La scuola svilita, la mente sabotata, l’infanzia scippata ai bambini

La scuola svilita, la mente sabotata, l’infanzia scippata ai bambini

DAVVERO SI VUOLE UNA SCUOLA DISUMANIZZATA, SENZA POSSIBILITÀ ALCUNA DI STABILIRE RELAZIONI PIÙ UMANE?

Di Antonella Paniccia

Davvero è molto strano. Da lunghi mesi ormai, quando si ascoltano i vari tg, balza immediatamente agli occhi degli utenti che, in primis, si riportano notizie angoscianti riguardanti l’epidemia da covid (corredate da immagini di ospedali ormai collassati a causa dei ricoveri), poi si informano minuziosamente gli ascoltatori sul numero (sempre) in aumento dei contagi e dei decessi, con  ripetuti appelli alla necessità di vaccinarsi per salvare gli altri e se stessi; infine, si conclude con le esternazioni dei virologi, ormai acclamati come i nuovi salvatori dell’umanità. Alcuni di essi, poi, decretano “l’assoluzione” – ipso facto – di quei vaccini che paiono aver causato un numero elevato di “reazioni avverse” (non solo in Italia ma in molti Paesi europei), reazioni anche gravi, ma che passano in secondo piano perché i benefici attesi risulterebbero maggiori dei rischi (cosicché, se qualcuno dovesse avere il timore di venire colpito da trombosi, ictus o infarto sottoponendosi al vaccino… beh, pazienza… con sublime atto di eroismo e di generosità, si consolerà pensando agli immensi benefici che ne deriveranno per il resto dell’umanità!).

Davvero strano, ancora, che nessuno si chieda quale impatto possa avere – o avrà già avuto – tale allarmistica comunicazione sulle persone da lungo tempo bersagliate da informazioni inquietanti. Ed avviene che la paura del contagio, della morte e della catastrofe sanitaria divengano i canali giustificativi per accettare l’imposizione di provvedimenti restrittivi, altrimenti ritenuti impensabili e inaccettabili: chiusure di negozi, di attività, di scuole, di luoghi ricreativi, restrizioni delle libertà personali e isolamento delle persone e delle famiglie. Sia chiaro, credo anch’io che si debbano adottare misure cautelative per il rispetto delle regole e per l’uso di tutta la prudenza necessaria a prevenire e scongiurare eventuali contagi ma trovo assurdo che, ormai, la mente umana sia così condizionata dalle paure da non poter concepire neanche la più pallida idea di libertà. Sembra di vivere in un incubo.

Ed uno degli incubi più inquietanti del nostro sfortunatissimo tempo è anche l’inarrestabile declino della scuola. Bisognerebbe chiedersi cosa stia accadendo sotto gli occhi di tutti senza che alcuno batta ciglio. Forse non apparirà inutile sottolineare che l’UNESCO aveva già parlato di un “esperimento di vasta scala nella storia dell’istruzione” e constatare che esso sia, in definitiva, una realtà. Giorno per giorno stiamo assistendo, impassibili, alla destrutturazione di un sistema scolastico che, in alcuni casi, poteva vantare l’eccellenza dei programmi e della didattica. Ci ritroviamo ora dinanzi ad una scuola dematerializzata, con mille incognite e aperture a singhiozzo, tra lo sconcerto di alunni sempre più disorientati e lo sconforto di docenti gravati da ore ed ore di attività on line, una scuola che nulla più conserva di quel fascino che, negli anni, l’hanno resa officina di cultura, di arte, di sapienza e creatività.

Sarà questa la scuola del futuro? Una scuola disumanizzata, con docenti senza volto, senza sorriso, separati dagli allievi da pannelli di plexiglass e senza possibilità alcuna di stabilire relazioni più umane? E gli uomini di domani saranno dunque questi bambini cresciuti col viso mascherato, impediti nei loro slanci affettivi, nella libertà delle corse e dei giochi (alla faccia dell’antico “nascondino” e di “acchiapparella”), nella repressione di quelle che venivano definite le “energie esuberanti” del bambino, privati della gioiosità dei lavori di gruppo a scuola, delle recite, delle gite scolastiche? È questo l’esperimento sul quale si gioca la vita, la spensieratezza, l’equilibrio, la corretta crescita psico-fisica dei bambini? Sarà la DAD la scuola del futuro? Scompariranno i docenti?

Se le risposte saranno affermative, sarà forse lecito, a questo punto, chiedersi cosa ne sarà della nostra (passata) identità, quella che faceva degli italiani un popolo audace, laborioso, geniale, amante della vita, dei valori, della cultura. Come potranno rapportarsi fra loro, domani, quei bambini di oggi? Quelli che già adesso, insospettiti e paurosi, quotidianamente riferiscono alle mamme se un compagno ha toccato un quaderno o se una bimba ha osato abbracciare la loro bambola (perché si sporca l’abitino)? I comportamenti ora imposti ai bambini avranno pesanti ripercussioni sui loro atteggiamenti nei rapporti con gli altri in futuro, anche nello stesso ambito familiare dove, spesso, già vivono traumaticamente persino l’abbraccio al nonno o alla nonna. Sono questi i condizionamenti che segneranno per sempre la loro vita e che infrangono i sogni di libertà spensierata nell’esprimere sentimenti e passioni, che scavano un solco profondo nella loro vita interiore ponendo le basi per una futura fragilità affettiva e psicologica.

Ne esce fuori il quadro di una scuola degradata, sconfitta, sottomessa all’uso dello strumento informatico: una scuola dove si impone un pensiero telecomandato, acritico, dove manca la genialità di una domanda, l’audacia di una risposta, l’incontro fra culture altre, dove non si potrà sperimentare l’elogio, il confronto, la soddisfazione di un bel lavoro egregiamente condotto a termine, né l’amarezza di un compito andato male (ed a scuola, palestra di vita, anche le delusioni sono necessarie perché consentono di raddrizzare i percorsi e di fortificare la volontà).

Ciò che manca, irrimediabilmente, è il non poter chiedere con immediatezza ulteriori spiegazioni dove si è dubbiosi, manca la possibilità di colloquiare de visu con l’insegnante, assumendosi anche la responsabilità di eventuali rimproveri, manca una necessaria e vitale relazione, tutto ciò che serve a far maturare e crescere ogni individuo.

 

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