S. Giuseppe ci insegna che solo l’amore può arrivare a riconoscere Dio

S. Giuseppe ci insegna che solo l’amore può arrivare a riconoscere Dio

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: venerdì 19 marzo 2021

Solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria

Il Vangelo di oggi è in relazione alla Solennità che celebriamo in questo giorno. Nel Martirologio di oggi leggiamo: Solennità di San Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria, uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, che fece da padre al Figlio di Dio Gesù Cristo. Come notiamo, questo testo celebrativo, riporta le notizie tratte dal Vangelo secondo Matteo, che ascoltiamo oggi nella Santa Messa e che ci fa cogliere proprio l’importanza di Giuseppe nella circostanza paradossale del concepimento del Figlio di Dio in Maria. Giuseppe è quindi sposo di Maria e padre di Gesù: in lui si incarna il mistero della paternità di Dio che fa di questo uomo così silenzioso e quasi nascosto, un personaggio fondamentale per la vita di Gesù. Giuseppe è quindi “l’ombra del Padre”, e, Papa Francesco nella lettera apostolica “Patris Corde” ci fa prendere coscienza che, in fondo, un po’ tutti siamo “ombra del Padre” come Giuseppe perché siamo come un riflesso della paternità di Dio, che è grande, ma nascosta agli occhi umani. Ecco allora le parole del papa: “San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza.” È così: agli occhi di Dio è grande ciò che per noi non lo è. Leggiamo nel testo del Vangelo, infatti, che non solo Maria, giovane ragazzina della Galilea, ma anche Giuseppe, insieme a lei, è stato scelto da Dio: anche a Giuseppe, come a Maria, viene inviato un angelo perché potesse accogliere sia il dono che Dio gli stava facendo, sia il compito importante che avrebbe avuto, quello di dare un nome al Figlio di Dio. Forse nessuno aveva notato la grandezza d’animo di Giuseppe che, nel suo cuore, aveva scelto di non accusare pubblicamente Maria, esponendola alla morte insieme al bambino che si stava formando in lei. Forse nessuno a Nazareth aveva colto la grandezza di questo uomo giusto, come lo definisce il testo, che non ha scelto di comportarsi come la maggior parte degli uomini nella sua stessa situazione. Nessuno sapeva a Nazareth che, in sogno, aveva detto il suo sì, il suo “eccomi”, che, di fatto, non l’ha neppure detto a parole, perché Giuseppe, al contrario di Maria, non ha posto questioni all’angelo, ma ha compreso subito l’invito della fede che l’angelo gli ha fatto in sogno, ha colto  subito quello stesso invito che Dio aveva fatto ai grandi uomini di fede: “non temere”. E Giuseppe non ha temuto, non si è tirato indietro, pur avendo tutte le carte in regola per poterlo fare. Nessuno poteva immaginarsi che la giustizia di Giuseppe fosse proprio un amore perfetto, quell’amore puro, che Gesù ci avrebbe insegnato e offerto sulla croce, amore che supera ogni legge e che continua oggi a compiere in noi le opere di Dio. E Giuseppe ci insegna che solo l’amore può arrivare a riconoscere Dio in un sogno, solo l’amore può arrivare a non porre questioni a Dio, a non porre questioni a nessuno, neppure a se stessi, perché chi ama agisce, nella fede, accogliendo con decisione e fiducia anche situazioni paradossali, assurde e incomprensibili alla logica umana. Contempliamo allora oggi, il cuore di San Giuseppe, che ha saputo custodire in modo prezioso le relazioni più care che ha avuto su questa terra: Maria e Gesù. In questo tempo in cui proseguiamo il nostro cammino di conversione, in questa santa Quaresima, impariamo da San Giuseppe ad affidarci a Dio e al suo progetto d’amore per noi, accogliendo quello che ci è dato, nella semplicità di quello che siamo, perché Dio vede nel cuore, nel profondo, vede ciò che noi non vediamo. Preghiamo per ciascuno di noi, con le parole di invocazione che Papa Francesco ha riportato a conclusione della lettera apostolica Patris Corde: “Salve, custode del Redentore, e sposo della Vergine Maria. A te Dio affidò il suo Figlio; in te Maria ripose la sua fiducia; con te Cristo diventò uomo. O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi, e guidaci nel cammino della vita. Ottienici grazia, misericordia e coraggio, e difendici da ogni male. Amen.”  Buona giornata! 

 

Mt 1, 16.18-21.24


Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.

 

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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