Shemà. Commento al Vangelo del 14 maggio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 14 maggio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO EL GIORNO:  Gv 15, 9-17
FESTA DI SAN MATTIA  APOSTOLO 

venerdì 14 maggio 2021

Celebriamo oggi la festa liturgica di San Mattia, apostolo, che seguì Gesù dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui fu assunto in cielo. Così, dopo l’Ascensione, fu chiamato dagli stessi apostoli al posto di Giuda il traditore, per far parte dei Dodici, diventando anche lui testimone della risurrezione. Il testo del Vangelo ci offre ancora l’opportunità di approfondire i “discorsi di addio” di Gesù ai suoi discepoli, in cui Gesù offre due consigli, gli ultimi della sua vita, che introducono il comandamento “nuovo”che Lui ci ha lasciato. Il primo consiglio è quello che abbiamo meditato in questi giorni: “rimanete nel mio amore”, cioè cercate sempre, in ogni situazione della vita, la relazione con Dio, che è Amore. Il secondo consiglio è: “osservate i miei comandamenti”, cioè abbiate un atteggiamento filiale nei riguardi di Dio e fraterno verso tutti gli uomini e le donne della terra. Notiamo inoltre che, dopo aver dato questi consigli, Gesù ne indica la motivazione: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.” Questo significa che la gioia è il segno visibile che viviamo ciò che Gesù ci ha trasmesso di più caro: l’amore. Ecco perché Gesù ci lascia l’amore come comandamento, anzi, come il comandamento “nuovo”. Il testo, se ci facciamo caso, ripete per due volte, a metà e in conclusione,  l’aggettivo “nuovo”, che quì non è usato per dire che questo comandamento non è mai stato vissuto prima, ma che è quello che viene per ultimo e che quindi è quello definitivo, quello che compie tutto. Anche la parola “comandamento” in realtà non trasmette il senso del linguaggio usato da Gesù in questo contesto, perché questa parola è usata nel senso ebraico di “motto riassuntivo”, o, meglio ancora, di “parola che plasma la vita”. E la parola che ci lascia Gesù plasma la vita perché il suo amore in noi si fa vita, e  dilata il nostro cuore in una relazione che si concretizza nell’amore fraterno, nell’amicizia. In questi nove versetti, infatti, per nove volte risuona la parola “amore/amare” e per tre volte la parola “amici”. Gesù, infatti, non chiede di ricambiare il suo amore amando Lui e basta, come potrebbe chiedere una persona. No, Gesù ci dilata il cuore, perché ci fa capire che rispondere al suo amore è amare gli altri come Lui ha amato, noi e gli altri. Per questo ringraziamo il Signore perché, come è successo quel giorno a San Mattia, un giorno, l’amore del Signore, ha raggiunto anche noi. E questo non perché si fermi a noi, ma perché a noi, oggi, ci venisse offerta possibilità di amare gli altri, di portare l’amore del Signore a quelli che ci stanno accanto, al nostro prossimo. Ringraziamo con gioia il Signore, perché è questa possibilità che ci salva, facendoci vivere il compimento di tutti i comandamenti e le profezie che Dio ci ha donato fino ad oggi. Condivido allora con voi questa profonda riflessione sull’amore che si trova in un testo scritto da uno tra i teologi moderni che ha saputo meglio penetrare il mistero di Dio, Hans Urs von Balthasar. Nel suo libro Solo l’amore è credibile, Roma 1977, a pag. 128, scrive: “L’amore che tutto compie e completa, nel doppio senso di un’estensione nell’infinito e di una concentrazione nel compiuto, nel definitivo, è necessariamente quello che dà la forma e, come ultima forma, è quello che dà senso a tutti i precedenti passaggi e processi d’integrazione. L’amore però…non è un amore qualunque, bensì quello di Cristo, della nuova ed eterna Alleanza: amore inteso come ‘misericordia profonda, sentita’, come ‘un essere aperti ad accogliere con magnanimità e benevolenza’, come un senso della propria inferiorità’, ‘mansuetudine indifesa’, ‘sopportazione paziente’ e, con questo, vittoria su tutte le contrarietà; sopportazione del prossimo insopportabile, perdono, perché Dio ha perdonato: in breve, quella ‘virtù’ che già il ‘vincolo della perfezione’ imprime in maniera determinante. Questo amore è anzitutto lo scopo di tutta l’educazione dell’uomo ». Buona giornata!

Gv 15, 9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:”Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”.

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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