“Quando padre Wodka mi ha chiamato per comunicarmi la bolla papale non ci credevo”

“Quando padre Wodka mi ha chiamato per comunicarmi la bolla papale non ci credevo”

IL PROF. URICCHIO NUOVO CONSIGLIERE DI AVEPRO, L’AGENZIA VATICANA ISTITUITA DA PAPA BENEDETTO XVI PER CONTROLLARE LA QUALITÀ DELLE UNIVERSITÀ PONTIFICIE

Di Bruno Volpe

Importante e prestigioso incarico per il professor Antonio Felice Uricchio, che è stato Rettore della Facoltà Aldo Moro di Bari dal 2013 al 2019, ed oggi è Presidente dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario della Ricerca. Papa Francesco, con bolla personale, lo ha nominato consigliere di Avepro, l’agenzia vaticana omologa a quella italiana presieduta oggi da Uricchio. Avepro, istituita da Papa Benedetto XVI, è l’ agenzia della Santa Sede che controlla la qualità delle Università Pontificie.

Attualmente l’Avepro è diretta e presieduta in Vaticano dal validissimo padre polacco Andrzej Wodka (nella foto) che materialmente ha conferito ad Uricchio la nomina papale. Ecco il prof. Antonio Uricchio.

Che cosa rappresenta per lei questo incarico?

“E’ una grande responsabilità, che cercherò di espletare nel migliore dei modi. Quando il Presidente padre Wodka mi ha chiamato per comunicarmi la bolla papale non ci credevo. Naturalmente svolgendo un compito simile per gli atenei italiani, mi ritengo agevolato, però lavorare per le università vaticane cambia un poco la sostanza delle cose. Il Presidente Wodka mi ha fatto ottima impressione, un uomo colto e ricco di spiritualità”.

Se lo aspettava?

“In tutta sincerità no. Però ritengo che questa nomina sia frutto di valutazione adeguata da parte del Papa. Poco alla volta assieme agli altri e sotto la sapiente direzione di padre Wodka darò il meglio”.

E’ un lavoro che richiede comunque conoscenza di elementi di teologia..

“Sicuro, gli atenei pontifici hanno corsi di materie teologiche e dunque dovrò entrare almeno in parte, in una logica nuova. La cosa è impegnativa, però non mi spaventa”.

Lei è credente…

“Sono credente da anni, un lungo percorso di maturazione nella fede che aiuta. Conto su un impegno religioso antico e presenza nella pastorale universitaria. Del resto per statuto, cioè come requisito, non è possibile lavorare per l’Avepro Vaticana senza essere credenti. L’ Avepro, lo dice chiaro il suo statuto, ha bisogno come presupposto per la collaborazione di abbracciare allo stesso tempo fede e ragione, fides et ratio”.

 

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