Caro Arcivescovo Bruno Forte, la verità che “può cambiare” non è più Verità

Caro Arcivescovo Bruno Forte, la verità che “può cambiare” non è più Verità

LA MORTE DEL TEOLOGO SVIZZERO HANS KÜNG HA SVELATO LE INCLINAZIONI DI MOLTI CUORI… ERETICI

Di Guido Villa

La morte del teologo svizzero Hans Küng ha svelato le inclinazioni di molti cuori. Non sorprendono le parole piene di ammirazione del presidente della Conferenza Episcopale tedesca, mons. Bätzing, il quale ha chiamato Hans Küng una «personalità» affermando che egli «lascia dietro a sé una ricca eredità teologica».

Pur con il profondo rispetto e pietà per la sua morte, come per la morte di ogni uomo, trovo francamente fuori luogo le parole del tweet della Pontifica Accademia della vita, diretta da mons. Vincenzo Paglia, la quale scrive: «E’ scomparsa una grande figura della teologia nell’ultimo secolo, le cui idee e analisi devono farci riflettere sulla Chiesa cattolica, le Chiese, la società, la cultura».  Insomma, un tweet che è un vero e proprio panegirico. Attendiamo con ansia l’inizio del processo di beatificazione. Ormai ci possiamo attendere davvero di tutto.

Intanto, per la serie “Oggi le comiche”, dopo un’intervista concessa a Vatican Insider dall’Arcivescovo Bruno Forte, abbiamo la conferma che oggi esistono due Chiese, una delle quali non più cattolica, e che purtroppo è al potere nella Chiesa cattolica.

Nell’intervista di monsignor Forte la “perla” di maggiore valore è la seguente: «Quale posizione aveva [Küng] nel dibattito sulla relativizzazione della verità?» La sua risposta è stata: «La verità non è qualcosa che si possiede e quindi di cui si può disporre a piacimento. È qualcuno che ci viene incontro, che ci trasforma. In questo senso ha un aspetto dinamico, che era quello su cui Küng insisteva». Nulla di grave, tipico del post-Concilio, tipico dell’attuale “cambio di paradigma” (cioè modifica della nostra fede) propugnato dal cardinale Cupich. Nulla di grave, solo che non è più cattolico. Mi spiego meglio poiché è facile essere ingannati dalla parole equivoche dei pastori che stanno distruggendo la Chiesa e dalle loro false rassicurazioni che in realtà nascondono tranelli.

Riporto nuovamente la domanda de La Stampa («Quale posizione aveva [Küng] nel dibattito sulla relativizzazione della verità?») e la risposta di monsignor Forte («La verità non è qualcosa che si possiede e quindi di cui si può disporre a piacimento. È qualcuno che ci viene incontro, che ci trasforma. In questo senso ha un aspetto dinamico, che era quello su cui Küng insisteva»). La prima parte della risposta è corretta, non si può disporre a piacimento della verità. Poi viene il tranello, nascosto da parole rassicuranti: la Verità, dice il presule, «è qualcosa che viene incontro, che ci trasforma». Quel “ci trasforma” fa pensare, ma potrebbe essere inteso anche in senso positivo, e cioè che Gesù viene incontro ai Suoi figli, e la Verità trasforma il loro cuore.

Purtroppo non è così, e lo capiamo dalla frase successiva. Qui viene rivelato il tranello: «In questo senso [la Verità] ha un aspetto dinamico…». Se la Verità ha un aspetto dinamico, significa che cambia con il passare del tempo. E’ il postulato del modernismo più spinto, cioè la Verità rimane ma viene adattata ai tempi in cui viviamo. a seconda delle circostanze di vita, delle culture. La Verità che può cambiare, non è più Verità. Non perché sia “rigida” come amano ripetere certi personaggi della Chiesa, ma perché filosoficamente essa “è”, così come Dio è “Colui che è”, ab aeterno. Non è rigida perché la Verità è Amore, è Dio che si incarna per noi e muore sulla Croce per la nostra salvezza. Non per nulla da qualche anno a questa parte si ripete ossessivamente che la Chiesa deve agire in senso “pastorale”.

Ma cosa significa questo? E’ un inganno. Agire in modo pastorale significa che la dottrina non cambia, ma l’agire verso le persone sì. Da qui l’ormai chiaro sdoganamento del rapporto omosessuale, della contraccezione, la distruzione dell’indissolubilità del matrimonio contratto validamente permettendo a chi ha rotto questo legame di accostarsi ai sacramenti senza che sia più necessario vivere nella castità. La dottrina, vale a dire la teoria, rimane quindi immutata (teoricamente, scusate il gioco di parole), la prassi cambia.

In questo modo, come dice padre Serafino Lanzetta, cambiare la prassi significa preparare il terreno al cambiamento della dottrina, al creare una nuova religione. E’ tempo di svegliarsi, di riconoscere l’inganno, di reagire. E’ soprattutto tempo di pregare, pregare, pregare per il Papa e la Chiesa, crescere nell’Amore (con la A maiuscola) e prepararci per i tempi ancora più bui che ci attendono.

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D’accordo

La verità è l’ adeguamento dell’intelletto alla cosa, al reale ( adaequatio rei et intellectus) dice san Tommaso. Quindi se la realtà cambia anche la verità cambia. Esempio: L’impero romano esiste, era una verità quando esisteva, oggi non più perché non esiste più.Ma certe realtà non cambiano come i dogmi, e non solo, della religione dunque la verità non cambia. Quindi la verità è “dinamica” se la realtà è dinamica cosa che non è possibile in religione ed in tante altre cose.

Sapere a memoria Catechismo e Denzinger non è necessario, anzi è infantile (anche se per certuni molto “cattolico”). Solo praticare le beatitudini, questo sì, è necessario…

“Credo fermamente in tutto cio’ che Tu hai rivelato e che ‘la Chiesa ci propone di credere'”. Questo recita l’Atto di Fede. Quindi ciò che è stato rivelato è la Verità, e su questo (ovviamente) non ci sono dubbi, mentre ciò che la Chiesa ci propone a credere (sottinteso: “per vero”) può evidentemente cambiare, in base a cambiamenti della Teologia (che è il modo per conoscere Dio, e quando e chi può dire da essere umano di conoscere totalmente Dio?). Mi sembra che l’Arcivescovo- nonché teologo – mons. Bruno Forte abbia usato altro parole per dire la stessa cosa dell’Atto di Fede.