Come può un morto operare ancora e fare miracoli?
La storia di Cristo non finisce con la sua sepoltura!
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Di Padre Giuseppe Tagliareni
La prima comunità dei credenti si andava formando, via via che la gente si convertiva. “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunio ne, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (At 2,42).
Si radunavano dove potevano, ma continuavano ad andare al tempio, come ogni pio israelita. Un giorno avvenne un prodigio strepitoso: la guarigione istantanea di uno storpio che chiedeva l’elemosina alla porta “Bella”.
Pietro e Giovanni stavano entrando per il culto pomeridiano e videro lo storpio mendicare. Pietro lo guardò e disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!» (3,6).
E quello guarì di botto e si mise a saltare e gridare di gioia, davanti agli occhi di tutto il popolo presente, che riconobbe il mendicante guarito nel nome di quel Gesù, che appena un paio di mesi prima era stato crocifisso dai giudei. Ora, i suoi discepoli nel suo nome compiono prodigi! Come può un morto operare ancora e fare miracoli? La storia di Cristo non finisce con la sua sepoltura!
Le Scritture parlano della immolazione del Messia; solo dopo avrebbe avuto la gloria e il regno. Ma questa verità era dura a credersi.
I due discepoli di Emmaus a loro insaputa vengono catechizzati dal Risorto. Lo fanno entrare in casa e lo riconoscono nello spezzare il pane. Subito corrono ad avvisare gli Apostoli, ancora impauriti. Alla fine, anche loro lo vedranno vivo e vero.