Il filosofo Galimberti: “dopo il Covid non saremo migliori, prevedo il tracollo dell’Occidente”

Il filosofo Galimberti: “dopo il Covid non saremo migliori, prevedo il tracollo dell’Occidente”

LA MESSA VETUS ORDO RENDE “MAGGIORMENTE IL SENSO DEL SACRO”

A cura di Angelica La Rosa

La celebrazione della Santa Messa nella modalità Vetus Ordo (il cosiddetto “rito romano antico”, “straordinario”, “tridentino”, “messa in latino” etc.) rende “maggiormente il senso del sacro” rispetto all’attuale rito Novus Ordo.

A dirlo è il noto filosofo Umberto Galimberti che, attraverso un’intervista concessa al Quotidiano di Bari, da ateo riflette molto profondamente su alcune tematiche religiose molto particolari.

Secondo il professor Galimberti, “il fatto che il celebrante fosse orientato ad orientem, parlasse in latino, voleva dire che non tutto deve capirsi, che non è necessario conoscere tutto. Adesso al contrario con il sacerdote rivolto al popolo e la lingua locale si manda un messaggio sbagliato: che occorre necessariamente capire tutto, che il sacro è sempre alla portata di tutti, e non è così. Solo gli ortodossi rigorosi, che nelle liturgie parlano il greco antico, hanno mantenuto intatto il senso del sacro”.

“Sacro”, ha ricordato Galimberti, “etimologicamente significa ‘separato’. Non a caso i riti avvengono in luoghi a parte, templi, chiese, persino boschi con riti, cerimonie e liturgie. L’area deputata ai riti era circondata e inaccessibile alla gente comune, proprio per sottolineare questo senso di distacco”.

Secondo Galimberti, la filosofia ci aiuta “a comprendere i mali strutturali dell’Occidente che è malato da tempo, cammina senza speranza, persino corrotto”.

Per l’intellettuale lombardo non è  vero che alla fine dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19 “saremo migliori e tutti più buoni. E non è affatto una opportunità. Io prevedo il tracollo dell’Occidente, che è iniziato da tempo. Questo crollo è dovuto a due fattori: tecnica e turboeconomia, massimo risultato col minimo sforzo, un totem  che ci ha stregati. E’ accaduto che abbiamo sacrificato tutto sull’altare della tecnologia, abbiamo dimenticato sentimento, amore, sogno che è diventato  incubo. Il distanziamento sociale non lo ha creato il virus, ma la tecnologia con i suoi apparati e schermi. L’uomo è diventato così sacerdote di una liturgia dell’isolamento e della tecnologia quale idolo”.

I greci, sostiene il professor Galimberti, “avevano il senso del limite, oggi non esiste. Anzi siamo dei novelli Prometeo”. Inoltre, a giudizio del filosofo di Monza, “siamo già nichilisti”.

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