La chiesetta del “Quo vadis, Domine?”: Santa Maria in Palmis
LA CHIESA È STATA ERETTA PROPRIO SUL LUOGO DOVE IL SIGNORE INCONTRÒ L’APOSTOLO PIETRO CHE STAVA FUGGENDO A CAUSA DELLA PRIMA GRANDE PERSECUZIONE DEI CRISTIANI, A OPERA DELL’IMPERATORE NERONE
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Di Paola Liberotti
Al secondo miglio della suggestiva Via Appia Antica, appena lasciata l’Urbe dopo la monumentale Porta San Sebastiano, lo sguardo del visitatore comincia già a perdersi per i dolci tratti della campagna romana, che miracolosamente sopravvive ai caotici ritmi della Roma del Terzo Millennio. Ed ecco, guardando sul lato sinistro della strada, poco prima della biforcazione per la Via Ardeatina, un piccolo e davvero poco appariscente gioiello di Fede e Storia: è la chiesetta detta del “Quo vadis, Domine?”, intitolata a Santa Maria in Palmis.
La sua storia è affascinante, come i lettori del famoso romanzo omonimo di Henryk Sienkiewicz prima, e poi gli spettatori dell’altrettanto celebre film hollywoodiano degli anni Cinquanta ricorderanno. Infatti la chiesa è stata eretta proprio sul luogo dove – secondo la Tradizione riportata nel testo apocrifo degli Atti di Pietro – il Signore incontrò l’apostolo, che stava fuggendo a causa della prima grande persecuzione dei Cristiani, a opera dell’imperatore Nerone. Secondo questo racconto, Pietro pose a Gesù la domanda «Domine, quo vadis?», ovvero “Signore, dove vai?”, e alla risposta di Gesù: «Eo Romam iterum crucifigi»: “Venio Romam interum crucifigi“, “Vado a Roma a farmi crocifiggere di nuovo”, egli capì che doveva tornare indietro per affrontare il martirio.
Su una piccola lastra di marmo al centro della chiesa si trovano, infatti, due impronte di piedi (copia di un rilievo conservato nella vicina basilica di San Sebastiano fuori le mura), che sarebbero le impronte lasciate da Gesù…
La facciata è scandita da due lesene laterali; sulla sommità un timpano e lo stemma dei Barberini. Un timpano ridotto è collocato sopra la porta d’ingresso, sormontato a sua volta da una grande finestra.
L’interno è a un’unica navata; sull’altare è collocata l’immagine della Madonna del Transito, e ai lati due affreschi con la Crocifissione di Gesù e la Crocifissione di Pietro. Sopra l’altare, in una lunetta, un affresco raffigura l’Incontro di Gesù con Pietro. Nelle pareti laterali ne sono visibili altri due, con gli stessi soggetti. Nell’unica cappella laterale si può ammirare San Francesco e il panorama di Roma con le sue chiese. Infine, si trova anche un busto di bronzo di Henryk Sienkiewicz, lo scrittore polacco autore del famoso romanzo storico “Quo vadis?”.
La chiesa odierna è il rifacimento seicentesco di una piccola cappella eretta nel IX secolo; oggi è gestita dai religiosi della Congregazione di San Michele Arcangelo, il cui convento, anch’esso del XVII secolo, è ivi annesso. Una lapide interna ricorda, inoltre, la visita di San Giovanni Paolo II del 22 marzo 1982.
Per chi ha l’incommensurabile Grazia della Fede, non si può certo non provare una potente emozione di fronte a questo venerato ricordo di un episodio che, ambientato in un luogo dove regna tuttora la pace e la bellezza incontrastate dei tempi antichi, attira sempre pellegrini e visitatori curiosi, allora come oggi.
* Legio Mariae – Roma