Italia quasi ridotta alla fame ma c’è chi pensa al bavaglio “omofobia”
Disuguaglianze e contrazione dei consumi… cittadini che fanno i conti con le conseguenze della pandemia… ma una parte dei parlamentari pensa al DDl Zan
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Di Emanuela Maccarrone
L’attuale situazione non è la migliore per impegnare le forze governative su un disegno di legge come quello sulla cosiddetta “omotransfobia” che, oltre a richiedere attenzioni particolari, non colma nessuna carenza normativa.
Come ha già evidenziato la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) “non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni. Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide per cui, più che sanzionare la discriminazione, si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione”.
Il vescovo di Pavia, che è recentemente intervenuto sul tema ha mostrato il suo stupore per il fatto che “nella grave situazione che il paese sta vivendo, dopo un anno di un’epidemia ancora in corso, con gravissime urgenze sociali ed economiche” vi sia, “da parte di alcune forze politiche, la tenace intenzione di portare all’esame del Senato il disegno di legge sull’omofobia”.
In un momento così delicato per l’Italia, reduce anche da una crisi dell’organo esecutivo, il prelato ha evidenziato il pericolo “di produrre fratture e tensioni nell’attuale governo di unità nazionale, nato per affrontare l’emergenza del Covid 19”.
Cosa peraltro confermata dal presidente dei senatori della Lega, Massimiliano Romeo. Il parlamentare della Lega ha spiegato che il Carroccio è assolutamente contrario alla calendarizzazione nella commissione giustizia del Senato, che hanno chiesto Pd, M5S, Renzi e gruppo misto.
“È un tema divisivo e ideologico che non fa parte dell’agenda politica. Forzature così rischiano di compromettere i rapporti all’interno del Parlamento e quel clima di sostegno e unità nazionale che si è creato, e potrebbero avere riflessi sul governo”, ha spiegato Romeo. “Meglio occuparsi di sanità e economia”.
E a proposito di economia e lavoro, la Cei ha evidenziato i limiti del sistema socio economico italiano spiegando che “nel mondo del lavoro si sono aggravate le diseguaglianze esistenti e create nuove povertà”. Secondo la Conferenza, attualmente i lavoratori si possono suddividere in tre categorie: i privilegiati (“lavoratori di alta qualifica o comunque tutelati e privilegiati che non hanno visto la loro posizione a rischio”, ma avendo potuto lavorare da casa hanno accumulato anche dei risparmi), i lavoratori occupati “in settori o attività a forte rischio o comunque con possibilità di azione ridotta è entrata in crisi” (commercianti, artigiani, ristorazione), i cosiddetti ‘dimenticati’ dal sistema di protezione del welfare (disoccupati, inattivi, lavoratori irregolari e coinvolti nel lavoro nero).
La Cei non è stata l’unica a fare il quadro della situazione. La Banca d’Italia nella sua ‘Indagine straordinaria sulle famiglie italiane (Isf)’ ha descritto un Paese che ha ridotto i consumi di beni.
Quasi un terzo delle famiglie vuole ridurre la spesa, ossia “dichiara di voler acquistare beni di qualità inferiore; i tre quarti pensano di modificarne la quantità”.
Il 70 % dei nuclei familiari ha rinunciato alle scorse vacanze estive per motivi attinenti sia alla paura del contagio (circa la metà degli intervistati), sia per motivi economici.
E la sinistra pensa alla presunta “omofobia”.