Si vuole una ‘apartheid sociale’ per coloro che rifiutano la vaccinazione?
L’esperienza inglese ci anticipa alcune contraddizioni dei pass vaccinali
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Di Emanuela Maccarrone
In questi giorno il Governo Draghi ha comunicato che, a partire da maggio, saranno allentate le restrizioni e assicurata una libera circolazione tra le Regioni di colore giallo.
Per le Regioni con un’altra fascia di colore sarà obbligatorio munirsi di un ‘pass vaccinale’ che dimostri: l’avvenuta ricezione del vaccino, l’aver effettuato un tampone nelle 48 ore precedenti, l’avvenuta guarigione dal Covid contratto.
In questo modo l’Italia si adegua alle linee europee in tema di libera circolazione tra i territori. L’obiettivo è quello di consentire un sistema di riaperture e di ritorno alla normalità, anche nelle regioni dove il virus ancora è diffuso.
Per quanto questa soluzione possa sembrare la più logica per il contenimento dei contagi e per assicurare la libera circolazione, è utile tener presente i risultati raggiunti in Inghilterra la quale, nonostante non faccia più parte dell’Unione europea, ha adottato un modello simile a quello europeo.
Il ‘vaccine passports’ è in fase di sperimentazione e molti esponenti hanno sollevato delle problematiche.
Il primo ministro inglese, Boris Johnson, ha dichiarato che ai clienti dei pub potrebbe essere chiesto di fornire un certificato di vaccinazione o di mostrare un test di negatività al covid, a discrezione del locale e a condizione che non violino le leggi sull’uguaglianza.
A parere di alcuni esponenti inglesi, questo non è il sistema migliore. Il conservatore Steve Baker ha detto che si tratta di una ‘trappola orribile’. Diverse catene di pub hanno dichiarato che il certificato potrebbe essere un problema poiché colpisce l’essenza dei luoghi, ossia l’ospitalità e l’inclusività.
Sulla questione è intervenuto anche un laburista, ex capo dell’organizzazione per i diritti umani Liberty. L’uomo ha denunciato la pericolosità dei pass vaccinali: “i passaporti potrebbero incrementare il ‘potere di polizia’ dato ‘a ogni buttafuori o capo senza scrupoli’. È una ricetta per il via libera al bullismo, alla corruzione e alla discriminazione, e non è ciò per cui ci siamo sacrificati così tanto come comunità nell’ultimo anno”.
A queste proteste si aggiungono quelle provenienti dalle chiese inglesi di ogni confessione. In una lettera aperta al primo ministro Boris Johnson, un gruppo di oltre 1.200 sacerdoti anglicani, protestanti e cattolici ha affermato che il piano “non ha alcun senso logico in termini di protezione degli altri” e hanno apertamente dichiarato che si rifiuteranno di attuarlo nei luoghi di culto.
“Le persone possono avere vari motivi per non essere in grado o non voler ricevere i vaccini attualmente disponibili, inclusi, per alcuni cristiani, gravi problemi di coscienza legati all’etica della produzione o dei test dei vaccini”, hanno detto nella loro lettera. “Rischiamo di creare una società a due livelli”.
Secondo il gruppo il rischio è che si crei un ‘apartheid medico’ a causa del quale le persone che rifiutano la vaccinazione sono escluse da molte aree della vita pubblica. Il sistema del ‘vaccine passports’ determinerebbe la fine della democrazia liberale “come la conosciamo per creare uno stato di sorveglianza in cui il Governo utilizza la tecnologia per controllare alcuni aspetti della vita dei cittadini”.
I leader religiosi, pertanto, hanno concluso la lettera dichiarando che in nessuna circostanza vieteranno l’ingresso, nei rispettivi luoghi di culto, a persone che non posseggono un certificato covid.