Il declino demografico dell’Italia: quali soluzioni?
SEMPRE PIÙ STATI PRONI ALL’IDEOLOGIA NEO-LIBERISTA
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Di Daniele Trabucco
Nel 2020, come certificato dall’ISTAT, abbiamo assistito al nuovo minimo storico di nascite dal 1861, anno dell’unificazione nazionale. In particolare, l’Italia, sul piano demografico, ha registrato una diminuzione del 3,8% rispetto al 2019 e del 30% rispetto al 2008 con una timida inversione di tendenza a marzo 2021 in relazione allo stesso mese dell’anno solare precedente: + 3,8%. Il dibattito politico di fronte a questo “dramma” pare essere completamente assente, sottovalutando in questo modo la vera “emergenza” post-Covid-19 (ed a patto che sia un “post”).
Se questo trend continua, il rischio é quello di “congedarsi dalla storia”. A questo si aggiunga la c.d. “desertificazione del sud” dovuta sia ad una natalità più debole in relazione ad altre aeree del Paese, sia al continuo deflusso migratorio verso nord, incrementando il già forte dualismo economico e sociale. Un Paese rimpicciolito sotto il profilo demografico ed economico conterà sempre meno nel contesto internazionale.
Da qui, dunque, la necessità di una vera politica demografica, non più basata su aiuti, sussidi e bonus, volta a stimolare la crescita della popolazione conformemente al disposto costituzionale di cui all’art. 31, comma 2, del Testo fondamentale vigente che pone, tra gli obiettivi della Repubblica, la protezione della maternità e dell’infanzia. In via assolutamente generale si dovrebbe pensare ad un “Piano per i figli”, ossia agire, e con adeguate risorse, in modo coordinato nel campo del lavoro, degli oneri familiari, delle asimmetrie di genere e dell’autonomia dei giovani: ad esempio attraverso una legislazione ad hoc, oggi assente, idonea a conciliare realmente l’impegno domestico nella crescita e nell’educazione dei figli ed il lavoro di mercato.
Fino ad ora, invece, si é puntato in modo frammentato alla “riduzione del costo dei figli” mediante trasferimenti pubblici i quali, però, devono sottostare alle regole della governance economica europea che condiziona le politiche di bilancio degli Stati membri dell’Unione Europea e che costituiscono il vero “cancro” che ha stravolto gli stessi Stati sempre più proni all’ideologia neo-liberista. Il problema è che senza risolvere le questioni di cui sopra le iniezioni monetarie rischiano di avere effetti scarsi o irrilevanti. E i dati statistici ce lo confermano drammaticamente. Scrive Dostoevskij (1821-1881): “quando un uomo ha grossi problemi dovrebbe rivolgersi ad un bambino; sono loro, in un modo o nell’altro, a possedere il sogno e la libertà”. Una lezione da non scordare…. mai…