Qualcuno vorrebbe estendere il DDL Zan alla vita ecclesiastica!

Qualcuno vorrebbe estendere il DDL Zan alla vita ecclesiastica!

FINO A POCHI ANNI FA NESSUNO SI SAREBBE SOGNATO DI ACCUSARE LA CHIESA DI DISCRIMINARE LE DONNE PERCHÉ NON LE ORDINA “PRETE-GENITORE 2” O GLI UOMINI PERCHÉ NON LI CONSACRA “SUORI”.

Di Matteo Castagna

E’ tipico delle epoche decadentiste, come quella che stiamo vivendo, sopravvivere nel nichilismo, osservando la realtà con gli occhi dell’ameba, che non si accorge neppure che gli stanno rubando l’identità da sotto il naso. O, ancor peggio, odiando l’identità perché figlia di un passato che si vorrebbe cancellare perché considerato cattivo.

Ogni elemento riferibile a un passato fatto di ordine soprannaturale che discende su un’immanenza naturale viene visto come anormale fino a giungere alla distopia orwelliana che è l’adorazione dell’assurdo e di tutto ciò che è brutto.

E’ divenuto oggetto di dibattito, nel corso di una trasmissione cui ho partecipato qualche giorno fa, se lo Stato laico debba giudicare discriminatrice la Chiesa Cattolica che nega il sacerdozio alle donne. Liberali e globalisti, uniti anche in questa occasione, pur di dare addosso al Corpo Mistico di Cristo, vorrebbero che Essa cambiasse la dottrina e la adeguasse ai desideri di alcuni.

Fino a pochi anni fa nessuno si sarebbe sognato di accusare la Chiesa di discriminare le donne perché non le ordina “prete-genitore 2” o gli uomini perché non li consacra “suori”. Qualcuno vorrebbe estendere il DDL Zan alla vita ecclesiastica, trovando terreno fertile negli esponenti del modernismo più progressista che, fin dai tempi di Hans Kung, sognano di vedere le parrocchie in mano a sacerdotesse e forse, i conventi governati da un “suoro-genitore1” Superiore. Persino, si sente dire che Gesù avrebbe discriminato le donne, perché scelse dodici apostoli, tutti uomini.

Come se la Chiesa non avesse mirabili esempi di santità femminile e non rispondesse alle vocazioni femminili con quello della suora. Purtroppo il decadentismo post-moderno non prende in considerazione la diversità dei ruoli all’interno di un’organizzazione, in nome di un egualitarismo che non nega solo mamma e papà ma vorrebbe metter becco anche nella teologia.

Non è una questione di disciplina o di diritto. Se fosse così, la regola potrebbe essere rivista. Il sacerdote rappresenta Cristo, Sposo della Chiesa. Si tratta della natura stessa del Sacramento che ha ricevuto. Se si trattasse unicamente di funzioni sociali, la Chiesa cattolica dovrebbe seguire l’evoluzione della società, mentre Ella è Istituzione divina che non può prendere ordini dalla società temporale né scendere a patti con i desideri degli uomini/donne contrari ai comandamenti di Dio. Chi non si sottomette alla dottrina ed alla morale della Chiesa, ne è liberamente fuori, con tutte le conseguenze del caso. In concreto, Gesù ha anticipato questa direzione nella vita religiosa, sia quella attiva che quella contemplativa.

Da molto tempo le suore dirigono scuole o ospedali e la badessa o la priora dirige il proprio monastero. Nella fede cattolica, però, il sacerdote non si definisce in primo luogo per quello che fa. Si dice di lui che agisce in persona Christi. È Cristo ad agire attraverso di lui. Nella Scrittura, Gesù presenta se stesso come Sposo della Chiesa. Già nell’Antico Testamento è una costante: l’alleanza tra Dio e il suo Popolo è un’alleanza d’amore, un’alleanza coniugale, con i suoi doveri e le sue riconciliazioni. In Gesù, Dio fatto uomo, questa alleanza si stringe in modo irrevocabile. La Chiesa cattolica, al contrario, crede che la distinzione tra maschile e femminile sia una tema strutturale, vitale, pieno di senso per tutta l’umanità. Per questo, ricorda instancabilmente il versetto della Genesi che non riguarda solo ebrei o cristiani, ma tutta l’umanità: “Maschio e femmina li creò”. Sopprimendo il simbolismo coniugale legato al ministero del sacerdote, la Chiesa cattolica avallerebbe un’ideologia rovinosa per l’umanità. Qualora un vescovo validamente consacrato imponesse le mani ad una donna, non accadrebbe nulla, perché il Sacramento dell’ordine non si produrrebbe.
Dovrà farsene una ragione anche il ddl Zan.

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