Shemà. Commento al Vangelo del 18 marzo della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 18 marzo della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: giovedì 18 marzo 2021

Oggi il Vangelo è per ciascuno di noi un richiamo molto forte ed intenso e contiene un grande insegnamento che ci fa partecipare alla comunione di vita con Gesù, il Figlio di Dio. Questo testo, infatti, tratto dal Vangelo secondo Giovanni, continua quello di ieri, in cui Gesù si rivolgeva a quei giudei che non sembravano accogliere la sua testimonianza. Ora, se ieri le parole di Gesù mettevano in luce che il Padre opera sempre in comunione col Figlio e con noi, ogni volta che accogliamo questa comunione nello Spirito del Figlio, cioè con ascolto, quindi con disponibilità, e con fede, quindi affidandoci a Lui. Oggi, invece, Gesù ci richiama alla nostra personale responsabilità. Non si può continuare a vivere “come se fossimo credenti”! è più onesto nei confronti di Dio, ma soprattutto nei confronti di noi stessi, affermare con sincerità che stiamo cercando, tutti, di convertirci e di cambiare vita, per arrivare a credere non a parole, ma con la vita, con le opere, come Gesù ci chiede di credere. Allora il Vangelo di oggi possiamo accoglierlo come una richiesta esplicita di Gesù per noi, perché la nostra vita sia coerente con la fede che professiamo. Gesù infatti inizia questo discorso ricordando la figura di Giovanni, il profeta Precursore, il testimone stimato e onorato da tutti, perfino dai potenti che pure l’hanno fatto uccidere, ma Giovanni è testimone perché tutto di lui parla di verità. Gesù lo riconosce: Giovanni è un uomo che ha dato testimonianza alla verità, il massimo che un uomo può realizzare di autentico nella vita. Eppure Gesù ci annuncia:  Io ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni, perché le opere di Gesù sono fatte in comunione col Padre e quindi sono le opere del Padre. Questo vuol dire che, se i grandi uomini di Dio ci possono mostrare un esempio, Gesù fa molto di più: Egli ci offre la sua stessa vita, perché possiamo anche noi vivere in comunione col Padre. Allora, davanti a queste parole di Gesù, possiamo umilmente riconoscere che non basta “fare il proprio dovere”, “essere onesti” e “cercare di fare del proprio meglio”. Si tratta invece di entrare in una dinamica interiore, profonda, che ci mette in comunione diretta col Padre, unendoci a Gesù nel nostro modo di vivere ed agire.  Come si fa? Ce lo dice proprio Gesù oggi: Io non ricevo gloria dagli uomini. Chiediamo al Signore, oggi, a questo punto nel nostro cammino verso la Pasqua, che ci metta nel cuore il desiderio, almeno quello, di dare gloria a Dio solo, in tutto quello che facciamo, sapendo che non è perché facciamo quello che dobbiamo fare in modo amabile che Dio ci ama, ma Dio ci ama per renderci amabili attraverso ciò che Lui fa in noi e attraverso di noi. Buona giornata!

 

Gv 5, 31-47


In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

 

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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