Aperta la nuova stagione venatoria: la caccia ai “no vax”
UNO ZOCCOLO DURO CONTINUA A GUARDARE AL “SANTO SIERO” CON DIFFIDENZA, OSTILITÀ O ADDIRITTURA STRAFOTTENZA. E QUESTO OVVIAMENTE È INACCETTABILE PER I DITTATORI SANITARI…
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Di Diego Torre
Esaurito il consenso “spontaneo” indotto dal pressing delle istituzioni e dei massmedia, è rimasto uno zoccolo duro che continua a guardare al santo siero con diffidenza, ostilità o addirittura strafottenza. E questo ovviamente è inaccettabile.
Si è puntato allora sul conformismo, ma anche la semina di ostilità fra i vacc, persone gentili ed educate che su fb diventano volgari e violente, affinchè aggrediscano i no vacc, non dà i risultati sperati.
E’ quindi iniziata la terza fase. Se non bastano le buone lo farete con le cattive! Già il linguaggio suadente e convincente ha ceduto il passo da un pezzo a quello minaccioso ed imperativo. La parola caccia è sulla stampa di regime e viene usata sempre più spesso dai cacciatori.
E’ da poco partita quella nel settore sanitario con le prime sospensioni dal lavoro (e dello stipendio) e minacce di licenziamenti, e già il generale Figliuolo chiede alle Regioni, entro il 20 agosto, di fare il conto del personale scolastico che non si è ancora sottoposto a vaccinazione. E’ iniziata anche quella in parlamento con gli stessi accenti scandalizzati e inorriditi con cui già si è data la caccia (non molto riuscita, grazie a Dio) agli “omofobi” che si oppongono al ddl Zan.
E’ la politica del carciofo. Prima la paura e l’attesa messianica del dio-vacc e la paralisi contemporanea di tutte le cure, sintetizzata dal ministero della salute in: “tachipirina e vigile attesa” (e tanti morti). Poi, arrivato il farmaco miracoloso, si inizia ad abbassare l’asticella dell’età: prima i vecchietti, poi gli adulti, infine i ragazzini. Per i neonati aspettiamo istruzioni.
Ieri finalmente è sceso in campo il Draghi nazionale che, quando vuole, abbandona il tono felpato e sa essere tranchant. Così ha sentenziato: “L’appello a non vaccinarsi è l’appello a morire. Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire.” La forzatura è palese e ci rimane solo di fare i debiti scongiuri. Segue a ruota un meraviglioso post su Twitter di Roberto Burioni, il virologo che tanto ha contribuito anche con gli interventi televisivi a combattere il covid 19.
Scrive l’illustre professore: “Propongo una colletta per pagare ai novax gli abbonamenti Netflix per quando dal 5 agosto saranno agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci”. Una pacata dichiarazione che misura l’esatto grado di temperatura che sta raggiungendo il dibattito.
Ma se qualcuno sogna un’Italia di vaccinati di seconda dose, dove tutti vivono, felici e contenti, al riparo da ogni male, si sbaglia di grosso. Già si preannuncia il passo successivo: “Ho già scritto alla direzione competente affinché sia valutata una terza dose di vaccino anti-Covid quanto prima almeno per le categorie più fragili: credo che su questi soggetti si debba già procedere con una terza dose”. Parola del sottosegretario alla Salute Pier Paolo Sileri che aggiunge perentorio: “nelle persone in cui si sospetta una immunità meno forte la terza dose sarà necessaria fin da subito”. Chiara la musica? Dalla rivoluzione permanente di Mao al vaccino permanente di Pier Paolo.
Rimangono sullo sfondo i grandi interrogativi. Il vaccino è sufficientemente testato? Perché c’è un silenzio glaciale sulle cure domiciliari, che pure danno ottimi risultati, soprattutto da parte del ministro della salute, Speranza, pur impegnato da un voto unanime del senato a rivedere i protocolli? Perché si tace sulla mortalità per altre cause, molto più alta?
Se i non vacc sono il male assoluto, perché, non obbligarli con apposita legge? Forse perché nei casi di effetti indesiderati o mortali partirebbe un diluvio di richieste di risarcimento verso chi si assumerebbe la responsabilità, ovvero lo Stato?
Di questo sul giornale unico globale non sene deve parlare. E non se ne parla proprio infatti. Ma ciononostante fino a ieri sono scesi in piazza migliaia di persone a Torino al grido di NO GREEN PASS e soprattutto … LIBERTA’.