristiano (da Ildegarda di Bingen a Maria d’Agreda; da Brigida di Svezia ad Anna Katharina Emmerick; da Maria Valtorta a Faustina Kowalska…) fornendo una descrizione “al femminile” dell’esperienza dell’incontro con Dio e delle ricadute che esso ha sulla storia umana.
Le “mistiche”, infatti, non sono figure disincarnate, tutt’altro: le loro vicende impattano sulla storia del loro tempo e dei Paesi in cui vivono, fino a trasformarli, aprendo nuove strade.
Le testimonianze delle donne che parlano con Dio «propongono un richiamo alla responsabilità di ciascuno nei riguardi del mondo intero, per quel misterioso legame che esiste fra tutti gli uomini, sia nel bene sia nel male».
“Nella storia del cristianesimo, le mistiche hanno sempre rappresentato una ‘pietra d’inciampo’. L’irruzione del soprannaturale nelle vicende del quotidiano è faticosa da comprendere e da accettare, soprattutto per chi ha compiti di responsabilità gerarchica, a cominciare dai vescovi dei luoghi dove vivono tali persone o dove si verificano questi avvenimenti. Le illuminazioni e le profezie delle veggenti suscitano talvolta veri e propri rifiuti, più spesso risultano scomode e non ottengono ascolto. Soltanto in rari casi vengono accolte per quel che sono: la manifestazione della presenza amorevole di Dio padre e creatore, che, in particolare mediante la Vergine, intende rivolgersi singolarmente a ogni donna e uomo, per invitarli alla conversione e a incamminarsi sulla strada della santità che conduce alla vita eterna. Vale perciò la pena indagare a fondo sulla possibilità che si tratti di qualcosa di credibile. E se a qualcuno queste parole possono sembrare ‘inattuali’ (magari per lo stile di espressione, non certamente per il contenuto), basti ricordare che diverse protagoniste di questo volume sono già state riconosciute beate o addirittura sante, mentre per altre è stato comunque avviato il relativo processo canonico”, scrive nell’introduzione Saverio Gaeta.
“Dalle storie personali delle dieci mistiche, presentate in ordine cronologico, rappresentative di fatto di tutto il secondo millennio cristiano, e dai loro testi ispirati emerge una ricchezza spirituale da valorizzare ancor più in tempi impegnativi come quelli che stiamo vivendo. Le loro testimonianze propongono un richiamo alla responsabilità di ciascuno nei riguardi del mondo intero, per quel misterioso legame che esiste fra tutti gli uomini, sia nel bene sia nel male, come affermò suor Lucia di Fatima in una conversazione privata: «Per il peccato di un singolo individuo paga la persona che ne è responsabile, ma per il peccato di una nazione paga tutto il popolo». Di fatto, nel piano divino, giustizia e misericordia sono le due facce della medesima medaglia. Perciò non bisogna scandalizzarsi per i cosiddetti ‘preannunci di sventura’ legati a taluni segreti nelle apparizioni mariane. Come insegna la teologia, si tratta sempre di profezie ‘condizionate’, cioè il cui effettivo verificarsi e la cui entità dipendono sostanzialmente dall’atteggiamento di preghiera e di conversione dei fedeli. Non sono premonizioni tese a incutere paura nel futuro, ma suggerimenti per evitare l’innesco di situazioni che potrebbero condurre all’irreparabile”.
Che tutto sia inserito in un complessivo piano divino lo affermava dogmaticamente già il Concilio Vaticano I: «Dio ha voluto che agli aiuti interiori dello Spirito Santo si unissero gli argomenti esterni della sua Rivelazione, cioè gli interventi divini, come sono principalmente i miracoli e le profezie che dimostrano luminosamente l’onnipotenza e la scienza infinita di Dio, e sono segni certissimi della divina Rivelazione e adatti all’intelligenza di tutti» (Dei Filius, 3). E lo conferma anche il Catechismo della Chiesa cattolica: «Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate “private”, alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di “migliorare” o di “completare” la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa» (n. 67).
“Dunque, l’atteggiamento corretto per l’incontro con queste mistiche è quello dell’apertura della mente e del cuore, consapevoli che il frutto che può scaturirne è la percezione di un dono prezioso da scoprire e tramandare, come auspicò la Madonna alla beata Elena Aiello: «Questi avvisi non devono rimanere sepolti, ma si devono conservare gelosamente, affinché la nuova generazione sappia che gli uomini e i popoli sono stati avvisati in tempo, per ritornare a Dio e per far penitenza»”, conclude la sua introduzione Gaeta.