Shemà. Commento al Vangelo del 3 giugno della teologa Giuliva Di Berardino
Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.
Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!
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IL COMMENTO TESTUALE
IL VANGELO DEL GIORNO: Mc 12, 28-34
giovedì 3 Giugno 2021
Oggi il Vangelo ci racconta come uno scriba, che aveva appena ascoltato la discussione di Gesù con i Sadducei, quella che abbiamo meditato ieri, si avvicina e pone a Gesù una questione che era molto discussa tra gli studiosi della Torah: quale tra i comandamenti sia il primo, cioè il principale, quello dal quale scaturiscono tutti gli altri. Si tratta di una domanda che nasce da un’esigenza che spesso abbiamo anche noi: andare all’essenziale, all’intenzione profonda del cuore, a ciò che Dio predilige, in modo da cogliere il senso che possiamo dare a tutto ciò che viviamo.
La questione di questo scriba, anonimo, non è quindi banale. Ecco perché Gesù risponde indicando come l’essenziale le parole che troviamo in Dt 6,4-9 Shema‘Jisra’el , parole che scandiscono anche la preghiera quotidiana, pronunciate tre volte al giorno da un fedele ebreo. Questa preghiera si articola su due azioni: l’ascolto, che, come vediamo viene prima di ogni altra cosa, ma che, proprio per questo primato, ce ne accorgiamo, non può essere solo il semplice “udire le parole”.
L’ascolto è un atteggiamento che, se ci pensiamo bene, pone l’essere umano in attesa di ciò che sente, non solo attraverso l’orecchio, l’organo di senso dell’udito, ma attraverso tutta la sua persona. Porsi in atteggiamento di attesa e di accoglienza nei confronti di tutto e di tutti, essere vigili, svegli, perché Dio può parlare in ogni momento, in ogni luogo, in ogni modo.
Il secondo verbo centrale, che sembra essere una conseguenza dell’ascolto, di questo ascolto profondo, è l’amore: “amerai il Signore”. Chi sa ascoltare, e perciò chi sa attendere e accogliere, infatti, si lascia amare. Il vero ascolto non può che portare alla fede, alla fiducia. L’ascolto è l’atteggiamento del figlio verso il padre e verso la madre, ma è anche l’atteggiamento dei genitori verso i figli, altrimenti non avranno mai l’obbedienza del figlio, se non lo sapranno ascoltare davvero, col cuore.
Shemà, quindi, è il primo dei comandamenti perché è il primo atteggiamento di verità, anche verso noi stessi: non può esistere ascolto se non c’è una reciprocità, se non c’è relazione. Allora queste parole, che ancor prima di formulare il comandamento fondamentale è in realtà la preghiera del credente, mostra anche come si può arrivare ad amare il Signore, dopo aver ascoltato se stessi, gli altri in Lui: amerai con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza, quindi totalmente, perché è da questo amore, dall’amore che si ha verso Dio, che dipenderanno tutti gli altri amori, tutti gli affetti, tutti i saperi.
Ora, la sorpresa di questo scriba, che sicuramente si era riconosciuto in questo primato della preghiera proposto da Gesù, è che il Rabbi di Nazareth indica un secondo comandamento, nonostante non gli fosse stato richiesto: Amerai il tuo prossimo come te stesso, un’aggiunta, propria di Gesù in questo contesto specifico, quindi sulla questione del primato tra i comandamenti. Quello che voglio dire è che questa aggiunta non è fatta da parole estranee alla Scrittura, perché “amerai il prossimo tuo come te stesso” è scritto in Lv 19,18, però ciò che sorprende è che Gesù consideri l’amore verso il prossimo come realtà che scaturisce immediata dallo stesso amore che si ha verso Dio e che viene generato dall’atteggiamento globale di ascolto di noi stessi, degli altri, delle situazioni che viviamo, di tutto, in Dio. Chiediamo, allora, al Signore che oggi, anche noi, come questo scriba, possiamo cogliere l’importanza di metterci in ascolto fino a che l’amore di Dio possa agire in noi, così da poter coinvolgere con noi tutti coloro che ci verranno affidati, sia nella preghiera che nella vita di ogni giorno. Buona giornata!
Mc 12, 28-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
IL COMMENTO IN VIDEO: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos