Viktor Orbán: “linciarlo” o “canonizzarlo”?
A SOSTEGNO DEL LEADER UNGHERESE SONO PASSATI SOTTO SILENZIO I SOSTEGNI DI SLOVENIA, POLONIA, CROAZIA, BULGARIA, ROMANIA, SLOVACCHIA E REPUBBLICA CECA
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di Diego Torre
Il nuovo sport della classe dirigente europeo è la caccia al terribile orco le cui gesta e le cui leggi terrorizzano le loro pallide coscienze.
Chi sono i partecipanti alla battuta di caccia? Certamente il capo del governo del Lussemburgo, il primo premier dell’Unione sposatosi con uno maschio-come-lui.
La presidente della commissione europea Ursula von der Leyen ritiene la legge “una vergogna”. Il premier olandese Rutte ha incitato esplicitamente l’Ungheria ad andarsene se non si allinea ai diritti fondamentali dell’Unione Europea. Un messaggio simile ha lanciato il primo ministro portoghese, Antonio Costa, presidente di turno del Consiglio dell’Ue.
Su analoghe posizioni si sono schierati il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e altri capi di governo, compreso Mario Draghi; e questo ci fa già capire cosa pensa del ddl Zan, che se approvato, imporrà l’indottrinamento Lgbt a tutti i bambini italiani.
Ovviamente ha fatto da contorno la galassia LGBT+, intellettuali alla moda, sinistri vari e tutto il resto del circo che anima lo spettacolo del politically correct.
Più che una caccia sembra una fucilazione. Passano però sotto silenzio le mancate condanne di Slovenia, Polonia, Croazia, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca.
Qual è il crimine del malvagio magiaro? Il Parlamento ungherese, con 157 voti a favore e un solo contrario, ha approvato una legge con cui si inaspriscono le pene contro la pedofilia e si vieta di «mettere a disposizione di minori di diciotto anni materiale pornografico e contenuti che raffigurino la sessualità in maniera decontestualizzata, o che promuovono la deviazione dall’identità di genere, la riassegnazione di genere e l’omosessualità». Inoltre: «È vietata ogni forma di pubblicità che raffiguri la sessualità in maniera decontestualizzata, o che promuova la deviazione dall’identità di genere, la riassegnazione del genere e l’omosessualità».
Una negazione di diritti? La risposta di Orban agli attacchi dei politici della UE è netta: “Non abbiamo una legge conto l’omosessualità in Ungheria. Abbiamo una legge che difende genitori e bambini. E’ sempre meglio leggere prima e poi reagire. Non si tratta di omosessualità” … “sono un combattente per la libertà, ho combattuto durante il regime comunista per la libertà, difendo i diritti degli omosessuali ma questa legge non li riguarda, riguarda le famiglie, come i genitori vogliono educare i loro figli“.
Ma i 17 capi di governo sono inesorabili e firmano una preoccupatissima lettera alle istituzioni UE che toglie ogni dubbio sui diritti fondamentali. Comincia così: “In occasione della celebrazione del Pride day, alla luce delle minacce ai diritti fondamentali e in particolare al principio di non discriminazione in base all’orientamento sessuale, esprimiamo il nostro attaccamento ai nostri valori fondamentali comuni sanciti dall’articolo 2 del trattato dell’Unione europea”.
Chiaro? I VALORI FONDAMENTALI EUROPEI COLLEGATI AL PRIDE!
La vicenda ripropone quindi i seguenti quesiti:
La difesa dei diritti LGBT+ è il pretesto per propagandare l’ideologia gender?
L’Unione Europea che ha rifiutato ostinatamente il riconoscimento delle proprie radici giudaico-cristiane, nonostante la storia dimostri la loro fondatezza e nonostante gli accorati appelli di S. Giovanni Paolo II, ha il diritto di imporre quali diritti fondamentali la propaganda LGBT+ nelle scuole delle nazioni aderenti?
Da notare che il Parlamento Europeo ha appena approvato (378 voti a favore e 255 contrari) la Risoluzione Matic che definisce l’aborto “servizio sanitario essenziale che dovrebbe essere disponibile per tutti”.
Perché è lecita questa ingerenza negli affari interni di uno stato, mentre è scandaloso il richiamo diplomatico della Santa Sede sui pericoli del ddl Zan al rispetto di un patto sottoscritto con lo stato italiano?
In soggetti di minore età che stanno costruendo la propria identità personale, è opportuno proporre un’alternativa al sesso biologico che sia in contraddizione con esso?
Ma l’educazione non dovrebbe essere in primis diritto-dovere dei genitori?
L’identità della persona umana è sessuata oppure gli organi genitali e i caratteri sessuali secondari sono un casuale accidente da rinnegare o trasformare, sulla base di scelte successive alla nascita?
Qui è in gioco l’identità della persona umana, un bene sul quale non è lecito cercare compromessi. Ma è in gioco anche l’identità dell’Unione Europea. Nata per ragioni economiche e di mercato, essa trova l’unità (delle classi dirigenti occidentali, prone al relativismo, ma non di quelle orientali) in scelte ideologiche succubi del politically correct. In questo caso trova unità, grinta, determinazione. Intanto aspettano crisi pandemica, distribuzione dei migranti, invecchiamento della popolazione, crisi economica, marginalizzazione dell’Europa nella politica mondiale etc; quisquilie dinnanzi al divieto di fare la propaganda gender nelle scuole ungheresi!