Adesso in Svezia dicono SÌ al matrimonio infantile…
IL “MATRIMONIO INFANTILE” È UN FENOMENO GENERATO DA UNA MENTALITÀ ARCAICA CHE GIUDICA LA DONNA IN CONDIZIONE DI STRUTTURALE INFERIORITÀ. È FRUTTO DI USANZE TRADIZIONALI-RURALI CHE CONDUCONO ANCORA OGGI, CON IL BENEPLACITO DI CERTO OCCIDENTE RELATIVISTA, AD “ACCORDI” DI NOZZE COMBINATI TRA FAMIGLIE O TRIBÙ, CONNOTATE DA BASSO LIVELLO D’ISTRUZIONE E DAL FATTORE RELIGIOSO (SOPRATTUTTO ISLAMICO). RIBUTTANTE IN PARTICOLARE LA CREDENZA DI NON POCHI MUSULMANI IN PAKISTAN PER CUI L’ISLAM RICHIEDA LORO DI DARE IN SPOSE LE LORO FIGLIE UNA VOLTA RAGGIUNTA LA PUBERTÀ
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Di Giuseppe Brienza
Il Governo guidato dal leader socialdemocratico Stefan Löfven dice sì al matrimonio infantile degli immigrati se ci sono “ragioni eccezionali”. Si tratta di un ulteriore cedimento relativista stabilito in un progetto di legge che dovrebbe entrare in vigore nel Paese scandinavo il prossimo 1° luglio.
Contestualmente a questa violazione dei diritti dei bambini, l’esecutivo Löfven ha anche annunciato che il requisito dei 18 anni per i matrimoni contratti secondo la legge straniera sarà rimosso nell’ambito della legislazione nazionale statale.
Sul sito web del governo di Stoccolma il comunicato relativo al nuovo progetto di legge informa anche del divieto, anche qui “relativo” perché suscettibile di deroghe, del riconoscimento del matrimonio poligamico straniero.
«Permettere agli uomini di sposare più donne non è compatibile con il principio della parità di trattamento dei coniugi su cui si basa la legge svedese e con i requisiti dell’uguaglianza di genere», commenta il ministro della giustizia e delle migrazioni Morgan Johansson, ma poi viene disposto che alla regola generale possono essere apportate «alcune eccezioni».
Con il nuovo progetto di legge cade il tentativo dell’opposizione moderata, liberale e di centrodestra di imporre il divieto totale in Svezia di tutte le forme di matrimonio, infantile, precoce o forzato, nel quale comunque uno dei partner è minorenne.
In una votazione del marzo 2018, il Parlamento nazionale svedese (Riksdag) aveva persino scavalcato il governo di sinistra votando un divieto totale ma, da allora, non se ne è fatto più niente.
«Oggi in Svezia abbiamo ragazze e ragazzi, cittadini svedesi, che vivono insieme, che fanno sesso tra loro, che vivono insieme e che hanno figli insieme», ha dichiarato il deputato socialdemocratico Hillevi Larsson durante il recente dibattito parlamentare nel quale la coalizione di sinistra al governo è riuscita alla fine a “sdoganare” il matrimonio infantile.
I motivi accampati per legittimare la pratica che, nelle cronache mondiali, ha fatto inorridire soprattutto per i casi delle “spose bambine” (in Pakistan, ad esempio, il fenomeno secondo dati Unicef tocca attualmente due milioni di creature innocenti), sono sempre apparentemente “umanitari”. «Affinché ci siano motivi eccezionali – scrive nel comunicato di presentazione del nuovo progetto di legge il Governo –, è necessario che il rifiuto di riconoscere il matrimonio nel singolo caso comporti gravi conseguenze, per esempio, per uno dei coniugi o che appaia altrimenti irragionevole non riconoscere il matrimonio».
Come già visto in altre occasioni, la responsabilità di trasformare l’incrinatura in falla è lasciata alla magistratura, alla quale spetterà il compito, se e quando il progetto diventerà legge, di decidere quali siano i “motivi eccezionali” per riconoscere il matrimonio infantile.
«Uno Stato di diritto come la Svezia dovrebbe essere in grado di occuparsi dei diritti di queste donne vulnerabili e dei bambini, anche quando ci sono circostanze particolarmente difficili nei casi in cui si sono sposati all’estero in condizioni contrarie alla legge svedese», hanno commentato dall’associazione per i diritti e contro la violenza sulle donne TRIS (Tjejers Rätt i Samhället). Ma alla protesta proveniente dal mondo femminile, come esemplificato da TRIS, associazione costituita in Svezia fin dal 2002 con sede ad Uppsala e guidata da Mariet Ghadimi, si è unito contro il progetto di legge Löfven anche un pezzo della galassia femminista.
L’associazione VHEK (Varken Hora Eller Kuvad), infatti, la cui leader è il deputato di origine iraniana (proveniente dalla sinistra politica) Amineh Kakabaveh, ha esplicitamente condannato la debolezza del progetto socialdemocratico, ritenendo «che non si debbano fare eccezioni per i matrimoni infantili e forzati, nemmeno per motivi eccezionali».
Secondo il leader sovranista svedese Jimmie Akesson, questi e altri crimini non sono altro che «il risultato di una politica migratoria lassista e mondiale», che porteranno alle «prevedibili conseguenze di un concetto utopico, ingenuo e pericoloso di felicità multiculturale». Il suo partito, i Democratici Svedesi (SD), si sta battendo piuttosto da anni «per un sistema giudiziario più forte» del Regno di Svezia, che sappia anche arginare l’immigrazione di massa e, comunque, integrarla nel “sistema di valori” del Paese (pagina facebook di Jimmie Akesson, post del 20 aprile 2021).