Oggi ci si unisce come i pagani e si convive. E la Benedizione di Dio?
Chi può dire di aver imparato ad amare?
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Di Padre Giuseppe Tagliareni
Accompagnato da Raffaele, Tobia giunse ad Ecbatana, alla casa di Raguele, parente di suo padre. Egli aveva la figlia Sara, a cui erano morti sette mari ti, uccisi dal demonio. Tobia, essendo il parente più prossimo, aveva il diritto e dovere di prenderla in moglie, ma temeva di fare la fine degli altri.
Raffaele lo rassicurò che era nel disegno divino il suo matrimonio con Sara. “È una ragazza saggia, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona” (Tb 6,12).
Così Tobia chiese in sposa Sara e Raguele gliela concesse, pur con tanta trepidazione e scrisse l’atto di matrimonio. Una volta nella camera nuziale, Tobia invitò Sara a pregare per essere liberati dalla morte ed avere la benedizione sulla loro unione.
“Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con animo retto. Dégnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia”. E dissero insieme: “Amen, amen!”. Poi dormirono per tutta la notte” (8,7-9).
Oggi ci si unisce come i pagani e si convive. E la Benedizione di Dio fugge via. Va bene così?
Dio è l’unico: “amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici.
In questi due Comandamenti c’è tutta la Legge e i Profeti. Gesù lodò lo scriba che gli fece questi ragionamenti e disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». Ma chi può dire di aver imparato ad amare?