Shemà. Commento al Vangelo del 16 aprile della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 16 aprile della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

***

IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO:  Gv 6, 1-15

venerdì 16 Aprile 2021

Nel brano del Vangelo che la liturgia di oggi ci propone, tratto dal Vangelo secondo Giovanni, c’è un riferimento esplicito alla Pasqua. L’episodio che viene raccontato è il miracolo della moltiplicazione dei pani, sull’altra riva del lago di Tiberiade. La prima osservazione quindi che possiamo fare, dato che siamo nel tempo liturgico che è detto “tempo di Pasqua”, è che oggi siamo invitati a rileggere il miracolo della moltiplicazione dei pani in riferimento alla Pasqua, che per noi è la morte e risurrezione di Cristo, mistero della nostra fede. Nel testo viene specificato che “Era vicina la Pasqua dei Giudei ” e Gesù, con i suoi discepoli, decide di spostarsi all’altra riva del Lago di Galilea, però la folla lo segue. Il testo però, in pochi versetti, mette in pratica il riferimento alla Pasqua e si presenta proprio come un parallelo del racconto della Pasqua dei Giudei, così da farci scorgere una nuova Pasqua. Se nella Pasqua dei Giudei era Mosè che fece passare le acque del Mar Rosso, in questa nuova Pasqua, il nuovo esodo, Gesù porta dietro di sé una folla di poveri, malati, disperati, oppressi. Se nel primo esodo Mosè salì sulla Montagna per invocare Dio a favore del suo popolo, in questo nuovo esodo è Gesù che sale sulla montagna per moltiplicare il pane, profetizzando così che la nuova Pasqua sarà inaugurata nel suo corpo. Ecco allora che il testo ci mostra come la Pasqua in realtà sia il centro della fede non solo del popolo ebraico, ma anche di Gesù stesso, che è ebreo, ma nella Pasqua Gesù realizza il dono del suo corpo, sazia ogni fame di eternità. Ora, per cogliere il valore di questo dono della nuova Pasqua di Cristo, è importante che noi entriamo in una logica nuova, che ci immerga in questo compimento dell’amore di Dio, per noi. Pasqua, infatti, non è solo il dono del Padre che glorifica il suo Figlio Unigenito, come abbiamo meditato nei giorni passati, ma è anche il dono del Figlio di Dio che si offre per amore, perché noi potessimo diventare dono gli uni per gli altri. Osserviamo il testo: Gesù, davanti alla moltitudine, non risolve da solo la situazione come avrebbe potuto fare, ma coinvolge i suoi discepoli mettendoli davanti a quella folla perché trovassero una soluzione per sfamarla. è come se Gesù Maestro sottoponga ai discepoli un problema di logica, non tra i banchi di scuola, ma nella vita. Filippo viene interpellato per primo, ma, contrariamente da ciò che forse si aspettava Gesù, non riesce a cogliere la logica giusta perché comincia a ragionare come un uomo d’affari. Del resto sicuramente anche noi avremmo cercato di risolverla così, però questa logica non riesce a trovare una soluzione. Lo vediamo: Filippo si lamenta, ma non risolve nulla. Sarà Andrea, un altro discepolo, che cercherà una soluzione aprendosi a una logica diversa, quella della richiesta di aiuto. Così l’apostolo Andrea trova aiuto in un ragazzo che dona quello che ha: cinque pani e due pesci. Ecco finalmente compare questo ragazzino, che ha dato a tutti la soluzione del problema di logica che Gesù ha sottoposto ai suoi apostoli. Un ragazzino realizza davanti a tutti, discepoli, donne e apostoli compresi, quello che nessuno aveva pensato di fare: dare quello che ha. È questo dono che ha reso possibile il miracolo, perché la logica di Gesù non è quella di questo mondo. Questo Vangelo allora ci mostra che la nuova Pasqua, il nuovo esodo, quello che ha vissuto Gesù col suo corpo, si realizza anche tra noi oggi, se accettiamo di collaborare alla logica dell’amore, che consiste nel dono di quel poco che abbiamo, quel poco di pazienza, di fiducia, di speranza. È il dono il vero miracolo della Pasqua, quello che rende presente Cristo in mezzo a noi, lo avevano capito bene i primi cristiani che celebravano l’eucaristia con un pasto rituale insieme con i poveri, lo ha capito la tradizione della Chiesa Cattolica che, nella celebrazione dell’eucaristia, offre ai credenti il dono del pane di vita, che rende possibile l’amore di carità tra credenti, perché ovunque si sia un credente cattolico, si respiri il profumo del pane spezzato: la carità. Allora oggi impariamo da questo ragazzino, che è il migliore di tutti, perché semplicemente dà quello che ha. Non ha molto, ma è proprio quel poco che diventa cibo per tutti. Chiediamo al Signore che davvero, per la sua Pasqua, possiamo diventare dono gli uni per gli altri. Buona giornata! 

 

Gv 6, 1-15

 

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Oldest
Newest
Inline Feedbacks
View all comments