La “grande meretrice” dell’Apocalisse è l’anti marianesimo?
L’ANTI-MARIA…
–
Di Martino Mora
Se esiste un libro sacro enigmatico più di qualsiasi altro, esso è l’Apocalisse di san Giovanni Apostolo.
Se nell’Apocalisse esiste una figura enigmatica in sommo grado, ancora di più di quella dell’Anticristo, è quella della “grande meretrice”, la donna vestita di porpora, “Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini sulla terra”.
E’ una figura femminile, chiaramente legata al demonio, che affianca quella maschile dell’Anticristo.
Non è facile dare un’interpretazione teologica ortodossa di questa figura. Non sappiamo nemmeno se si tratta di un personaggio reale o del simbolo di qualcosa di impersonale.
Senza dubbio è simbolo del male radicale al femminile, come l’Anticristo lo è del male radicale al maschile (anche se l’Anticristo non si rivelerà soltanto un simbolo, ma per fede sappiamo che sarà un uomo).
E’ evidente che si tratta di qualcosa che si oppone, per principio e realmente, a tutte le virtù mariane, al femminino incarnato perfettamente nella sue più alta virtù dalla Vergine Maria.
E’ probabilmente l’incarnazione, individuale o collettiva, dell’estremo anti-marianesimo. E’ l’anti-Maria.
Evocata ed adorata nella “messa gnostica” anche dal satanista Aleister Crowley e dai suoi attuali seguaci.
Personaggi che non ritengo affatto pazzi o ciarlatani, ma (senza cadere in Qanon o cose di questo genere) un fenomeno molto più serio e inquietante di quanto non si creda.
Al di là di certi aspetti folkloristici, si tratta spesso di persone serissime, purtroppo, che molte religioni oltre alla cattolica identificano con l’ossimoro “santi di Satana”.
Cultori “di quel dio che è il rovescio di Dio”, come scriveva il loro affine Georges Bataille, il più rilevante teorico novecentesco della spiritualità alla rovescia.
Esiste poi un’ala del femminismo radicale, spesso lesbista, che interpreta esotericamente la figura femminile della “donna scarlatta” come incarnazione dell’anticristica rivolta contro le identità sessuali e la legge di natura.
Sappiamo che per la parte più radicale del femminismo Babilonia, la donna scarlatta, è simbolo della società matriarcale, della rivolta contro il Padre.
Ad esempio la filosofa femminista Mary Daly identificava già nel lontano 1973 l’Anticristo come “ondata di coscienza… risveglio spirituale”, nella sua opera “Al di là di Dio Padre”.
Secondo la Daly (che incredibilmente continuò a insegnare fino alla pensione, come se niente fosse, in un’università cattolica modernista americana) le donne devono quindi auspicare l’avvento dell’Anticristo, come liberazione definitiva dal Padre, e rifarsi “al simbolo della Grande Dea”, “la chiave della salvazione”.
Oggi viviamo sotto attacco del genderismo, del’omosessualismo, della ventata potente di forze che si oppongono alla visione tradizionale (cioè fondata nella legge naturale) dei rapporti familiari e sessuali, mirando a sovvertirla completamente. Sostenute anche materialmente dai grandi plutocrati della finanza e delle multinazionali.
Occorre quindi un’interpretazione seria, teologico-escatologica della figura giovannea della donna scarlatta, della Grande Babilonia
Ovviamente non possiamo attenderla dalla parte modernista del clero, che avendo perso la fede a queste cose generalmente non crede, o quando vi crede sta dall’altra parte.
Occorre quindi un’interpretazione teologica, fondata sulla dottrina di sempre, ma capace di leggere davvero i tanto proclamati (senza capirli mai) “segni dei tempi”.
Un’interpretazione che oggi non può non diventare anche teologico-politica. La teologia politica è più attuale che mai.
ottimo articolo