Scuola, tra buona volontà degli insegnanti e disastri educativi per gli studenti
La didattica a distanza nella scuola dell’infanzia è un disastro nel disastro
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Di Antonella Paniccia
Con le scuole nuovamente in zona rossa e con la scoperta che le varianti colpiscono anche i bambini, si rende necessario stabilire ancora maggiori distanze (non più un metro e mezzo) e si escogita la panacea della DAD anche per le scuole dell’infanzia (con i bambini da 3 a 6 anni). Quanta grazia!
Ho intervistato, a tal proposito, la dottoressa Serena S., che lavora come docente specializzata sul sostegno in una scuola dell’infanzia della regione Lombardia, la quale ci racconta la sua esperienza didattica con questa nuova modalità d’agire, la Lead (“Legami educativi a distanza”), il cui fine dovrebbe essere quello di mantenere e stabilire legami educativi con i bambini, pur nella distanza.
La docente spiega come la scuola, oggi, venga garantita “in presenza” solo per i bambini con disabilità. Ella precisa che, inizialmente, era stato previsto un piano per l’inclusione anche di altri bambini, al fine di garantire una eterogeneità della classe ma, per paura di ulteriori contagi, è stato poi deciso di limitare l’accesso ai soli bambini con bisogni specifici d’apprendimento.
Avvisa che, in realtà, il vantaggio potrebbe essere quello di un tempo maggiore dedicato esclusivamente ad essi, pur se tale decisione non sempre appare bene accolta dai genitori che, talvolta, rifiutano di far partecipare i propri figli temendo una sorta di ghettizzazione.
Spiega inoltre come venga, comunque, assicurato l’invio di materiale didattico a tutta la classe. Ad esempio, illustra come possa essere predisposto un tutorial sulla realizzazione di fiorellini con forchette di plastica, corredato dalla voce dell’insegnante che guida le fasi operative; oppure l’invio ai genitori di una canzoncina, di una poesia o di un gioco da realizzare in casa. Viene poi organizzata una stanza virtuale in cui ritrovarsi tutti insieme, insegnante e bambini.
Interessante, e commovente, notare che i bambini si emozionano molto nel rivedersi pur manifestando reazioni diverse: alcuni sono felici, altri intimiditi, altri ancora sentono fortemente la necessità di tornare a scuola, di sentire la carezza dell’insegnante e lo rivelano col loro pianto.
Limiti di questa performance si individuano tuttavia nella incostante partecipazione dei bambini, i quali spesso si stancano e non riescono a seguire completamente l’itinerario didattico proposto.
Fra le proposte dell’insegnante potrebbe esserci quella, non obbligatoria, di inviare foto di disegni delle attività svolte ma non tutti aderiscono, specialmente i bambini che hanno genitori molto impegnati nel lavoro o che hanno maggiori difficoltà ad usare lo strumento informatico.
Si delinea dunque con chiarezza come, nonostante l’ottima volontà delle insegnanti, tanti bambini stiano perdendo i momenti salienti della loro infanzia, le tappe fondamentali, quelle su cui costruire il proprio futuro.
In particolare, Serena racconta del suo rapporto con i bambini affetti da sindrome di Down, alcuni dei quali si esprimono soltanto attraverso gli occhi e necessitano di continua attività in presenza perché hanno bisogno di movimento e di prendere conoscenza del proprio corpo.
Ad essi mancherà, comunque, l’esperienza della socializzazione con gli altri bambini. Aggiunge che, in genere, tutti i bambini sono molto rispettosi delle regole, che si disinfettano le mani, usano la mascherina, non si avvicinano fra loro… ciò che manca, osserva però l’insegnante, è la fase della meta-cognizione, la capacità di farsi delle domande, l’approccio cooperativo con gli altri, la possibilità di organizzarsi nel gruppo anche da soli, nelle piccole attività, la stimolazione della fantasia preziosa dei bambini.
A tutto ciò bisognerebbe aggiungere la modifica del PEI che entrerà in vigore nel mese di settembre: con questa modifica, probabilmente, verrà significativamente ridotto il numero degli insegnanti di sostegno e, ad ogni singolo bambino, verrà assegnato un numero prestabilito di ore annullando, di fatto, il prezioso rapporto uno ad uno con l’insegnante.
Ascolto con attenzione la docente e la ringrazio per i suoi chiarimenti ma, pur ammirando la paziente preparazione e la sensibilità delle insegnanti, non posso fare a meno di provare una stretta al cuore pensando alle costrizioni a cui sono indotti i bambini di questa nostra travagliata epoca!