Shemà. Commento al Vangelo del 25 aprile della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 25 aprile della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Gv 10,11-18

domenica 25 Aprile 2021 – IV DOMENICA DI PASQUA

Oggi è la IV domenica di Pasqua ed è la domenica detta del “buon pastore”, in cui la Chiesa prega in modo particolare per le vocazioni. Quello che emerge infatti da questo testo, tratto dal Vangelo secondo Giovanni, è la relazione unica e particolare che il pastore ha con le sue pecore.
Innanzi tutto c’è da dire che l’immagine del pastore, nel contesto della predicazione di Gesù, si pone in continuità con la  predicazione profetica del popolo d’Israele, non solo perché il pastore era una figura comune nella cultura giudaica antica, ma anche perché i profeti avevano già utilizzato questa immagine per indicare la mediazione di tipo relazionale che esiste tra Dio e il suo popolo.
Ricordiamo infatti il Salmo 23, attribuito al Re Davide, che inizia con queste parole: “Il Signore è il mio pastore”, ma ricordiamo anche la profezia di Ezechiele (34, 10-13), che ci trasmette queste parole di Dio, rivelate al profeta: “ Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutte le praterie della regione.” Nella Sacra Scrittura, quindi, Dio è definito pastore e Gesù oggi ci annuncia: “Io sono il buon pastore”, anche se nel testo originale greco l’aggettivo utilizzato è “kalos”, per cui, per essere precisi, Gesù, in realtà, dice: “Io sono il pastore bello”. Bello perché attira le pecore nella vera bellezza, che consiste, lo comprendiamo dal Vangelo, in atteggiamenti che qualificano l’immagine della relazione che Dio ha per il suo popolo, per noi, relazione di cura, di tenerezza e di amore. Ecco perché oggi preghiamo per le vocazioni, perché nessun essere umano esiste se non ha una vocazione, nessuno può vivere felice senza cura, senza tenerezza e senza  amore.
Le parole di Gesù ci mostrano proprio questo: Il buon pastore dà la propria vita per le pecore, il mercenario invece non ha cura delle pecore, è scritto infatti che non gli importa delle pecore.
La vocazione, quindi, per cui oggi preghiamo  è la vocazione alla vita, alla bellezza della vita, che è avere cura dell’ambiente, delle cose, delle persone, dare dignità alle persone. Vocazione, che dal latino vuol dire “chiamata” è sentire dentro la spinta a rendere bello tutto ciò che ci circonda, in modo unico, personale, ma coinvolgente, diffusivo, attraente. In questo senso ciascuno di noi è pastore per gli altri, perché a ciascuno è dato un modo di prendersi cura degli altri che non è quello di tutti. Rispondere alla chiamata di Dio ci fa diventare pastori, perché ci fa partecipare alla bellezza dell’unico Pastore bello, che ci chiama, perché ci ama e ci vuole felici.
Buona quarta domenica di Pasqua!

Gv 10,11-18
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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