Oratori e spazi parrocchiali per somministrare i vaccini. Ma siete proprio sicuri?
VE LO IMMAGINATE COSA ACCADRÀ SE VERRÀ REGISTRATO QUALCHE GRAVE DISTURBO O LA MORTE DI QUALCUNO CHE RICEVERÀ IL VACCINO IN PARROCCHIA?
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Di Angelica La Rosa
La Diocesi di Milano ha deciso di mettere a disposizione oratori e altri spazi parrocchiali per il Piano vaccinale previsto dal governo contro l’emergenza epidemiologica Covid-19.
L’Ufficio Avvocatura della Curia di Milano ha, inoltre, diffuso una nota nella quale indica ai parroci i criteri da seguire nel caso venisse loro presentata una richiesta di spazi per la somministrazione dell’antidoto al virus.
Nel testo si specifica che le richieste potranno provenire sia dall’Ats (Agenzia di tutela della salute), sia da enti pubblici o gruppi di imprese.
Sarà il parroco a valutare insieme all’ente richiedente gli spazi e la possibilità di svolgervi, in altri momenti della giornata e dopo la sanificazione, altre attività parrocchiali, ma sarà in ogni caso responsabilità dell’ente che ha presentato la domanda garantire che la somministrazione del vaccino avvenga in sicurezza. Sarà inoltre cura dell’ente richiedente assicurarsi che gli ambienti siano sanificati prima e dopo l’utilizzo. Per stabilire i termini di questa intesa sarà sufficiente una lettera d’intenti tra il parroco e l’ente richiedente e l’intesa dovrà essere comunicata alla Curia.
La lettura di questa notizia ci ha portato a fare una prima riflessione sconfortata: le parrocchie, trasformate prima in ristoranti ora diventano (o possono diventare) strutture para-sanitarie. Avremmo già da dire molto su questo utilizzo per scopi non prettamente religiosi e di culto. Ma non apriamo questo capitolo.
Potremmo anche riaprire la pagina delle cellule fetali prese dai feti per la realizzazione di alcuni vaccini. Ma non lo facciamo perché non ne abbiamo le competenze!
Vogliamo, tuttavia, riflettere su un altro aspetto attraverso questa domanda: ve lo immaginate cosa potrà accadere se verrà registrato qualche grave disturbo o la morte, come purtroppo è avvenuto altrove, “imputati” ai vaccini somministrati in Parrocchia?
Possibile che sacerdoti e vescovi non ci abbiamo pensato? Se i familiari di qualche persona deceduta, ore o giorni dopo aver ricevuto il vaccino, dovesse farvi causa cosa accadrebbe?
Sul web alcuni hanno scritto che in molti a Milano hanno chiuso colpevolmente gli occhi. Altri, in maniera più diretta, hanno scritto che di fronte al “Moloch” del vaccino ogni ginocchio si sta piegando!
Noi, che desideriamo aggiungere alle 5 W del giornalismo anche il “What now?” (E ora cosa possiamo fare?) e “How?” (il come), cioè fare giornalismo costruttivo, suggeriamo alle autorità della Chiesa di Milano almeno due cose:
– chiedere uno scudo penale per coloro che saranno vaccinati nei locali parrocchiale.
– preservare con la massima serietà possibile i luoghi che hanno la presenza del Tabernacolo, quindi la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo in corpo, sangue, anima e divinità, sotto le specie eucaristiche.
Ancora, sottoponiamo a chi di competenza presso la Diocesi di Milano le seguenti domande:
– Da chi è venuta questa idea?
– Cosa dicono i sacerdoti della Diocesi? Sono stati sentiti?
– Avete valutato gli aspetti critici della scelta e sapete indicarceli?
– Avete pensato agli impatti della scelta? (anche a quelli giudiziari che vi dicevamo prima?)