Il contributo dei Cattolici alla Costituzione italiana
LE STRUTTURE PORTANTI DELLA NOSTRA COSTITUZIONE RISENTONO DELL’ISPIRAZIONE CRISTIANA
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Di Anna Tortora
Alla vigilia del voto finale sul complesso della Costituzione repubblicana, il 22 Dicembre 1947, Giorgio La Pira – con un gesto che sorprese i suoi stessi colleghi della Democrazia Cristiana – propose di far precedere agli articoli un breve preambolo in cui si facesse specifico riferimento a Dio, come ispiratore della nuova Costituzione.
“In nome di Dio – suonava il breve preambolo – il popolo italiano si dà la presente Costituzione”. Ma la proposta non passò, per le perplessità e le riserve della parte laica – particolarmente autorevoli quelle di Piero Calamandrei – e per la stessa tiepidezza con la quale la DC accolse quella proposta. Come fu osservato nel corso del dibattito, il nome di Dio rischiava di essere ulteriore elemento di divisione e di compromettere in qualche modo il cammino del testo costituzionale, nei confronti del quale andava profilandosi un vastissimo accordo. Così La Pira, seppur con rammarico, finì per ritirare la sua proposta. “Un gesto che devo compiere”, aveva definito la sua proposta lo stesso La Pira.
Anche se formalmente il nome di Dio non figura nel preambolo della nostra Costituzione, in realtà è evidente il richiamo ai valori evangelici. Ed è appunto su questo aspetto della Carta costituzionale che vorrei richiamare l’attenzione, muovendo da una riconsiderazione globale dell’apporto fornito alla Costituzione dai Costituenti cattolici e dalla cultura politica cattolica di quegli anni.
“Il largo accoglimento delle sollecitazioni e delle proposte dei costituenti democratici – cristiani, anche da parte di altre forze politiche, non sarebbe spiegabile senza una preliminare ricostruzione del particolarissima (e, per certi aspetti, irripetibile) clima culturale di quegli anni”, ha scritto lo storico Giorgio Campanini.
Occorreva, dunque, fondare in modo definitivo i diritti dell’uomo, attraverso il ricorso ad un orizzonte di valori che trascendesse e fondasse la legge scritta.
“Era sembrato a lungo che la democrazia moderna fosse nata sotto il segno dell’anticlericalismo, del laicismo, della negazione dei diritti della Chiesa; ma, a mano a mano, che le passioni che gli avvenimenti del 1789 avevano scatenato si placavano, appariva con sempre maggiore chiarezza che quella esplosione di laicismo si collegava strettamente alla graduale, anche se talora nascosta, penetrazione di valori evangelici nella società civile”, ha aggiunto Campanini.
All’interno di questo contesto, in quali direzioni specificamente si orientò l’apporto dei Costituenti cattolici? Rispondere a questa domanda non è semplice, perché si dovrebbe ripercorre, articolo per articolo, il cammino compiuto dall’Assemblea Costituente e, soprattutto, delle sue Commissioni e Sottocommissioni. È preferibile percorrere un’altra via, quella di individuare le preoccupazioni dominanti dei Costituenti cattolici per verificare quanta parte delle loro istanze sia stata effettivamente recepita. E si può subito affermare che si è trattato di un accoglimento assai vasto.
“Innanzitutto per l’autorità e il prestigio che circondava in quegli anni la Chiesa Cattolica, ed in particolare la persona di Pio XII, e che si trasferiva, per la forza stessa delle cose, su coloro che a quell’ispirazione in qualche modo si ricollegavano (né mancarono i momenti in cui da pressoché tutte le parti si afferma da tutte le parti di volersi rifare al grande Magistero morale della Chiesa e ai valori evangelici)”, ha spiegato il professor Giorgio Campanini, ricordando che in secondo luogo “per la larga udienza che gli uomini della DC, grazie soprattutto al prestigio personale di Alcide De Gasperi, riuscirono ad avere in quegli anni nella comunità occidentale e soprattutto negli Stati Uniti d’America. Lo sfondo religioso sul quale si collocava la tradizione costituzionalistica americana induceva a guardare con fervore a coloro che intendevano caratterizzare in senso religioso, anche se non propriamente confessionale, la Costituzione italiana”.
Infine per la competenza e la preparazione che i Costituenti cattolici rivelarono nel corso dei lavori: da Dossetti a La Pira, da Fanfani a Vanoni, da Tupini a Morati.
“La Democrazia Cristiana, in altri termini, riuscì a raccogliere nelle sue file le migliori intelligente giuridiche e politiche di quegli anni: dietro il nomignolo insieme ironico e ammirato di professorini, attribuito ai giovani costituenti cattolici, stava il riconoscimento di una preparazione e di una competenza che nessun altro gruppo di quegli anni poteva vantare”, ha sottolineato Campanini.
In questo senso si può affermare che le strutture portanti della nostra Costituzione risentono dell’ispirazione cristiana.