Shemà. Commento al Vangelo del 22 maggio della teologa Giuliva Di Berardino
Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.
Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!
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IL COMMENTO TESTUALE
IL VANGELO DEL GIORNO: Gv 21, 20-25
sabato 22 maggio 2021
SANTA RITA
Oggi ricordiamo Santa Rita, sposata con un uomo violento, sopportò con pazienza i suoi maltrattamenti, riconciliando con Dio non solo suo marito, ma anche tante famiglie in odio tra loro; Rimasta vedova subì anche la morte dei suoi due figli, e, infine, entrò nel monastero dell’Ordine di Sant’Agostino a Cascia in Umbria, offrendo a tutti un sublime esempio di santità. Il senso della vita di questa santa tanto amata nel mondo, ancora oggi, è la sua unione a Gesù come sposa di un uomo, come madre e come consacrata a Dio. Sono quelle presenze che ci danno testimonianza dell’amore di Dio non tanto con le parole, ma con la vita.
Il Vangelo di oggi, in un certo senso, ci mette in evidenza questo dono di testimonianza particolare, unico, che assume, nel testo, il “discepolo che Gesù amava”. Si tratta dell’ultima menzione del discepolo amato, un personaggio che compare solo nel Vangelo secondo Giovanni e che per i commentatori corrisponde a Giovanni figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo. In questo testo il discepolo che Gesù amava suscita la preoccupazione di Pietro, che comunque aveva appena ricevuto solennemente l’incarico di pascere il gregge di Gesù (Gv 21,15.16.17). E’ evidente che il discepolo amato testimonia un rapporto così speciale con Gesù tale da far pensare a una comunione anche di destino con il Maestro. Infatti le parole di Gesù lasciano emergere una predilezione particolare tale che sembra quasi che solo il discepolo amato, più degli altri, fosse in grado di entrare nel mistero di morte e risurrezione di Cristo in modo autentico. Pietro viene invece invitato da Gesù semplicemente a “seguire”, come discepolo. Solo il discepolo amato sa penetrare il mistero del Padre in Gesù e sa testimoniarlo, perché, a differenza degli altri discepoli e di Pietro in particolare, egli si lascia amare da Gesù, così da diventare testimone, non solo per gli apostoli e per Pietro, ma per tutti noi, che solo l’amore sa, solo l’amore comprende e ripara, solo l’amore riconosce, solo l’amore resta, nonostante tutto. Ecco perché l’evangelista Giovanni non rivela mai il nome del discepolo amato, perché questo personaggio non può essere qualcuno di identificabile, ma di qualcuno in cui ci si può identificare! Potremmo dire infatti che, in verità, ogni discepolo di Gesù è un discepolo amato, perché essere amati è la condizione necessaria per entrare e rimanere in comunione con Dio, per conoscerlo, per riconoscerlo, per testimoniarlo.
Quando Pietro domanda a Gesù: che ne sarà di lui?, Gesù risponde: Se voglio che egli rimanga finché io venga a te che importa? Tu seguimi! Seguire Gesù è un atto di fiducia in Lui, ma è necessario che, perché il discepolo segua il Signore, impari a restare in Dio, nella familiarità d’amore con Gesù, fino alla fine, cioè fino a quando il Signore verrà. Senza amore, senza la forza di restare in Dio, la Chiesa sarebbe solo una istituzione umana che certamente farebbe molto bene, in certi casi, ma senza amore non c’è vita, non c’è Chiesa e non c’è santità.
Preghiamo allora la santa che celebriamo oggi, l’amata santa Rita che ha tanto amato Gesù da diventare una vera e propria discepola amata, capace di restare con Gesù, e nel cuore di tante persone, di ogni luogo e di ogni tempo, fino alla fine dei tempi. Questo è il grande miracolo dell’amore di Gesù: la forza di testimoniare l’amore, per sempre. Preghiamo insieme l’orazione di colletta della messa di oggi, dedicata a Santa Rita: Dona a noi, o Signore, la sapienza della croce e la fortezza con le quali hai voluto arricchire santa Rita [da Cascia], perché, sopportando le sofferenze con Cristo, partecipiamo più intimamente al suo mistero pasquale. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Gv 21, 20-25
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
IL COMMENTO IN VIDEO: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos