Shemà. Commento al Vangelo del 16 marzo della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 16 marzo della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Gv 5,1-16

martedì 16 marzo 2021

Il Vangelo di oggi ci invita ad accogliere la guarigione che Gesù ci offre. Il testo, tratto dal Vangelo secondo Giovanni, presenta subito il luogo e il tempo in cui viene raccontata la guarigione di un malato. Gesù si trova a Gerusalemme in un tempo di festa, non specificata, presso la porta delle pecore. Ora, chi è stato a Gerusalemme sa bene che la città vecchia di Gerusalemme ha sette porte, e la porta delle pecore era situata proprio dietro la spianata del tempio, oggi nella zona islamica. Questa porta, la prima ad essere stata terminata, era chiamata così perché, attraverso questa porta entravano le pecore che venivano sacrificate nel Tempio. Ecco, Gesù si trova proprio in questo luogo della città di Gerusalemme, quando, ci informa il testo, incontra un malato che da 38 anni portava una malattia e aspettava di immergersi nella piscina di Betzatà, che sorgeva presso la porta delle pecore, ed era ritenuta miracolosa, perché probabilmente dotata di acqua sulfurea. Il testo ci informa anche del fatto che questa piscina era circondata da 5 portici. Ecco, sembra quindi interessante notare che l’evangelista Giovanni immerge l’evento della guarigione di questo malato in un contesto simbolico particolare: può assumere infatti un significato simbolico l’età di quest’uomo, 38 anni, una cifra vicina alla compiutezza dei 40, il numero che indica la totalità della vita, e che perciò lascia un margine di incompiutezza, un piccolo margine, che però permette a quell’uomo malato di ricordare lo stato di salute, al quale sembra voler tornare, avvicinandosi alle acque della piscina miracolosa. Può esserci anche un senso simbolico dato ai 5 portici di questa piscina, perché, nella mistica ebraica, il numero cinque indica uno sviluppo della consapevolezza in Dio, una sorta di rinascita interiore in quanto il numero 5 è scritto con la lettera he dell’alfabeto ebraico. Ma ovviamente questo contesto simbolico fa da “cornice” alla parola di Gesù, che nel testo è una domanda precisa, rivolta al malato: Vuoi guarire?  Ecco allora il messaggio profondo del Vangelo di oggi: perché si compia una crescita, una presa di coscienza ulteriore nella presenza divina in noi, Gesù ci chiede di interrogarci profondamente e dichiarare a noi stessi se davvero siamo pronti a guarire, cioè, lo comprendiamo dal testo, se siamo pronti a cambiare un modo di vita che per anni va avanti così, tanto da comportarci come questo malato che và ogni giorno in questa piscina sperando di potersi immergere per stare bene, per avere sollievo, spende tempo, soldi, ma alla fine resta lì a lamentarsi di non riuscire a beneficiare delle cure o delle attenzioni degli altri. Ecco, allora oggi chiediamoci anche noi se vogliamo guarire davvero. Sì, perché guarire significa alzarsi, stare in piedi da soli, prendere la propria barella, cioè quello che siamo (e non quello che vorremmo essere), e camminare. La guarigione non è un parcheggiarsi o un accomodarsi nelle zone di conforto che possono far bene per un momento. Guarire è un processo, una serie di azioni. La guarigione comincia quando si decide si camminare e si cammina, si procede, si và avanti, verso il tempio, come le pecore che passavano da quella porta, e che continuano a passare dalla vera porta della salvezza, che è Cristo stesso. Allora ecco la verità: vuoi guarire? Alzati, prendi la tua barella, e cammina con Cristo, per Cristo e in Cristo! Perché non è la piscina che guarisce, ma è Cristo! Accogliamo allora oggi il Signore Gesù che ci guarisce e ci rigenera a vita nuova. Buona giornata!

Gv 5,1-16

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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