Non tutti i pastori sono buoni

Non tutti i pastori sono buoni

IV Domenica di Pasqua. Anno B

Di Padre Giuseppe Tagliareni

Gesù ha fondato la sua Chiesa su S. Pietro. Egli ebbe un momento di debolezza e fuggì. Ma una volta confermato da Gesù risorto, divenne il primo testimone davanti alle folle e ai capi degli ebrei.

Guarito lo storpio alla porta Bella del tempio e interrogato con quale potere avesse fatto ciò, rispose con coraggio: “nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti” (At 4,10).

Gesù è “la pietra angolare” scartata dai costruttori, i capi giudei, ma scelta da Dio per edificare il nuovo Tempio spirituale. Fuori di lui non c’è salvezza.

Purtroppo, dopo il Vaticano II, questa verità è stata oscurata e molti credono che salvarsi significa stare bene e che ogni religione è buona: ognuno secondo la sua coscienza. Tutti poi siamo figli della Madre Terra e perciò “fratelli”, per la comune appartenenza.

S. Giovanni, invece afferma che “noi siamo figli di Dio”: per questo il mondo non ci riconosce come suoi e ci perseguita. Gesù è il buon Pastore che conduce ai pascoli eterni le sue pecorelle.

Non tutti i pastori sono buoni: ci sono i mercenari che non si curano delle anime loro affidate, non danno i pascoli della Parola di Dio e dell’Eucaristia, non curano le ferite e i vizi, non allontanano i lupi rapaci, disperdono e abbandonano il gregge. Severo sarà il giudizio di Dio.

Il buon pastore, come Gesù, dà la vita per le sue pecorelle. Per questo Dio lo ama.

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