False denunce ed accuse di abusi: l’ultima arma contro i padri
MOLTE DONNE FANNO UN USO STRUMENTALE DELLE ACCUSE DI VIOLENZA ED ABUSI NEI CONFRONTI DEL CONIUGE SEPARANDO, PER OTTENERE VANTAGGI (COME L’AFFIDO ESCLUSIVO) O PER CONSUMARE VENDETTE PER TORTI SUBITI DURANTE LA VITA CONIUGALE
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Di Dalila di Dio
È di qualche giorno fa la notizia dell’archiviazione, dopo un iter giudiziario durato 11 anni, del procedimento a carico di Matteo Sereni, ex calciatore, accusato, tra l’altro, di aver abusato nel 2009 della figlia che allora aveva 4 anni.
Ad accusare Sereni era stata la moglie, Silvia Cantoro, dalla quale il calciatore, fedifrago, si stava separando in modo tutt’altro che pacifico.
La Cantoro riferì di aver trovato, in una occasione, il marito in situazione equivoca con la figlia e che la piccola le avrebbe raccontato cose ambigue sul padre, che si sarebbero verificate durante una vacanza in Sardegna,
Dopo una sentenza di condanna annullata per incompetenza territoriale e lo stralcio del procedimento in due differenti tronconi – il primo archiviato a Torino nel 2019 – il GIP del Tribunale di Cagliari – investito già nel 2016 di una prima richiesta di archiviazione opposta dalla Cantoro – nelle scorse settimane ha messo la parola fine a questa dolorosa vicenda.
Alla base della decisione del GIP, la valutazione circa le modalità con cui furono raccolte le testimonianze dei minori, ritenute «l’antitesi della metodologia con la quale dovrebbe essere condotto l’esame di una minore abusata, specie in età prescolare».
Matteo Sereni, dopo 11 anni, è riuscito a dimostrare di non aver commesso il più ignobile dei delitti ma per tutti questi anni ha convissuto con l’ombra di una accusa terribile: quella di aver abusato della figlioletta.
Ed anche oggi che un Tribunale ha sancito che no, Sereni non ha commesso alcunché, difficilmente riuscirà a ripulirsi dello stigma che lo accompagna, dopo anni di sospetti: perché quando si è accusati di qualcosa di così spregevole, in fondo, il dubbio resta sempre.
A fronte di vicende simili, una totale riabilitazione è pressoché impossibile: lo è ancora di più quando, dopo anni di fango, all’indomani di una decisione favorevole e tranciante, certa stampa si premura di precisare che sì, non hai fatto niente, in fondo ti hanno solo accusato ingiustamente di aver stuprato tua figlia, ma fare di te un martire anche no.
Dopo 11 anni di inferno, non ci si può mica limitare a dare atto dell’esito del procedimento penale: così, dalle pagine del Fatto Quotidiano, la solita Lucarelli ha sentito la necessità di precisare che «certo, è vero che dopo 11 anni… le accuse sono state archiviate. Tuttavia…sulla figura di Sereni restano ombre poco edificanti».
Dopo averci offerto la – sua – visione d’insieme della storia, la Lucarelli conclude «sul “Sereni martire” sarei cauta, fermo restando che la giustizia – in questa vicenda – ha devastato tutti.»
«Sui giornali e le tv la tendenza è già “povero Sereni, maledetta donna”», scrive Lucarelli la quale spiega che la Cantoro sarebbe, anche ad avviso dei Giudici, «una madre che ha inteso proteggere i figli».
Possiamo anche credere che sia così, che questa moglie tradita, durante una separazione sanguinosa, abbia solo inteso proteggere i figli. Non è dello stesso avviso Matteo Sereni, che per il tramite dei suoi avvocati racconta a Dagospia: «I minori sono stati a lungo interrogati con modalità inappropriate e potenzialmente suggestive di falsi ricordi. Questo è stato fatto sia dalla moglie separata che dalla ex suocera, oltre che dai consulenti tecnici in sede civile e penale».
A noi dei rapporti tra gli ex coniugi Sereni poco importa. Resta, pero, il fatto che vicenda appena raccontata pone un tema fondamentale: è un fatto che alcune – molte – donne facciano un uso strumentale delle accuse di violenza ed abusi nei confronti del coniuge separando, al fine di ottenere vantaggi, quali l’affido esclusivo, o, più semplicemente, per consumare vendette per torti subiti durante la vita coniugale.
Un fenomeno che è tutt’altro che recente: già nel 2009, Jacqueline Monica Magi, sostituto procuratore a Pistoia, denunciava il fenomeno. In un’intervista rilasciata a Il sole 24 ore, il magistrato dichiarava «Onestà intellettuale vuole che … si parli anche dei casi di “false” violenze o meglio di “false” denunce di violenza subita. Potrebbe sembrare incredibile che si possa accusare qualcuno che si sa innocente di un delitto turpe quale quello di violenza sessuale, in particolare quando è perpetrata su un bambino, eppure succede e neanche troppo raramente, secondo la mia opinione…le false denunce provengono quasi nella totalità da donne, spesso madri che in tal modo tentano di allontanare gli ex mariti dai figli o peggio credono di vendicarsi di non si sa quali torti subiti durante il matrimonio»
Le faceva eco, nello stesso anno, la collega Carmen Pugliese, che in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario dichiarava «I maltrattamenti in famiglia stanno diventando un’arma di ritorsione per i contenziosi civili durante le separazioni. Solo in 2 casi su 10 si tratta di veri maltrattamenti il resto sono querele enfatizzate e usate come ricatto nei confronti dei mariti durante le separazioni”.
Più della metà – secondo alcuni si toccherebbero punte dell’80-90% – delle denunce per abusi e maltrattamenti su minori, sarebbero false. Macchinazioni ordite dalle donne per allontanare i figli dal padre, per punire in qualche modo l’ex coniuge, per ottenere un mantenimento più alto o benefits di altro genere.
Tralasciando il danno enorme che queste false denunce provocano alla causa di chi è veramente vittima di abusi e maltrattamenti, ci troviamo di fronte a una quantità enorme di figli privati della presenza del padre e di padri, ingiustamente, depredati dell’affetto dei figli. Uomini accusati, processati, spesso condannati da innocenti. Uomini che anche se assolti, vivranno per sempre guardati dalla gente come coloro che sono stati scagionati ma, in fondo, “chissà!”.
E se, per Lucarelli, la cosa importante è raccontare le ombre di Matteo Sereni, dire che non è un martire, non se la cava meglio l’Onorevole Boldrini per cui «la PAS (sindrome da alienazione parentale) va messa al bando in tutte le sue formulazioni…una pratica non scientifica diffusa grazie allo stesso vento di restaurazione che ha prodotto il DDL Pillon…per accanirsi proprio sulle madri, accusate di essere cattive».
Insomma, anche di fronte all’evidenza, sono sempre loro a decidere chi è vittima e chi carnefice.
E l’uomo, ça va sans dire, è sempre colpevole.
Anche quando è innocente.
Complimenti, un articolo sereno e chiarificatore. Certo contro corrente rispetto alla narrazione della maggioranza dei media e dei movimenti femministi.