L’Europa sconfessa la natura e vuole rendere l’obiezione di coscienza “negazione all’assistenza medica”

L’Europa sconfessa la natura e vuole rendere l’obiezione di coscienza “negazione all’assistenza medica”

ABORTO: ECCO COME IL PARLAMENTO EUROPEO RENDERA’ ILLEGALE L’OBIEZIONE DI COSCIENZA

Di Umberto Spiniello

 

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Il Parlamento europeo ha approvato in commissione una mozione basata sul cosiddetto “rapporto Matic”,  un documento per i Diritti delle donne e l’Uguaglianza di genere.

La proposta di risoluzione è stata introdotta dal politico croato, Predrag Fred Matic, per chiedere a tutti gli Stati membri di riconoscere l’aborto come «prestazione sanitaria essenziale» e come «un diritto umano».

La grottesca mozione che sarà a breve discussa in aula, definisce anche l’obiezione di coscienza come «negazione all’assistenza medica», in altre parole l’intenzione del europarlamentare croato sarebbe quella di rendere illegale l’obiezione di coscienza a tutti gli stati membri per i medici a cui viene chiesto di praticare o cooperare ad un aborto. Inoltre ogni ragionamento critico e documentato verso l’aborto viene invece definito come una mera «campagna di disinformazione». 

Tuttavia la mozione non è passata inosservata alla  COMECE, la Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea, che riunisce i vescovi europei con lo scopo di esaminare la politica e la legislazione dell’Unione europea dal punto di vista della dottrina sociale della Chiesa cattolica.  

La COMECE che è composta dai vescovi delegati dalle ventisei conferenze episcopali cattoliche dell’Unione europea e ha un segretariato permanente a Bruxelles, ha dichiarato attraverso una nota formale che pur non essendo vincolante, la mozione Matic è «eticamente insostenibile (…) un intervento medico di una tale portata non può e non deve diventare una pratica normale: qualificarlo come servizio essenziale degrada il bambino non nato», infatti, continua la commissione dei vescovi, «il bambino non nato ha il diritto umano alla vita».

Sorprende inoltre che sia proprio un parlamentare croato a farsi carico di una tale istanze abortista, in Croazia infatti dal 2017, la Corte costituzionale, presieduta da Miroslav Šeparović, si è pronunciata in merito alla legge sull’interruzione volontaria di gravidanza e ha emesso un’ordinanza con cui ha respinto la richiesta di attivazione del giudizio di legittimità costituzionale della legge sull’aborto.

In parole povere, l’aborto rimane legale, ma la Corte costituzionale ha ordinato al legislatore di inserire nella nuova normativa misure educative e preventive finalizzate a rendere l’interruzione della gravidanza un’eccezione, piuttosto che una regola.

La nuova legge dovrebbe disciplinare anche la questione, particolarmente sensibile dell’obiezione di coscienza dei medici estendendone i diritti in Croazia. Risulta evidente che la nazione croata sta attraversando una vera rivoluzione sociale di natura conservatrice, basata sull’osservanza della Legge Naturale.

I numerosi esponenti politici che si fanno carico di tali istanze morali cominciano responsabilmente la legiferare secondo la dottrina sociale della Chiesa cattolica. Ma tornando a Bruxelles, risulta evidente che l’aborto non è materia di competenza dell’Unione Europea.

Tutti i trattati in vigore infatti specificano che i temi riguardanti l’educazione e la politica sanitaria «sono di competenza degli Stati membri».

La risoluzione Matic, tra l’altro infarcita di proposizioni ideologiche a favore della contraccezione e del gender, violerebbe anche la legge 194 adottata in Italia. Come nella maggior parte dei paesi europei, infatti, anche in Italia l’aborto non è mai un “diritto”. 

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