Shemà. Commento al Vangelo del 10 giugno della teologa Giuliva Di Berardino
Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.
Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!
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IL COMMENTO TESTUALE
IL VANGELO DEL GIORNO: Mt 5, 20-26
giovedì 10 giugno 2021
Il Vangelo di oggi ci presenta una richiesta di Gesù che riguarda il superamento della giustizia degli scribi e dei farisei. In cosa consista questo “superamento” Gesù ce lo mostra specificando con degli esempi concreti quale sia la vera giustizia da realizzare tra noi perché possiamo entrare nel Regno di Dio. Superare la giustizia degli scribi e dei farisei è, in realtà, andare alla radice dei nostri comportamenti, dei nostri modi di vedere il mondo. Le parole di Gesù denunciano tre comportamenti che non permettono il superamento della giustizia umana, fondata su una logica di potere che ci impedisce di entrare nel Regno di Dio: continuare a nutrire ira contro qualcuno, denigrare un fratello o una sorella, nutrire rancore nel cuore anche se davanti a tutti mostro di essere vicino a Dio.
L’invito che oggi la liturgia e il Vangelo ci chiedono è quindi quello di impegnarci a superare, in ascolto profondo del nostro cuore, l’ira, il disprezzo verso gli altri e il rancore. Questo vuol dire innanzi tutto impegnarsi a leggere il nostro cuore, in ciò che sente, in ciò che decide di vivere ogni giorno, cercando in noi stessi, e non negli altri, le motivazioni profonde delle nostre scelte.
Tutti noi possiamo nutrire sentimenti negativi che minacciano la serenità del nostro cuore, ma a noi è dato di poter eliminare dal profondo del cuore questi pensieri e sentimenti negativi verso gli altri, solo noi, io e te, possiamo eliminare dal nostro cuore un odio, un risentimento, rifiutando di pensare il male e di farlo. Ringraziamo con gioia il Signore oggi, perché ci fa dono di questa preziosa esortazione, perché se ancora continuiamo a far finta di vivere in modo sereno, senza prenderci cura di noi stessi e dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti distorti, finiremo, come ci fa notare Gesù, ad applicare un criterio di giustizia che ci porta lontano dalla gioia del Regno di Dio.
A questo proposito condivido con voi una breve storia tratta dagli aneddoti dei Padri del deserto, che ci hanno lasciato molte indicazioni sulla purificazione dei pensieri e dei sentimenti, insegnandoci a custodire un cuore purificato: Un fratello domandò a un anziano: “Che vuoi che faccia di questi cattivi pensieri che penetrano nel mio cuore?”. L’anziano gli rispose: “Il vestito che riponi in una cassapanca e dimentichi là, senza toglierlo né sbatterlo: sarà perduto, non sarà più di alcuna utilità a nessuno. Ma se tu sbatti il vestito e lo porti costantemente, non si rovinerà ma durerà. Così è per i cattivi pensieri: se tu parli loro e te ne compiaci, essi spingeranno sempre più la loro radice nel tuo cuore, cresceranno e non se ne andranno più. Se, al contrario, tu non gli parli e se, anziché compiacertene, li hai in odio, periranno e usciranno dal tuo cuore”. Cerchiamo allora oggi di mettere in pratica questo consiglio, subito! Appena emergono in noi pensieri negativi che riguardano gli altri, o anche noi stessi, quando ci diamo sentenze di condanna e non riusciamo ad accogliere il giudizio d’amore che è quello di Dio Padre. Il Signore ci conceda oggi di decidere col cuore di entrare nel Regno dei cieli, vivendo la gioia di chi sa superare la giustizia di chi si sente giusto, per vivere, nella verità del cuore, in Dio. Buona giornata!
Mt 5, 20-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
IL COMMENTO IN VIDEO: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos