Shemà. Commento al Vangelo del 28 marzo della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 28 marzo della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Mc  14, 1-15,47

domenica 28 marzo 2021

Domenica delle Palme

La domenica detta “delle palme” ricorda l’ultimo ingresso di Gesù a Gerusalemme. Un ingresso in cui Gesù viene acclamato come “figlio di Davide”, il grande Re d’Israele. Eppure con questo ingresso festante Gesù và incontro alla morte. Anche la liturgia della Chiesa, quindi, fa iniziare, proprio da oggi, la Settimana Santa, che converge nel Triduo Pasquale, in cui vengono celebrate la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Il contesto festivo in cui Gesù viene accolto a Gerusalemme rimanda alla celebrazione della festa ebraica di Sukkot, la “festa delle Capanne”, la festa che ricorda i 40 anni nel deserto del popolo ebraico, tempo in cui il popolo è stato guidato da Dio verso la Terra Promessa. Proprio per questo, in occasione di questa festa, i fedeli arrivavano in massa in pellegrinaggio a Gerusalemme e salivano al tempio in processione, cantando salmi e inni, agitando il lulav, un piccolo mazzetto composto dai rami di tre alberi che vengono indicati nel libro del Levitico (Lv. 23,40) come elementi simbolici di questa festa: la palma, simbolo della fede, il mirto, simbolo della preghiera, e il salice, simbolo del silenzio da avere di fronte a Dio. Spesso attaccato al centro si introduceva anche un cedro, l’etrog (il buon frutto che Israele unito rappresentava per il mondo). La tradizione orale dell’antico Israele credeva che il Messia si sarebbe manifestato durante questa festa, perché sarebbe stato lui a portare il Regno di Dio.  I Vangeli sono concordi nel raccontare che Gesù, arrivato con i discepoli a Betfage, vicino Gerusalemme, mandò due di loro nel villaggio a prelevare un’asina legata con un puledro e condurli da lui. Solo il Vangelo secondo Matteo (21, 1-11) attribuisce questo comando di Gesù alla profezia di Zaccaria (9, 9) «Dite alla figlia di Sion; Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’ asina, con un puledro figlio di bestia da soma», indicazione che conferma la tradizione che attendeva la manifestazione del Messia in questo giorno di festa. I Vangeli attestano quindi che Gesù entra a Gerusalemme non cavalcando un cavallo, simbolo del potere, ma un’asina, simbolo della mitezza con cui il Messia viene a salvarci. Secondo il Messale, la liturgia della Domenica delle Palme inizia fuori della chiesa, dove i fedeli si radunano e il sacerdote benedice i rami di ulivo o di palma, che dopo la lettura di un brano evangelico, vengono distribuiti ai fedeli che entrano in processione nella Chiesa. Quest’anno a causa della pandemia molte chiese non potranno vivere questo momento commemorativo, ma in ogni caso il Vangelo del giorno è la lettura (integrale o in forma breve) della Passione di Gesù secondo i Vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca), mentre la Passione secondo Giovanni sarà letta integralmente nella celebrazione del Venerdì Santo. Il racconto della Passione viene letto da tre lettori ed articolato in quattro parti: l’ arresto di Gesù; il processo giudaico; il processo romano; la condanna, l’ esecuzione, morte e sepoltura. In questo giorno, quindi, siamo invitati ad immergerci nella contemplazione della Passione di Gesù e della sua morte che ci ha procurato la salvezza. Chiediamo al Signore che il ramo di ulivo che portiamo a casa, come segno della pace che il Signore Gesù è venuto a donarci offrendosi per amore, ci spingano a guardare a Gesù che compie ogni attesa nell’andare con coraggio e fiducia incontro alla sua Pasqua, che per tutti noi, oggi, è l’unica vera forza che ci fa vivere. Preghiamo insieme l’antifona di questa bellissima liturgia di oggi: “ Sei giorni prima della festa solenne di Pasqua, * il Signore entrò in Gerusalemme. * I fanciulli gli andarono incontro * con i rami di palma nelle mani. * A gran voce acclamavano: * Osanna nell’alto dei cieli. * Benedetto tu che vieni con l’immensa tua misericordia. * Alzate, o porte i vostri archi, alzatevi soglie antiche, * ed entri il re della gloria. * Chi è questo re della gloria? * Il Signore degli eserciti è il re della gloria. * Osanna nell’alto dei cieli. * Benedetto tu che vieni con l’immensa tua misericordia. (Cf. Gv 12, 1.12-13; Sal 23, 9-10)” Buona domenica delle palme! 

 

Mc 15, 1-39 (Forma breve)

Al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito. A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Costrinsero a portare la croce di lui un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

 

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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