Shemà. Commento al Vangelo del 22 marzo della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 22 marzo della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Gv 8, 1-11 lunedì 22 marzo 2021

Oggi il Vangelo ci presenta questo episodio accaduto a Gesù e che, in questo contesto proprio del Vangelo secondo Giovanni, è sicuramente avvenuto nell’ultimo periodo della vita pubblica di Gesù.  L’inizio del testo infatti ci informa che il luogo in cui avviene l’episodio è il tempio di Gerusalemme e il contesto intorno a Gesù è minaccioso, teso, proprio come negli ultimi tempi della sua esistenza terrena. Viene dunque presentata a Gesù una donna adultera, che sembra essere volutamente portata al tempio, come esca per provocare una risposta di Gesù, a sua volta anch’egli messo alla prova. Si tratta di un piano studiato a tavolino, di un complotto fatto apposta per convincere tutti coloro che frequentavano il tempio di Gerusalemme a condannare Gesù. Ora, al di là degli studi fatti su questa pericope da diversi esegeti, che concordano sulla possibilità che questo episodio sia in realtà un’aggiunta tarda, successiva alla stesura del Vangelo secondo Giovanni, aggiunta proveniente da una tradizione orale su Gesù e inserita nel testo evangelico da un copista ai margini del testo originale. Al di là dell’altra ipotesi, anch’essa possibile, dell’ulteriore inserimento di questo stesso evento interpretato secondo altre tradizioni e quindi proposto in altri contesti che appartengono anche agli altri vangeli canonici, come per esempio l’episodio della donna peccatrice raccontato da Luca (7, 37-50), a noi oggi  la liturgia propone questo testo come spunto di riflessione utile per la nostra conversione. Che infatti una peccatrice, colta in flagrante adulterio, avesse dovuto mettere in imbarazzo Gesù, sarebbe stato ovvio non solo perché volutamente il Maestro viene colto anch’egli alla sprovvista, perché stava tranquillamente insegnando nel tempio in quel momento, ma soprattutto perché la legge prevedeva la lapidazione per quelle situazioni. Ecco, l’imbarazzo di Gesù, in realtà è anche quello della nostra coscienza di fronte al peccato, alle nostre in corrispondenze verso la legge di Dio, a un certo modo che abbiamo di pensare e interpretare la legge di Dio. Gesù indugia, scrivendo a terra col dito, cerca di gestire l’inganno che gli viene posto davanti, ma non si scoraggia:  fa, di quella situazione imbarazzante, l’occasione di prendere una posizione davanti al peccato. E con questo comportamento oggi Gesù ci offre un grande esempio, mostrandoci un criterio di discernimento profondo di fronte ai peccati che commettiamo, o che potenzialmente potremmo commettere. Innanzi tutto Gesù dimostra che questa donna peccatrice non è meno di nessuno, perché ha peccato, come tutti abbiamo peccato, però, proprio grazie all’interpretazione della legge di Dio che gli viene posta davanti pubblicamente e che non offre altra alternativa alla condanna, Gesù coglie l’occasione per smascherare non solo il loro peccato, e perciò il peccato di tutti noi, ma anche per vanificare la fine trappola che gli avevano organizzato. Questo duplice smascheramento lascia emergere allora per ciascuno di noi una verità ancora più profonda: il vero peccato non è tanto il male che commettiamo, che sempre ha la possibilità di incontrare la misericordia di Dio, sempre può essere per noi una possibilità di riscatto per cambiare vita e convertirci, ma il peccato più profondo è quando ci mettiamo a tramare il male all’insaputa di un altro, quando cerchiamo di mettere in difficoltà l’altro, volutamente, per eliminarlo, per diffamarlo e, come nel caso di Gesù oggi, per togliergli la vita. Ora, tutta la Scrittura, a partire dal Libro della Genesi, e quindi dall’episodio di Caino e Abele, ci svela che il male che ci porta a tramare la morte del fratello o della sorella viene dalla sensazione di non sentirci abbastanza amati. È questa convinzione che si radica nel cuore a farci entrare nella competizione con gli altri e ci si rende complici del male. Allora oggi consegniamo i nostri cuori a Gesù perché faccia vivere anche a noi, come ai dottori del tempio, questo duplice smascheramento: prendere coscienza del nostro peccato, della trasgressione che ciascuno di noi può aver fatto verso la legge di Dio, ma prendere coscienza anche, e in modo più profondo, della mancanza d’amore che abbiamo, del grido profondo che ci portiamo dentro. Il Signore ci liberi allora dalla convinzione di non essere amati  e ci doni di abbandonarci all’abbraccio misericordioso di Gesù, perché, come oggi ci insegna il Vangelo, solo la misericordia ci è utile per non cadere noi nella condanna, per non scadere in una certa interpretazione della legge che non ci porta a cambiare vita e ad accogliere pienamente la felicità che Dio desidera per noi. Buona giornata! 

 

Gv 8, 1-11 

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

 

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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