“Donna” dove sei? E dov’è la tua umanità?
Possibile che un piccolo bambino inerme non risvegli nulla nel cuore di alcuno?
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Di Antonella Paniccia
Dio dov’eri?
Ormai è sempre questo il grido che viene lanciato in cielo ogni volta che accade qualcosa di terribile ai nostri occhi: una disgrazia, un incidente, un terremoto, un’alluvione…sempre la stessa domanda: Dio dov’era? E se davvero esisteva, perché ha permesso che accadesse tanto male? Che razza di Dio è un dio che non ci protegge quando abbiamo bisogno e non ci difende dai pericoli?
“Uomo” dov’eri? E dov’era la tua Umanità?
Questo è il vero grido che, invece, dovrebbe prorompere dalla bocca di ogni persona che invoca Dio! E se poi non siete credenti, perché mai invocate l’aiuto di Dio?
Uomo dov’eri mentre, nell’angoscia, nella solitudine, nella inesperienza, nell’abbandono di tutti, lasciavi che una ragazza di 14 anni, silenziosamente si privasse di quel frutto fiorito e custodito nel suo grembo? Questa sarebbe la vera domanda da porsi.
Ma, a quanto sembra, non è possibile farla, si rischia tanto perché non è ciò che interessa la nostra società, perché le leggi umane contemplano come diritto ben altro.
Lo dimostra ciò che è accaduto in una scuola di Piacenza, dove una ragazza è tornata a scuola dopo aver abortito ed ha trovato le porte delle aule tappezzate con immagini di feti e frasi che inneggiavano alla vita. Ciò avrebbe suscitato la protesta della ragazza che si è sentita mortificata dinanzi a tutti.
Si è chiarito, dopo, che le immagini erano state, in realtà, preparate per un progetto di scienze, e attaccate alle porte due settimane prima che ella abortisse (fatto di cui i compagni neanche erano a conoscenza). Dunque la notizia era una fake-news.
Eppure, si legge in un articolo che la “ragazza ha ricevuto grande solidarietà da parte del dirigente, degli insegnanti e dei suoi compagni di classe, che si sono uniti al suo dolore” e che un avvocato stava lavorando per accertare eventuali reati commessi ai danni della ragazza fortemente scossa dai fatti accaduti.
Si leggono anche commenti di giovani donne che descrivono il tempo attuale come un tempo ancora “così maledettamente indietro” e reazioni indignate di esponenti politici i quali denunciano il fatto avvenuto come un attacco ai diritti delle donne, come una “ignobile criminalizzazione di una legge dello Stato”.
Viene da chiedersi: ma c’è nessuno che si preoccupi anche, magari, di accompagnare quella ragazza, attraverso un percorso di sostegno morale, a lenire quella ferita invisibile che resterà incisa nel suo animo di giovane adolescente, quel dolore che la percuoterà quando, col tempo, vedrà con occhi diversi quanto è avvenuto?
Sorprendono quei giornalisti che segnalano la presunta violenza morale compiuta ai danni della ragazza e che dicono sia stata traumatizzata dai volantini apposti sulle porte delle aule perché essi le avrebbero mostrato, come uno specchio, ciò per cui si sente umiliata dinanzi ai compagni, ai professori, al mondo.
Sorprende, soprattutto, la loro strana nozione di umanità, come nessuno abbia espresso un solo pensiero sul protagonista silenzioso e principale della storia, come nessuno abbia proposto di recitare un requiem per quel bambino scomparso così, senza neanche apparire un solo giorno sulla scena di questo mondo!
Così, mentre narrano dell’umiliazione subìta dalla ragazza, quegli stessi giornalisti paiono nascondersi dietro una foglia di fico, la stessa che servì per celarsi, in epoca remotissima, a tale Adamo e a tale Eva dopo aver disobbedito ai comandi del Signore.
La foglia di fico di una società profondamente insincera per la quale, ormai troppo spesso, la vittima non è mai quella che è stata soppressa, una società che non ama raccontare ai ragazzi cosa accade veramente quando un bambino (anche se viene definito feto) viene abortito, in che modo soffre e come urla silenziosamente, nel grembo materno, invocando l’aiuto di colei che, comunque, è la propria madre.
Eppure ce ne sono tante di testimonianze scientifiche! Ma perché non viene raccontato l’uso che si fa di tali ”feti” in talune – ormai mestamente celebri – cliniche dove essi vengono utilizzati per prelevare organi da vendere a chi se ne infischia della vita degli altri e pensa solo alla propria sopravvivenza?
Non bisognerebbe confondere le opinioni dei giovani che, mancando talvolta di formazione etica e morale, o anche di una adeguata informazione scientifica, potrebbero davvero pensare: “Povera ragazza… non poteva serenamente abortire per i fatti suoi, senza che qualcuno, pur involontariamente, la facesse scontrare con la nuda realtà?”.
Sarebbe urgente che taluni giornalisti si chiedessero, piuttosto, “dov’era la scuola, la società, dov’erano i genitori, i sacerdoti?”. Perché, se tutto ciò è accaduto, evidentemente sono mancati dei tasselli, c’è stato un corto circuito di “presenze assenti”.
Dov’era chi avrebbe dovuto insegnare a quella giovane che ogni vita è sacra e va rispettata? Famiglia dov’eri? Catechisti dove eravate? Insegnanti, cosa le avete insegnato? Certo, forse avete parlato della pillola del “giorno dopo”. Bel rimedio… ciò che, invece, avreste potuto insegnare riguardava il “giorno prima”. Se siete credenti, riguardava anche il quinto e il sesto comandamento.
Certo, direte, ma non siamo nel Medioevo! No, non lo siamo, tanto è vero che oggi è stato insegnato ai giovani che dovevano essere liberi, che potevano soddisfare ogni loro desiderio in qualsiasi momento, come e con chi volevano. Ecco, ora l’hanno fatto!
Avviene così che questa ragazza ha percepito quel dono che custodiva nel grembo come fosse un fastidio, un peso di cui liberarsi, qualcosa da nascondere agli occhi del mondo.
Ciò fa sicuramente riflettere su come nessuno mai le abbia insegnato a percepire i battiti del cuore di quel suo bambino (dopo 18 giorni dal concepimento già il cuore pulsa), nessuno le avrà mai detto che una carezza sulla sua pancia sarebbe diventata una carezza autentica per quel bimbo che nascondeva in sé, che magari già conosceva la sua voce e sorrideva, quel piccolino che si nutriva di ciò che mangiava lei, che era carne della sua carne, che già sognava, probabilmente, di essere abbracciato da quella giovanissima mamma che non conosceva ma che già amava tantissimo.
Forse lo sfogo di questa semplice cristiana che scrive scatenerà l’ira di chissà quante donne, quelle che “noi-abbiamo-combattuto-per-i-nostri-diritti”, ma il mio silenzio sarà per voi la risposta.
E verrà un giorno in cui ognuno di noi dovrà trovare la risposta giusta dinanzi all’Altissimo, a Colui che domandò: «Caino…dov’è tuo fratello?». E Caino rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?». (Genesi 4, 9)
Credo che ognuno di noi dovrebbe chiedersi come mai, oggi, siamo diventati tutti estremamente sensibili ai maltrattamenti sugli animali, anche alle sperimentazioni che si fanno sui topi, e poi siamo così gelidamente indifferenti dinanzi all’annientamento dei nostri simili. Possibile che un piccolo bambino inerme non risvegli nulla nel cuore di alcuno? Nessuno si chiede: chi sarebbe stato quel bambino se fosse nato? Quanti medici, scienziati, sacerdoti, maestri, musicisti, geni, poeti sarebbero nati e avrebbero contribuito al bene dell’umanità se non fossero stati soppressi nel grembo materno?
Ecco, io me lo chiedo spesso e vorrei restare tra coloro – eppure ce ne sono tanti – che hanno colto fra le righe dei salmi queste parole, le hanno lette, meditate, fatte scendere nel cuore:
“Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.” (Salmo 139).