Il fallimento “scontato” del costituzionalismo
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Di Daniele Trabucco
Stiamo vivendo in uno Stato “sanitario” ove al cittadino si sono sostituiti il malato e il potenziale “untore” e il linguaggio giuridico si é fatto esso stesso “proprietario” delle libertà costituzionali. Meraviglia? Assolutamente no. Solo l’ulteriore prova di come il costituzionalismo abbia fallito miseramente perché parte dalla pretesa (irrealizzabile) di limitare il potere.
In realtà é il potere medesimo che attua le Costituzioni modulari e positivistiche, favorendo così la “liquidità normativa” e ponendosi in questo modo al di sopra della “forza” del Testo fondamentale. Pertanto, o il potere politico si fa ordinatore della “Costituzione naturale” (si vedano le riflessioni di Joseph de Maistre, 1753-1821), oppure porterà al nichilismo assoluto in cui, per dirla con Nietzsche (1844-1900), nulla rimane nelle mani dell’uomo.
Infatti, un conto é, secondo la riflessione aristotelica contenuta nell’ “Etica Nicomachea, il “giusto politico”, o meglio il prodotto delle scelte dell’uomo che vive in società e che costituisce un artefatto del raziocinio umano come sono le leggi e la politeia, un altro il “giusto naturale”.
Quest’ultimo è quel giusto che “in ogni luogo ha la stessa potenza e non dipende dall’avere, oppure no, un’opinione” diversamente dal primo che, fondato sulla legge, è quello “di cui non importa nulla se le sue origini sian tali o tal’altre, ma una volta che l’abbiamo stabilito, comporta una differenza” (EN 1134b 18-21)”.
Ora, quale giusto sottende al progetto di legge di iniziativa parlamentare c.d. Zan-Scalfarotto? Questo non confonde, forse, ciò che é naturale con ciò che é naturalistico come, del resto, insegna Tommaso d’Aquino (1225-1274)? Spiegatelo all’Azione cattolica.
* Costituzionalista