La Trinità cristiana “sminuzzata” dal padre domenicano Emmanuel Durand
PER ACCOSTARSI AL MISTERO DEI MISTERI
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Di Matteo Orlando
E’ disponibile da oggi, 14 aprile 2021, il nuovo libro del padre domenicano Emmanuel Durand dal titolo “Dio Trinità – Comunione e trasformazione” (Queriniana Editrice, Collana “Giornale di teologia 431”, pagine 192, euro 20).
“Quest’opera possiede le stesse doti di rigore e di profondità che i lettori di Durand già conoscono, ma si distingue anche per una particolare sensibilità educativa e una grande chiarezza, nonostante la complessità dei temi che affronta”, ha spiegato Francois Nault dell’Università Laval, presentando il testo.
Come entrare nel mistero della Trinità? In che modo questo cuore imperscrutabile della fede cristiana può illuminare l’esistenza di ogni persona? Come, infine, il mistero che è Dio può fare luce sull’enigma dell’essere umano?
A queste, e altre domande cerca di rispondere padre Emmanuel Durand, uno dei teologi contemporanei che hanno dato nuova ispirazione agli studi trinitari. Il figlio di San Domenico ci offre in questo testo la sua opera più rigorosa, e pedagogicamente chiara, per quanti vogliono accostarsi al Mistero dei Misteri, la Santissima Trinità.
Fra le grandi questioni che il domenicano francese affronta in modo semplice e preciso vi sono l’ambiguità di molte rappresentazioni della Trinità e il rapporto delicato fra il Dio dei cristiani e il Dio unico del giudaismo. Ma egli si dedica soprattutto alle implicazioni concrete della fede trinitaria – le sue “ricadute” etiche e politiche, potremmo dire – su quella comunità che è la chiesa, sulla nostra concezione (e la nostra pratica) dell’amore umano, sul nostro rapporto con l’altro e su altre dimensioni-chiave della vita.
L’effetto è quello di una Trinità cristiana “sminuzzata”, nelle sue risonanze più ampie e più attuali, in cinque capitoli. Il primo dimostra come la fede trinitaria professata dai primi autori cristiani è “compimento inclusivo” del monoteismo ebraico. Nel secondo capitolo mostra le acquisizioni della tradizione dei Padri in materia di fede trinitaria. Nei capitoli terzo e quarto l’autore affronta due questioni legate “alle implicazioni etiche e comunitarie della tradizione trinitaria”, analizzando la potenza della fede trinitaria in termini di ispirazione e di trasformazione del soggetto etico e il “fino a dove, e a quale condizione, la Trinità è un modello effettivo di comunità o di comunione”. Nell’ultimo capitolo, il quinto, l’autore tratta, il dove e il come il Dio Trinità è rivelato nella vita di Gesù.
“La rivelazione trinitaria di Dio può essere agevolmente sottoposta a deturpamenti o incomprensioni”, scrive nell’introduzione l’autore. Tuttavia, spiega, il mistero trinitario non è “un punto complicato della fede cristiana o il risultato sottile di un’opera di rifinitura teologica. È semplicemente il vis à vis ultimo della nostra vita di figli di Dio nella grazia cristiana. Viviamo della Trinità ed essa ci visita in molteplici maniere. In particolare, nella celebrazione dei sacramenti e nella preghiera personale e comunitaria”.
Per padre Emmanuel Durand la Trinità “non si presenta in alcun modo come un problema da risolvere, una difficoltà da chiarire, un’equazione impossibile fra uno e tre. Affrontarla in questo modo equivarrebbe a rinchiuderla in una riduzione razionalista. La confessione di fede trinitaria traduce in modo conciso la seguente convinzione di fede: la rivelazione compiuta in Gesù di Nazaret mette i cristiani in relazione con il Padre, il Figlio e lo Spirito. Nel Nuovo Testamento, l’identità stessa di Gesù Cristo è relazionale e trinitaria. Ciò è attestato attraverso gli eventi della sua origine, della sua nascita e della sua manifestazione, della sua vita e del suo ministero, e infine della sua Pasqua. Gesù è identificabile come il Figlio in missione, quando è unito al Padre che lo invia e allo Spirito che egli annuncia. La rivelazione trinitaria è contenuta originariamente nell’identità e nella missione di Gesù. È legittimo passare così dall’identità umana di Gesù all’affermazione di una Trinità eterna? Sicuramente, possiamo farlo solo supportati da una tradizione di fede”.
Prendere sul serio il Vangelo “presuppone che la forma concreta della rivelazione in Gesù Cristo corrisponda in verità all’identità profonda di Dio stesso. Questo è il mistero fondamentale della fede cristiana: Dio è Padre, Figlio e Spirito, nell’atto della trasformazione filiale di tutti gli esseri umani chiamati alla gloria. Per entrare nella teologia trinitaria, non bisogna fare come se la tradizione teologica fosse creatrice del suo oggetto. È opportuno semplicemente ricevere il Dio Trinità della confessione di fede e della vita cristiana, al fine di pensarlo teologicamente in seconda istanza, a partire da una base che rimane semplice, vitale e certa”.
“La Trinità non è una degradazione dell’unità divina”, spiega Durand. “La tradizione ebraica non va al di là dell’affermazione di modalità di presenza o di manifestazione” di Dio, ma essa “non ha alcuna ragione per distinguere” tra “persone” o “ipostasi”. “Solo la rivelazione compiuta nel Cristo e nello Spirito esigerà dai cristiani il riconoscimento di una vera differenziazione trinitaria, non solo dell’azione divina, ma di Dio stesso”. Ma “gli autori del Nuovo Testamento non concepivano la fede cristiana come una trasgressione del monoteismo stretto (quello dell’ebraismo dopo l’Esilio), ma come il suo compimento escatologico”.
Per il teologo domenicano “la fede trinitaria possiede necessariamente delle implicazioni pratiche, ecclesiali, antropologiche o addirittura politiche. C’è tuttavia un rischio di annessione pratica della Trinità a visioni partigiane della comunione”.
L’autore sottolinea che le sfide reali “sono legate al retaggio delle pratiche, alla disciplina sacramentale, alla gestione della diversità e dei conflitti, alla complementarità fra chierici e laici, all’equilibrio e alla ripartizione del potere, all’autonomia e all’unità delle comunità fra di loro”.
In “Dio Trinità – Comunione e trasformazione” l’autore procede ad una “rilettura ecclesiale delle Scritture”, si appropria “delle chiavi della tradizione” e sensibilizza “a problematiche nuove, al fine di pensare il passaggio dall’Unicità divina al Dio Trinità, sotto la duplice forma di un’inclusione e di un compimento”.