Cristina Mangini: “L’arte è un modo di comunicare degnamente col trascendente”
LO SPAZIO PROSSEMICO DI CRISTINA MANGINI
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Di Bruno Volpe
L’arte come ricerca del Bello. Ne è convinta e lo dice in questa intervista Cristina Mangini, artista barese, pittrice di successo. Pur giovanissima, sono tante le mostre alle spalle di questa artista, e sono molto anche le recensioni qualificate (anche un elogio di Vittorio Sgarbi) e premi importanti.
Cristina Mangini, si descriva..
“Sono un’artista emergente, per la precisione visiva. Nasco come decoratrice e vengo dall’Accademia delle Belle Arti”.
Esperienza di grafica anche..
“Non sono espressamente grafica, ma ritengo che il disegno sia importante e soprattutto l’uso delle tecnologie digitali”.
La serie che maggiormente l’ha lanciata alla ribalta della critica è Spazio Prossemico. Che cos’è?
“Questa serie, è nata nel primo periodo della pandemia, nella prima fase del lockdown. Sono oggetti in cerchio, cerchi che si aprono e si chiudono. Questi oggetti distanziati tra di loro rappresentano la distanza che la pandemia ci ha imposto, una condizione forzata dettata dalle emergenze sanitarie. E’ venuto meno il contatto interpersonale e questa serie con oggetti distanziati vuole sottolineare il distanziamento sociale, ma anche la solitudine interpersonale”.
Che effetto ha avuto secondo lei la pandemia sul mondo dell’ arte?
“Sicuramente ci ha danneggiati in quanto si sono fermati gli eventi in presenza, tuttavia, e vediamo il bicchiere mezzo pieno, l’abitudine al contatto fisico è stata surrogata dai social e dalle tecnologie e almeno per quello che mi riguarda, ho avuto più tempo per studiare”.
Lei recentemente ha dipinto un cerchio di olive, perché?
“Lo devo ad un lavoro svolto per una rivista prestigiosa di Milano. Poi amo le olive, da matta. Ho voluto vedere il lato femminile del frutto”.
L’ arte può essere veicolo per cercare bellezza e verità?
“Sicuramente. E’ un modo di comunicare degnamente col trascendente, se ben fatta. Ogni artista ha la sua sensibilità, ma penso che ciascuno di noi tenda al Bello”.