Viviamo già i tempi finali?

Viviamo già i tempi finali?

LA PENTECOSTE, APRENDO DEFINITIVAMENTE IL TEMPO DELLA CHIESA, INAUGURA DI FATTO LE FASI ULTIME DEL TEMPO DELL’UMANITÀ IN QUESTO MONDO

Di Pierluigi Pavone

È un errore teologico, spesso comune, prospettare al futuro i tempi ultimi. Altrettanto  grave è l’errore millenaristico: immaginare cioè un regno terreno di Cristo dopo il Giudizio Universale. Cristo apre e chiude l’ultima età della storia, indicata generalmente come “sesta”, perché i Padri usavano distinguere – in base ai giorni della Creazione – sei grandi epoche storiche, da Adamo fino al ritorno di Cristo nella gloria, per giudicare i vivi e i morti.

L’ultima età, i tempi finali, quindi, non sono da prospettare al futuro, in quanto sono già in atto, proprio dalla Incarnazione e dalla Resurrezione. Così come la storia e i tempi saranno chiusi per sempre con il ritorno di Cristo, la sconfitta dell’Anticristo e ciò che Matteo chiama “mietitura della nazioni”. La sesta età procede, dunque, tra due estremi definiti: le due Parousie di Cristo.

Il termine parousia è stato usato due volte con un significato specifico e preciso.

Per Platone si trattava di una ipotesi per spiegare la relazione tra questo mondo materiale, mutabile e visibile e i modelli eterni e perfetti (definiti in filosofia “Idee”, da non confondere con i pensieri o concetti mentali). Platone è infatti l’unico tra i Greci ad ammettere una teoria creazionistica, pur non identificando Dio con il Bene (come invece in San Tommaso), pur non riconoscendo Dio come Causa finale (come invece Aristotele), pur non ammettendo una creazione dal nulla, ma una divina e buona plasmazione di una materia amorfa preesistente. Nel Timeo, opera che diventerà famosissima anche nell’umanesimo sincretista e gnostico-cabalista, Platone riconosce come verosimile l’ipotesi di un Demiurgo divino che realizza una copia, contemplando le Idee, le forme universali e perfette di tutte le cose.

I filosofi e teologi cristiani, specialmente nel periodo patristico, accettarono la tradizione platonica, conciliandola con la Bibbia, dove possibile: eliminarono la materia amorfa e fecero delle Idee – come già nel filosofo ebreo Filone d’Alessandria – il Logos eterno di Dio; tralasciarono perché privo di soluzione teorica la distinzione platonica tra Demiurgo divino e Idea del Bene.

Nel suo sforzo metafisico, Platone abbandonava altre ipotesi, pur contemplate per spiegare la relazione tra le Idee e il mondo materiale. Una di queste ipotesi era appunto quella della parousia, cioè la teoria della presenza – questo quindi il primo significato specifico – delle Idee nelle cose fisiche, ipotesi che però avrebbe comportato una moltiplicazione della singola Idea in ogni cosa (quindi negato la sua perfezione come unica oltre che una in sé).

Ma i Padri della Chiesa recuperarono il termine parousia, contestualizzandolo però non in una questione cosmologica e metafisica, bensì cristologica (in generale era usato anche nel linguaggio pagano ad indicare ad esempio la visita/presenza imperiale). La parousia era ora la venuta di Cristo (così utilizzato nelle varie forme nel NT). Credendo nella Incarnazione del Logos, per il Sacrificio della Croce, e nel suo Ritorno per il Giudizio Universale, si distinguevano due parousie, identificando concettualmente tale termine con le due venute di Cristo.

L’Apocalisse, quindi, si colloca come Rivelazione di cose accadute, di cose che stanno accadendo e di cosa che dovranno essere, all’interno della Storia in generale e, in particolare, dei tempi finali, che sono quelli che la Chiesa vive dalla sua stessa fondazione. Tali tempi finali, che vedranno lo scontro ultimo proprio tra Chiesa e anti-Chiesa, sono segnati dal furore di Satana, perché, dopo la sconfitta nei cieli e dopo la sconfitta definitiva sul Golgota, sa che gli resta poco tempo (Ap 12); sono altresì segnati dalla presenza dello Spirito Santo, la Terza Persona della Trinità che riserva per Sé l’azione specifica, in questa sesta età della storia, di consolare i cristiani e di giudicare il mondo quanto alla colpa di rifiutare il Figlio di Dio.

Nell’atto ultimo di questa sesta età, prima del Giudizio, lo scontro contro l’Anticristo – che assumerà forme messianiche e coinvolgerà le nazioni contro la Chiesa, in nome della pace della fratellanza e affascinando molti nella religione globale dell’uomo divino – sarà l’occasione ultima perché siano rivelati i segreti di molti cuori. E sarà occasione ultima perché Maria trionfi, come disposto e concesso dal Figlio.

La Pentecoste, aprendo definitivamente il tempo della Chiesa, inaugura di fatto le fasi ultime del tempo dell’umanità in questo mondo.

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