Il buonismo di oggi: un inchino per sentirsi meglio con se stessi

Il buonismo di oggi: un inchino per sentirsi meglio con se stessi

UNA TRISTE IMMAGINE DI UN POLITICAMENTE CORRETTO ORAMAI NON PIÙ CELATO, BENSÌ IMPOSTO E SBANDIERATO AI QUATTRO VENTI

Di Gian Piero Bonfanti

Accendiamo il televisore per guardare una partita di calcio e cosa vediamo?
Prima dell’inizio del match i giocatori si inchinano all’unisono, perfettamente in sincronia, ubbidendo ad un comando virtuale che risuona nelle menti di chi vuole sentirsi a posto con la coscienza, il buonismo allo stato puro.
Molto si è detto a proposito dei black lives matter e molto è stato propagandato, ma nulla si è detto sul fatto che questo movimento nasce come espressione di un disagio oltreoceano, che vuole cercare di dare una risposta al problema della discriminazione, ma che è  stato strumentalizzato per destabilizzare le istituzioni di diversi stati americani.
Tutto questo non avviene nella nostra amata Italia e pur ponendo la dovuta attenzione al fenomeno, bisogna riconoscere che tutto ciò accade lontano da noi.
E allora perché la nazionale italiana deve inginocchiarsi e compiere un gesto di riverenza, perché porsi in uno stato di sottomissione di fronte ad un problema non direttamente riconducibile al nostro Paese? Qual è  il motivo per il quale si fa così fatica ad inginocchiarsi in Chiesa davanti a nostro Signore Gesù Cristo, nella nostra intimità, mentre a comando in un campo di calcio di fronte a milioni di spettatori vediamo  ubbidire come soldatini degli atleti che altro potrebbero pensare piuttosto che cedere alla platealità di effettuare un gesto così importante?
Il nostro piccolo grande Paese è tanto capace di esportare genialità all’estero come è sempre pronto ad assimilare le problematiche che provengono da fuori.
Proviamo a pensare ad esempio alla tanto discussa tematica legata al Ddl Zan.
L’Italia è tutt’altro che un paese omofobo ed il “reato” di omosessualità è stato debellato già da molto tempo,mentre  altri paesi, quelli promotori dei pride e dei cosiddetti “diritti civili”,  hanno visto debellati i reati solo nei recenti anni ’60/’70.
Ci sono ancora stati inoltre dove ancora esiste la condanna a morte per omosessualità.
Perché allora tanto rancore verso un paese tollerante come l’Italia e un silenzio così assordante verso i paesi intransigenti?
Addirittura una parte politica esalta questi paesi e le loro popolazioni, gli stessi che si fanno promotori di questi “diritti civili”.
Un vero e proprio corto circuito.
Tutto è mosso da interessi, e chi non se ne accorge si fa manipolare dimostrando di non essere ben informato e di essere comandato come un burattino.
Rivediamo l’immagine dell’inizio partita della nazionale italiana e ci chiediamo seriamente se questa farsa durerà a lungo.
Tutto risponde ad un copione preciso, c’è sempre chi decide cosa si deve fare e come lo si deve fare.
Insomma, una triste immagine di un politicamente corretto oramai non più celato, bensì imposto e sbandierato ai quattro venti.
Ora, per fare un altro esempio, in questi giorni si sta parlando tanto di ambiente e tra poco i media attireranno l’attenzione su questioni che non ci riguardano direttamente, ma che ci cadranno addosso e che  vedremo come di necessaria e vitale importanza.
In questi giorni si parla di ecocidio, ovvero degli «atti illegali o sconsiderati commessi con la consapevolezza che esiste una probabilità sostanziale di danni gravi e diffusi o a lungo termine all’ambiente da tali atti».
Questa è la definizione di un reato che si vuole riconoscere a livello internazionale e nasce dall’esigenza di contrastare problematiche di un certo spessore come incidenti nucleari transfrontalieri, le grandi fuoriuscite di petrolio e la deforestazione dell’Amazzonia, così come l’uccisione illegale di specie protette.
Il passo che verrà fatto a breve sarà quello di far calare la responsabilità sulla testa di tutti noi e ci tartasseranno con una propaganda asfissiante.
Anche questi non sono problemi che ci toccano da vicino, ma la tecnica sarà la medesima: farci sentire in colpa, responsabilizzandoci tutti. Quanto tempo pensate ci vorrà prima di inventare un’altra protesta plateale per farci sentire brutti e cattivi? Come chi non si è inchinato prima della partita è considerato razzista, chi non si comporterà come verrà deciso sarà considerato un ecocriminale.
D’altronde la stessa cosa è accaduta con i vaccini, chi non ritiene di vaccinarsi è considerato alla stessa stregua di un pericoloso criminale.
Ma arriverà il momento in cui la psicopolizia agirà contro chi l’ha promossa ed esaltata, allora però sarà troppo tardi per tornare indietro.
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