Perché con lo stesso metro non si agisce sugli intollerabili abusi delle messe riformate?
…E SULLA ERMENEUTICA DELLA DISCONTINUITA’ CHE LE CARATTERIZZA?
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Di Pietro Licciardi
Non sono un teologo e neppure un chierico quindi non sono in grado di valutare la decisione presa da papa Francesco di limitare ulteriormente la possibilità di celebrare Sante Messe secondo il cosiddetto rito antico, le quali per inciso erano già ridotte al lumicino a causa del boicottaggio di vescovi e preti, ormai apparentemente in maggioranza, infettati dal virus modernista, che secondo Pio X è la sintesi di tutte le eresie.
Quello che so è che da ora in poi l’unica liturgia cui potremo assistere è quell’indegno teatrino cui è stata ridotta quasi ovunque la “moderna” liturgia, infarcita di ogni sorta di abusi: dalle canzoncine sentimental-idiote accompagnate da bonghi e chitarrine, estemporanee coreografie di animatori e preti con velleità artistiche, applausi a scena aperta, avvisi inglobati nella celebrazione, quasi fosse una riunione di condominio, Santa Comunione impartita obbligatoriamente in piedi e in mano col sacrilego rischio, quasi certo, di disperdere frammenti del Sacro Corpo e via elencando.
Probabilmente sulla decisione pontificia avrà veramente influito il fatto che la partecipazione alla Messa celebrata con l’antico messale è stata brandita da certi ambienti come sorta di clava anticonciliare. Ma se è così mi chiedo, da semplice fedele: perché in tutti questi anni non si è usato lo stesso metro per riportare all’ordine il clericume progressista che in nome di un fantomatico “spirito del concilio” e secondo una palese “ermeneutica della discontinuità”, ha strumentalizzato e stravolto il Vaticano II per capovolgere in maniera surrettizia e abusiva ogni cosa appartenesse alla consolidata tradizione della Chiesa?
A cominciare proprio dalla Santa Messa, diventata ormai in tutto e per tutto, salvo che per la Consacrazione, un rito protestante, in cui il sacerdote sembra peraltro essere diventato un primus inter pares circondato com’è da laici – e laiche – che declamano dall’ambone, trafficano con le ostie consacrate nel Tabernacolo e impartiscono la Comunione al posto del prete o addirittura – come mi è capitato di assistere in una chiesa del Lazio – leggono assieme al prete passi del messale. Tutto questo in evidente ossequio al principio luterano del sacerdozio universale.
Una volta nella Chiesa, secondo il più puro spirito evangelico, i buoni e bravi pastori andavano alla ricerca della pecorella smarrita, ben sapendo che Nostro Signore, quando sarà il momento, chiederà ragione di ogni singola anima affidata alle loro cure. Oggi invece, a quanto pare, le pecore “ribelli”, quelle che non si uniformano alle mode pastorali e dottrinali, che ancora si ostinano in pratiche “vecchie” e superate, come inginocchiarsi davanti a Nostro Signore o fare la comunione nella dovuta forma, si preferisce cacciarle dal recinto o relegarle in un lazzaretto, come appestate.
Personalmente ho le scatole piene, ma sono certo di essere in buona e numerosa compagnia, di questa chiesa ormai prostrata davanti al mondo e ai suoi imperatori. Acqua tiepida, sale che non sala, ma dolciastro e stucchevole caramello, popolata da uomini privi di coraggio evangelico, completamente dimentichi del fatto che Cristo è venuto a portare non la pace e la concordia universale – quella la prometterà l’Anticristo – ma la divisione e la spada, con la quale combattere fino alla fine la buona battaglia. Una battaglia che si svolge non solo dentro di noi, nel cercare di rifuggire dal peccato, ma anche nel mondo, che non agisce e pensa come Cristo ma contro di Lui.
La chiesa ideologicamente “spiritoconciliare” con la sua pessima teologia e ancor più pessima pastorale ha spalancato il recinto e disperso già gran parte del gregge. Altri ancora, dovendo rinunciare a quella salutare boccata di ossigeno spirituale che è la Messa celebrata con l’antico rito probabilmente si allontaneranno.
Sempre più si comprende la drammatica domanda che troviamo nel Vangelo di Luca: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Noi sappiamo che la Chiesa, santa romana e apostolica, non appartiene al Papa, ai vescovi e ancor meno ai preti ma è di Cristo e sotto la protezione di Maria, quindi osserviamo e conserviamo tutto quanto nel nostro cuore, fiduciosi che se Nostro Signore permette tutto questo è perché dopo la Passione e la Croce, immancabilmente arriva la Resurrezione… e la Gloria.