Vent’anni dalla parte sbagliata

Vent’anni dalla parte sbagliata

di Andrea Rossi

A SINISTRA CONTINUA LA DENIGRAZIONE SISTEMATICA DELLE FORZE DELL’ORDINE, IL COMPLOTTISMO DI MATRICE RADICAL-CHIC, LA NOSTALGIA DI UNA PIAZZA TUTT’ALTRO CHE PACIFICA…

Il ventennale dei fatti di Genova del 2001 è stato commemorato nei giorni scorsi con una alluvione di agiografie del movimento “no global” e, nel contempo, la denigrazione sistematica delle forze dell’ordine, il complottismo di matrice radical-chic, la nostalgia di una piazza tutt’altro che pacifica (inverosimilmente dipinta come animata da sentimenti gandhiani) in aperto contrasto con le immagini e con i video che chiunque può facilmente reperire in rete. Due fatti certi, insomma, mancano all’appello: la devastazione che il capoluogo ligure dovette, suo malgrado, subire e il totale fallimento di quelli che erano i principi fondativi delle manifestazioni contro il G8.

Veniamo al primo dei due punti, che rappresenta una delle più straordinarie forme di autocensura del giornalismo italiano prima, e della storiografia poi. Sui disordini avvenuti dal 19 al 22 giugno 2001, infatti, la vulgata dominante narra di manifestanti pacifici e colorati, “inspiegabilmente” assaliti dalle forze dell’ordine, a causa di infiltrati black bloc su cui, anni dopo, si sono costruite leggende come sempre infarcite di servizi deviati e complicità occulte di pezzi dello stato.

Escludendo una manciata di cronisti che ancora oggi offrono una rievocazione ben diversa di quei cortei (su tutti Toni Capuozzo nella sua intervista rilasciata alla rubrica televisiva “L’aria che tira” L’Aria che Tira Estate – Puntata 20/07/2021), pare che nessuno ricordi le distruzioni, le macchine date alle fiamme, le vetrine sfondate, i distributori di benzina divelti e i genovesi barricati in casa per giorni. Se possibile le ricostruzioni storiche di quell’evento appaiono ancora più monche di tutto quello che è in contrasto con la versione ufficiale della sinistra; escludendo i romanzi o le opere di taglio giornalistico, sull’argomento sono stati pubblicati non meno di una ventina di saggi ed opere collettanee, tutte riguardanti gli eccessi della Polizia, le “coperture” politiche e le vicende processuali.

Non esiste un solo volume che raccolga l’opinione dei cittadini sui manifestanti e su quello che accadde in quelle giornate di fuoco. I residenti, insomma, sono stati espunti dalla storia; non sono nemmeno la scenografia o gli spettatori: semplicemente non esistono. Paura che qualcuno raccontasse la sgradevole convivenza con i “pacifici” manifestanti? Difficile dirlo, perché in venti anni nessun ricercatore o studioso del periodo ha interpellato i genovesi.

Per quello che concerne i temi che allora erano al centro delle istanze “no global”, l’operazione mediatica di questi giorni appare strabiliante nel presentare i manifestanti come una avanguardia di illuminati pensatori che avevano previsto, allora, tutte le criticità del mondo di oggi, proponendo le giuste ricette per risolverle, dall’ambiente alle diseguaglianze sociali, dal potere delle multinazionali ai rischi della globalizzazione. Anche qui, fortunatamente, qualche storico con buona memoria e dati statistici certi ha cercato di esporre i fatti per come erano.

Loris Zanatta, docente all’università di Bologna, esperto di storia dell’America latina, su “Il Foglio” dello scorso 23 luglio (https://edicola.ilfoglio.it/newsstand/) ha semplicemente squadernato alcune delle analisi di allora, assieme alle proposte che venivano indicate, all’inizio del nuovo millennio, come soluzioni dei problemi del nostro pianeta, facendo emergere tutte le storture ideologiche di quel periodo: la globalizzazione, al contrario di quanto sosteneva la sinistra radicale, ha diminuito la povertà e le malattie, non ha arricchito il nord “imperialista” del mondo ai danni del sud “sfruttato”, anzi, ha rimescolato le carte facendo diventare protagonisti assoluti alcuni stati nemmeno considerati dagli studi di allora, come Cina e India; clamoroso appare il fallimento dei modelli che apparivano virtuosi e vincenti, a partire dal bolivarismo di Hugo Chavez che ha portato il Venezuela alla fame e alla miseria.

Totalmente assenti nel dibattito dell’epoca i temi dell’estremismo islamico e dell’intolleranza religiosa, che hanno mietuto decine di migliaia di vittime negli anni successivi. Ovviamente di questi errori madornali, non si trova traccia nell’informazione mainstream; come sempre quando la verità è imbarazzante, si preferiscono le versioni di comodo, e la narrazione edulcorata del movimento “no global”, purtroppo, non fa eccezione.

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